Rimpalli, rinvii, proroghe: il problema è il nome del candidato (di F. Ducato)

I continui rinvii, rimpalli, aggiornamenti delle agende per la scelta del candidato sindaco di centrodestra ad Anagni ha una motivazione politica. Il problema sta nel nome. Che deve aggregare quanta più gente possibile. E invece...

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Al netto delle dichiarazioni trionfalistiche di queste ore (“saremo tutti uniti! Il centrodestra di Anagni è compatto!”), la decisione del centrodestra di arrivare a far decidere le forze locali sul nome del candidato a sindaco dopo innumerevoli vertici provinciali, puntando in caso estremo alle primarie (leggi qui Natalia e D’Ercole: 24 ore per decidere chi è il candidato. Altrimenti primarie il 29 aprile), è sintomo di una cosa sola. Anzi due:

  1. Tutta questa compattezza nel centrodestra anagnino non c’è.
  2. E’ sul nome di Natalia che si sta giocando questa partita tutta interna alla galassia conservatrice.

 

Un nome, quello dell’avvocato Daniele Natalia, che, al di là delle dichiarazioni di facciata, non è benvoluto tra i conservatori anagnini. Anzi, è considerato rischioso per i sogni di rivalsa del centrodestra locale.

Se così non fosse, non si capirebbe infatti la reazione quantomeno scomposta di quanti, un secondo dopo l’indicazione di Natalia arrivata una settimana fa, hanno reagito chiedendo un metodo diverso. Ed una maggiore collegialità nella scelta. (leggi qui Fuga in avanti di Forza Italia: sceglie Natalia. Stop dagli alleati)

 

Ci può stare, intendiamoci; come pure ci può stare la decisione di coinvolgere nella scelta i vertici provinciali delle varie gambe del centrodestra. Quello che non si capisce è il rimpallo che negli ultimi giorni c’è stato tra livello provinciale e livello locale delle forze di centrodestra.

Prima l’indicazione dei locali; poi il vertice dei provinciali, saltato per due volte per contrattempi dell’ultimo minuto. (In realtà tenutosi in entrambi i casi ma declassandolo a semplice chiacchierata, al fine di evitare polemiche ed incomprensioni con assenti e livello locale). Poi l’annuncio del vertice provinciale che dovrebbe sciogliere i nodi. Ma il vertice decide di rimandare la palla alle sezioni locali.

 

Non ci vuole un genio per capire che la questione non è di metodo ma è politica. È molto più spinosa di quanto si voglia far credere. E l’unica lettura seria possibile è che l’imbarazzo sia sul nome di Natalia.

Facile capire perché: Natalia viene considerato erede di una precedente stagione politica. Ha già avuto la sua occasione alle comunali del 2014. Ricandidarlo ora, per una parte del centrodestra significherebbe la scelta giusta e per una parte significherebbe sprecare una concreta possibilità di affermazione, dopo il disastro della stagione Bassetta.

Meglio dunque – secondo questa chiave di lettura – puntare su un nome, quello di Vittorio D’Ercole, che nuovo non è, ma è considerato pur sempre più spendibile di quello dell’ex consigliere di Forza Italia.

Il problema, a questo punto, è capire cosa potrebbe accadere in caso di indicazione di D’Ercole. Voci bene informate fanno presente che Natalia non accetterebbe di starsene in un cantuccio. Ed a quel punto la prospettiva potrebbe essere quella di una spaccatura. Con Natalia che confluirebbe in un altro schieramento.

Quale?

Qui i giochi potrebbero riaprirsi ancora. Perché è vero che l’ipotesi di Grosse Koalition che fino a qualche settimana fa sembrava cosa fatta è oramai tramontata. Ma è anche vero che il Pd starebbe puntando in queste ore su una coalizione legata a forze civiche “di area” (come Anagni Democratica e La rete dei Cittadini). Nella quale potrebbero rientrare anche alcune forze legate al vecchio gruppo di Progetto Anagni.

Non tutto il Pd convergerebbe su questo progetto. Lasciando sul campo forze che potrebbero tentare un legame con il mondo più moderato. Al quale lo stesso Natalia potrebbe decidere di aderire.

 

Nel frattempo, tanto per dire, in altre città, come Fiuggi e Ferentino, in cui si vota sempre il 10 giugno, come ad Anagni, stanno da tempo discutendo di programmi e di cose da fare.

Una prospettiva che evidentemente, ad Anagni, al di là dei cittadini, non appassiona nessuno.

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