Frosinone e il Gattopardo

La situazione politica a Frosinone. Difficile che cambino gli assetti nel centrodestra dopo le recenti mosse del sindaco. E della Lega. L'avvio della ricostruzione del Pd. Che va verso il Congresso

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Dopo lo sciame sismico che si è verificato nella maggioranza al Comune di Frosinone, culminata con il ritiro delle deleghe ai consiglieri Anselmo Pizzutelli (allo Scalo) e Giovanni Bortone (ai rapporti con le Università), la situazione politico amministrativa appare destinata a normalizzarsi pur ancora in presenza di qualche fibrillazione latente. Almeno per qualche tempo.

Con l’avvicinarsi delle Europee però gli scenari potrebbero mutare. Senza escludere nulla o quasi. Anche rivedere gli assetti di Giunta. Il sindaco Riccardo Mastrangeli ha dimostrato che nonostante sia dotato di grande pazienza non può essere considerato emulo di Giobbe. Ed alla fine anche lui ha fatto quello che ha ritenuto si dovesse fare: ritirare la fiducia a coloro che evidentemente non la consideravano una condizione di reciprocità. 

Effetti prevedibili

Anselmo Pizzutelli

Con ulteriori effetti assolutamente prevedibili. Da un lato, che il Laboratorio Scalo (associazione di cui Pizzutelli è espressione) si è incavolata ancora di più per la decisione del sindaco. Dalla lista Mastrangeli, in cui è stato eletto Pizzutelli, non è giunta una sola parola: a favore o contro. A testimonianza della palese spaccatura che esisteva da tempo nel gruppo consiliare del primo cittadino. Dall’altro lato, la Lega ha revocato la nomina di Capogruppo a Giovanni Bortone. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti di venerdì 13 ottobre 2023). 

Epiloghi fisiologici, che non avranno alcun effetto sulla maggioranza. Resta solo da capire per quanto tempo il sindaco terrà ad interim le deleghe revocate e a chi, o meglio, a quali gruppi politici, verranno riassegnate.

La sensazione è che quella allo Scalo possa essere destinata alla lista Marini ed al suo consigliere comunale Andrea Turriziani. Perché è chiaro ormai a tutti, e lo ha capito benissimo anche il Partito Democratico, che la la lista dell’ex sindaco si appresta ad effettuare il suo ingresso in maggioranza. È solo questione di tempo ormai. Con il voto di Turriziani il centrodestra potrebbe contare su 19/20 voti sicuri.

Con chi, problema di credibilità

Riccardo Mastrangeli

Gli altri 2 consiglieri che non hanno votato la fiducia al sindaco, Maria Antonietta Mirabella (che non gestiva alcuna delega sindacale) ed il presidente del Consiglio Comunale Massimiliano Tagliaferri hanno oggettivamente ruoli di incidenza politica diversi. La prima potrebbe anche uscire ufficialmente dalla maggioranza e non votare nessuna delibera: ma non ci sarebbero particolari effetti sui numeri in aula e sulla tenuta. Anche in seconda convocazione.

Nemmeno la possibilità di costituire un nuovo Gruppo consiliare agita più di tanto. Con chi? Tra coloro che stanno già fuori dalla maggioranza e chi invece ha comunque firmato, pur a malincuore, la fiducia al sindaco? Non avrebbe alcuna credibilità politica. 

Il garante dell’Aula invece, proprio per il ruolo istituzionale che ricopre e per il fatto di essere il riferimento della lista dell’ex sindaco Ottaviani, non può continuare a chiamarsi fuori dalle dinamiche della maggioranza. Per questo, anche la sua mancata firma sulla fiducia al sindaco è destinata comunque ad essere ridimensionata.

O è incinta o no

L’Aula del Consiglio

Poi ci sono le posizioni diverse all’interno di una qualsiasi maggioranza che realisticamente esistono in ogni amministrazione. L’unanimità è cosa però diversa dall’unanimismo: si possono certamente avere punti di vista diversi su determinati temi. Anzi, in alcuni casi sono addirittura auspicabili per arrivare a perfezionare la decisione dibattuta, a beneficio della collettività.

