Il bivio di Zinga, tra la Caporetto di Bettini e il fortino del Lazio

Il segretario dei Democrat sa che dovrà fronteggiare l’offensiva delle aree centriste, che potrebbero perfino chiedere il congresso. Dovrà puntare sul modello Lazio, prendendo atto che l’alleanza con i Cinque Stelle non c’è mai stata.

Il Partito Democratico non ha alcun margine di scelta se non quello di sostenere l’iniziativa di Mario Draghi, indicato direttamente dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Quando il segretario Nicola Zingaretti dice di essere pronto al confronto per il bene del Paese non fa altro che segnare un percorso netto.

La Caporetto di di Bettini

Nel suo ruolo di custode della Repubblica al Quirinale Sergio Mattarella è super partes, ma dal Pd proviene. O meglio proviene dalla Dc, dall’anima cattolica di quello che resta comunque il Partito maggiore della sinistra italiana.

Nicola Zingaretti e Matteo Renzi (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Ma Zingaretti sa anche che adesso iniziano altre fasi, soprattutto all’interno dei Democrat. Arroccarsi sulla posizione dettata da Goffredo Bettini è stato un errore molto grave sul piano politico. Adesso il presidente della Regione Lazio deve smarcarsi e cercare di rappresentare un punto di equilibrio. Perché Base Riformista (l’area degli ex renziani) chiederà il conto, perché AreaDem di Dario Franceschini non l’ha presa affatto bene, perché una parte dei Democrat ha visto bene l’iniziativa di Matteo Renzi. (Leggi anche Top e Flop, i protagonisti del giorno: 3 febbraio 2021).

Zingaretti è stato il grande vincitore dell’election day del settembre scorso, ma non è riuscito a capitalizzare quella vittoria perché poi ancora una volta ha fatto prevalere quel senso di responsabilità che ha schiacciato il Pd. Non sarà semplice per Zinga mantenere il controllo del Partito in questa fase, qualcuno potrebbe perfino chiedere un congresso.

Continuare a ripetere soltanto che l’azione di Matteo Renzi è stata politicamente irresponsabile non porta da nessuna parte.

Il Piave di Renzi

Renzi ha dato voce a insoddisfazioni profonde anche nel Pd. La riforma della Giustizia, l’ostinazione sul Reddito di Cittadinanza, il no al Mes, le manovre sulla cabina di regia per il Recovery plan sono state operazioni non gradite alla sinistra italiana. Questo va detto. E il premier Giuseppe Conte, più volte blindato e salvato da Zingaretti, nei momenti cruciali ha sempre tenuto la linea dei Cinque Stelle.

Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi

Nicola Zingaretti dovrà ripartire da un’analisi cruda all’interno del suo Partito. Ma ancora una volta non parte da zero. Parte dal fortino della Regione Lazio, dove ha saputo costruire un modello di Governo che funziona, con una maggioranza che si è trovata sui programmi.

Di quella maggioranza non fanno parte i Cinque Stelle e le indecisioni di Roberta Lombardi da oggi vanno interpretate diversamente. E’ inevitabile.

In questa crisi di Governo il Pd ha perso la partita. Ma può rialzarsi, a patto di rendersi conto che l’alleanza con i Cinque Stelle non c’è mai stata davvero.