L’onda azzurra in FdI mette nel mirino Ruspandini e la Generazione Atreju

Foto: © Imagoeconomica Benvegnu' Guaitoli

Gli scenari in Fratelli d'Italia dopo l'ondata azzurra arrivata da Forza Italia. Non è solo Massimo Ruspandini ad essere nel mirino. Ma tutta la Generazione Atreju. Il richiamo del corno

Ascanio Anicio

Esperto di tutti i mondi che stanno a Destra

C’era una volta Azione Giovani. Il movimento giovanile nato dall’esperienza del Fronte della Gioventù, che faceva da pungolo, in maniera autonoma, ad Alleanza Nazionale.

Al suo interno, tra centinaia di nomi che potrebbero essere fatti oggi, era possibile annoverare Nicola Procaccini, vicino alla componente di Giorgia Meloni, e Massimo Ruspandini, appartenente a quella della destra sociale. Lo scontro finale si consumò al Congresso di Viterbo, dove la prima area politico – culturale, quella conservatrice e liberal, prevalse sulla seconda, quella rappresentata da Carlo Fidanza, candidato in quota Alemanno e sostenuto pure da quello che poi sarebbe diventato il senatore ciociaro di Fratelli d’Italia.

Una giovanissima Giorgia Meloni venne posta a capo di AG “grazie” all’accordo raggiunto tra i “gabbiani“, cioè la corrente di Fabio Rampelli, Francesco Lollobrigida, Marco Scurria e così via e Generazione Protagonista, ossia il gruppo che faceva riferimento a Maurizio Gasparri nel centro – sud e a Ignazio La Russa nel centro – nord.

Poi è arrivata la “generazione Atreju” e tanti protagonisti di quella stagione sono finiti sugli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama senza troppi distinguo.

Ci sono voluti anni per sanare le ferite congressuali: la battaglia tra la destra sociale e la destra liberal – conservatrice è terminata solo con la fine del Popolo della Libertà e con la leadership assunta, tramite Fdi, dall’ex ministro della Gioventù. 

Oggi Massimo Ruspandini e Nicola Procaccini lavorano all’interno dello stesso hangar. Giorgia Meloni è cresciuta ancora ed è diventata, dopo una serie di esperienze, una delle tre punte di quello che una volta avremmo chiamato centrodestra.

Nicola Procaccini, che fa il sindaco di Terracina, è il candidato della “generazione Atreju” alle Europee. Almeno per quanto riguarda il centro – Italia. Massimo Ruspandini, un tempo, avrebbe operato una scelta diversa, ma la logica – oggi – suggerisce di evitare strappi generazionali. Sarà lui ad assicurare migliaia di voti a Procaccini in Ciociaria.

Ma i tempi di Azione Giovani sono finiti e la partita si è complicata non poco. Giorgia Meloni, stando così le cose, è l’unica nel centrodestra ad avere la possibilità di allargare la pratica. E lo sta facendo. L’obiettivo è la creazione di una sorta di Pdl 2.0 – così lo chiama il senatore Gaetano Quagliarello – in grado di aggregare le anime critiche presenti in Forza Italia e magari recuperare qualcosa anche da parte leghista.

Gli ex alleanzini paura non ne hanno: sono abituati alla bagarre, ma l’estensione del fronte presenta la possibilità che qualche certezza possa saltare. E qui arriviamo dalle parti di casa nostra. Pdl 2.0 significa spalancare volentieri le porte ad Antonello Iannarilli, Alessia Savo, Alfredo Pallone e Riccardo Roscia. Ok, ma che fine fa la “generazione Atreju”?

Bisogna combattere, perché quello che ieri era dato per assodato – candidatura al Senato compresa – un domani non lo sarà più. Antonello Iannarilli non ne fa troppo mistero: il posto in cui si è trovato meglio è il Consiglio regionale del Lazio. Quello è l’attracco individuato per il domani. Il senatore Massimo Ruspandini avrà bisogno di un nome da contrapporgli, per evitare di perdere lo scettro di primus inter pares ciociaro.

Altrimenti gli ex Forza Italia prenderanno il timone in mano di una creatura che di destra sociale avrà ben poche caratteristiche. 

In attesa della battaglia vera e propria, che avrà luogo con le elezioni politiche e con le elezioni regionali, vale la pena fare attenzione a quello che sta per accadere nel basso Lazio tra i Fratelli d’Italia. Il senatore Massimo Ruspandini e i suoi sosterranno Nicola Procaccini.

Fabio Rampelli, questa volta, andrà da solo, cioè senza la Meloni e viceversa. Il potenziale scenario di un nuovo partito – quello che dovrebbe nascere dopo il 26 maggio – pone a tutti la questione del contarsi. E il “grande gabbiano” non fa differenza. Sosterrà la candidatura di Fabrizio Ghera, che in Ciociara sarà portato da Alessandro Foglietta, magari da Antonio Salvati, magari dalla new entry Riccardo Roscia e così via.

Poi ci sono gli ex forzisti, che spingeranno la candidatura di Alfredo Antoniozzi. Possibile che Alessia Savo, in realtà, finisca con il preferire Ghera. L’ex sindaco di Torrice e Fabio Rampelli non si sono conosciuti quindici giorni fa, ma molti anni prima, Durante una fase in cui l’ex sindaco Alessia Savo stava riflettendo sul da farsi.

Il Congresso di Viterbo fu una contesa tra due anime. Lo scontro di Frosinone è un gioco di ruolo che prevede la partecipazione di tre squadre.  Sul piatto non c’è la presidenza di Azione Giovani, ma il coordinamento provinciale della formazione che nascerà e tutto il cucuzzaro conseguente.

Giorgia Meloni sa che per crescere deve costruire la “casa comune” di tutti i conservatori italiani. Ha pure consapevolezza – però – di quanto questo possa essere pericoloso. Nicola Procaccini deve arrivare primo. In caso contrario, emergerebbe un dato: la Meloni, senza Rampelli, vale elettoralmente meno. Questa è la “guerra” interna agli ex An.

Poi ci sono gli ex forzisti, che guardano i due litiganti, aspettando di poter godere. A loro delle ideologie è sempre fregato poco. Ma che succede se Alfredo Antoniozzi taglia per primo il traguardo a Frosinone? Non è l’assalto a Massimo Ruspandini a essere iniziato, ma quello alla “generazione Atreju“. Tra i giovani di Alleanza Nazionale, quelli frequentanti le sezioni di Colle Oppio, Garbatella e Sommacampagna, andava di moda una ritualità chiamata “richiamo del corno“: “Quando il corno squilla, la compagnia chiama a raccolta”.

Ecco, se vedete Massimo Ruspandini con un corno in mano, nel corso del prossimo mese e mezzo, non vi stupite. C’è davvero bisogno di tutti per evitare che il Pdl 2.0 diventi affare altrui e che il “domani” appartenga ad altri.