Il filo rosso che lega la Bolognina di Occhetto alla rivoluzione delle Sardine

Foto © Imagoeconomica / Paolo Lo Debole

L’ultimo segretario del Pci (e primo del Pds): “Far fruttificare il seme gettato già oggi da queste inedite espressioni della partecipazione”. E’ il terreno sul quale si sta cimentando Nicola Zingaretti. Ma il modello è quello del Partito Popolare.

Non poteva che essere lui, Achille Occhetto (ultimo segretario del Pci e primo del Pds), a dare un’interpretazione moderna e aperta del fenomeno delle Sardine e dell’opportunità che possono rappresentare per la sinistra italiana.

Achille Occhetto © Daniele Scudieri / Imagoeconomica

Sul settimanale L’Espresso Occhetto sviluppa questo ragionamento: “In Italia, il nuovo terreno aperto dalle Sardine che, per usare una efficace espressione di Gramsci del 1921, hanno deciso di non identificarsi «con la psicologia barbarica e antisociale di alcuni strati del popolo italiano», deve essere preso sul serio. Il loro obiettivo l’hanno dichiarato apertamente e con grande semplicità. Quello di «favorire lo sviluppo di un fenomeno culturale e sociale di resistenza all’avanzata del populismo e dei suoi meccanismi di attecchimento». Cosa si voleva di più nella notte dell’attuale stagnazione democratica?”.

Cioè: è importante che siano nate, perché in questo modo hanno risvegliato dal letargo una sinistra che si era persa nei salotti e nelle stanze del potere.

Continua Occhetto: “È risibile chiedere loro se intendono costituirsi in Partito e che cosa saranno domani. Sarebbe già importante cercare di capire che cosa sono oggi, intuire almeno l’importanza dell’evento: l’aver gettato il germe di una nuova narrazione. E che la loro è prima di tutto una rivoluzione culturale”.

Le domande in più, che vengono loro poste capziosamente, la politica dovrebbe rivolgerle a se stessa. Con l’obiettivo di saper far fruttificare il seme gettato già oggi da queste inedite espressioni della partecipazione e della testimonianza sul terreno della politica italiana e internazionale. Rispondendo alla loro domanda di rigenerazione. Oltrepassandosi. Con l’ambizione di costruire un nuovo patto democratico che non si limiti alla semplice somma dei cocci rimasti sul terreno, ma individui un orizzonte più ampio, che richiede, prima di tutto, un nuovo patto con la società”.

Occhetto auspica un Partito nuovo, non un nuovo Partito. E’ la stessa prospettiva di Nicola Zingaretti, segretario del Pd.

Nicola Zingaretti con Dario Franceschini © Imagoeconomica / Carlo Lanutti

Occhetto va avanti: “Comprendo benissimo che si tratta di un compito di lunga lena e di difficile realizzazione. Che richiede un vero e proprio salto culturale. Una costituente delle idee volta a favorire quella contaminazione tra i diversi riformismi di cui parlo dai giorni della svolta della Bolognina. Mi ha particolarmente colpito l’uso, da parte delle Sardine, della parola “contaminazione”. Là dove nella lettera inviata a Repubblica affermano: nessuno è portatore di verità assolute e il dialogo, che passa dall’ascolto è l’unica sintesi di quelle differenze che, contaminandosi, rimarranno tali anche dopo essersi confrontati”.

Achille Occhetto non è uno qualunque, è l’uomo della svolta della Bolognina, sa valutare le “rivoluzioni”. La sfida che ha davanti il Partito Democratico di Nicola Zingaretti non è quella di rifondare il più grande soggetto politico della sinistra italiana. La sfida è invece quella di creare un partito diverso che tenga insieme tutto: la spinta della Sardine, il cattolicesimo democratico, l’ambientalismo, la solidarietà e i valori della sinistra riformista. Qualcosa che assomigli al Partito Popolare.