Ma questi punti di vista si manifestano all’interno della propria comunità. Si può certamente chiamare il sindaco o  l’assessore o il dirigente per chiedere spiegazioni, chiarimenti, modifiche. Ma lo si fa dentro un ufficio, dentro una stanza. O nelle riunioni di maggioranza. Al chiuso. Inteso non solo come spazio. Se lo si fa pubblicamente in Consiglio comunale, se si interroga ufficialmente la propria maggioranza, ripetutamente e insistentemente come avvenuto nella scorsa seduta, allora significa che c’è qualcosa che non va. (Leggi qui: Spintoni, urla e veleni: benvenuti al Consiglio di Frosinone. E leggi anche Dal colosso al collasso il passo è breve).

Significa che si è creato un cortocircuito. Che si sta facendo propaganda. Oppure che lo si sta facendo per provocare un’altra decisione, ma su altro tema, non su quello che si è sollevato. E quindi non si è in maggioranza. La donna o è incinta o non lo è: tertium non datur. Ed anche in politica funziona così. E’ scritto chiaramente sul manuale del perfetto consigliere comunale che il sindaco Riccardo Mastrangeli ha mandato in ristampa. A futura memoria. 

Sotto la punta dell’iceberg

Michele Marini (Foto: Giornalisti Indipendenti / Ciociaria Oggi)

Ed è perfettamente inutile agitare, da più parti, lo spauracchio delle elezioni anticipate. Non perché spaventino il sindaco, il quale fino alla noia ha ribadito che non ha alcuna intenzione di farsi logorare. Ma perché in realtà non le vuole nessuno. Almeno per il momento. Tanto a destra quanto a sinistra.

L’opposizione finora non ha approfittato della evidente situazione di difficoltà autodeterminata della maggioranza. Non ha saputo crearle “imbarazzi” seri prima, ne ha colto la palla al balzo dopo. Quando ci hanno pensato gli stessi consiglieri di maggioranza. Una situazione diventata imbarazzante dopo lo scorso Consiglio comunale in cui tutti si sono scagliati contro tutti. Ma solo all’interno della maggioranza. E questo ha avviato una riflessione nel centrosinistra cittadino. Il Segretario Dem Luca Fantini si è sentito con Michele Marini: il Gruppo vuole un chiarimento e la conferma che Turriziani stia con l’opposizione. (Leggi qui: Fantini chiama Marini: verso la verifica).

È però solo la punta dell’iceberg. Sotto la punta c’è una coalizione che per ben 15 anni non riesce a trovare unità e condivisione sul candidato sindaco di centrosinistra. Che si presenta ai propri elettori sistematicamente divisa. Che in Aula consiliare non riesce a mettere in campo un’opposizione comune e concertata. Un problema al quale ora si è messo mano: con la riunione di lunedì sera. A confrontarsi sono stati i tre Consiglieri Dem Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari e Norberto Venturi. Con l’ex sindaco Domenico Marzi ed Armando Papetti (eletti in Aula nella Lista Marzi). Alla riunione c’erano il Segretario provinciale Luca Fantini, la presidente del Partito Stefania Martini ed il Segretario cittadino Andrea Palladino.

La ricostruzione in atto

Andrea Palladino, Stefania Martini, Angelo Pizzutelli © Giornalisti Indipendenti

La riunione di lunedì scorso è stata il primo passo per la ricostruzione del Pd a Frosinone. L’assetto lo definirà il Congresso cittadino che dovrebbe tenersi utilizzando lo stesso ragionamento che ha guidato lo scorso congresso regionale del Lazio. Cioè una lettura unitaria che dia però spazio alle diverse sensibilità e ne tenga conto.

Le vicende di queste settimane in Comune dicono due cose in chiave congressuale. La prima: Michele Marini non potrà essere tenuto in considerazione come Segretario cittadino del Partito Democratico come invece chiesto da più parti. Lo autoesclude la posizione ambigua del Consigliere comunale che ha eletto un anno e mezzo fa. Se Andrea Turriziani diventa sostenitore della maggioranza di centrodestra come può guidare il principale Partito del centrosinistra chi ne ha favorito la candidatura e l’elezione?

Il secondo elemento: il Gruppo Pd e Marini si stanno usando a vicenda. Non per la città o per il Partito ma in chiave tattica. Una tattica tutta legata alla tutela della personale posizione e del proprio seguito elettorale. Legittimo, comprensibile, strategico. Resta da vendere fino a che punto sia funzionale. Senza scomodare ricordi di democristiana memoria, nel centrosinistra cittadino alberga ancora la teoria delle convegenze parallele. Che non si incontreranno mai. 

In maggioranza ed in opposizione a Frosinone tutto sta cambiando, il richio è che avvenga affinché nulla cambi.