Paolo, la borsa di Tolfa e la vita in Sud America (di F. Dumano)

Paolo Scappaticci e la parabola di una generazione. Con i suoi modi di essere. Come la borsa di Tolfa, ripresa poi a metà degli anni Ottanta. Oggi Paolo è in Sud America. Ma il cuore è sempre ad Arpino.

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

Ricordi in bianco e nero… di come fosse importante la conquista degli scalini della chiesa nel salotto della piazza. Su quegli scalini scorreva il film della mia generazione.

Su quegli scalini si intrecciava di tutto: dalla politica alle discussioni sportive. Dagli amori alle delusioni… secondo gli orari, quegli scalini raccoglievano storie, ci si radunava, gli altri in piedi.

Era un luogo di appuntamenti per la generazione che non aveva il cellulare.

 

Questa volta, su quegli scalini fissa l’attenzione su lui: Paolo  Scappaticci, il più piccolo dei fratelli Scappaticci. Dei suoi fratelli abbiamo già narrato, il bel Gigi (leggi qui Il bel Gigi ed il suono del vento a Civitavecchia d’Arpino). O Carlo, l’unico mestiere da cui non si è licenziato è quello di padre. (leggi qui I libri di Carlo ed il difficile mestiere di padre)

Paolo non vive più ad Arpino, ma nel continente dove si sveglia pensa sempre ad Arpino.

 

Sul suo profilo Facebook non passa giorno che non ricordi un qualcosa sulla vita arpinate. Uno dei lettori più attento dei Racconti in Bianco e Nero, uno dei commentatori più assidui, che aggiunge sempre elementi al racconto.

Anche lui, ricordi in bianco e nero, faceva parte di quel collettivo di giovani anarchici, indiani metropolitani, libertari, sognatori. Osserva bene il suo look: con lui due simboli di quel tempo, la maglietta Lacoste e la Tolfa, la mitica borsa di quegli anni.

Nata come la sacca dei quaccheri nel 1500, negli Anni 70 era la borsa. Un must, non potevi uscire senza, come l’eskimo per i Sessantottini.

La Tolfa di cuoio… ad Isola del Liri un negozietto vicino la cascata… era il ”cult” da  Peppe Re. La Tolfa si personalizzava più spesso con scritte e a volte con adesivi. I classici: realizzati con la penna Bic blu, o il simbolo della pace racchiuso in un cerchio, oppure la foglia di marijuana.

 

Il Paolo era, al tempo, studente liceale con l’aria da intellettuale. Era, al tempo, un po’ il cocco di casa essendo il più piccolo. Il suo nome, secondo la leggenda che si narrava, l’aveva scelto il fratello Carlo; il suo migliore amico era Gianpaolo Palma (leggi qui Paoletto, ma se preferite ‘Il dottor Palma’ ).

Paolo è stato super fotografato dal nostro  Piero. Alle feste di compleanno, mentre balla, ma soprattutto in piazza con gli amici… Paolo è l’arpinate doc, quello che conserva le immagini del tempo, studia la storia.

Nonostante da anni viva lontano continua a scrivere in italiano sul social ed è informatissimo di quello che accade in paese.