Il gioco ad incastri per le candidatura su Roma

Come si è arrivati al tandem Michetti-Matone per le elezioni comunali a Roma. Il gioco ad incastri. Le reazioni al Nazareno. Tutto si gioca al ballottaggio. Pressing su Letta

Roma e Torino hanno il loro candidato sindaco, la Calabria ha il suo candidato Governatore: il vertice del centrodestra riunito nel primo pomeriggio ha tracciato la rotta. Il professor Enrico Michetti dell’Universitò di Cassino è l’uomo scelto per le elezioni comunali della Capitale, scenderà in campo con l’ex magistrato Simonetta Matone che sarà il suo vice sindaco vicario; una soluzione di equilibrio che soddisfa Fratelli d’Italia (Giorgia Meloni è stata tra i principali sostenitori del prof) e Forza Italia (Antonio Tajani proponeva l’ex giudice dei Minori).

La Lega incassa la candidatura del sindaco di Torino: è l’imprenditore Paolo Damilano, l’uomo che guida la Cantina Damilano di Barolo ed è attivo nel settore delle acque minerali con i marchi Sparea e Valmora.

Paolo Damilano

Forza Italia ottiene la candidatura del Governatore in Calabria. Antonio Tajani ha insistito per ottenere quella casella perché è in uno dei territori in cui gli azzurri sono ancora radicati ed hanno margini di vittoria. Che gli è indispensabile per mantenere gli equilibri interni al centrodestra. Il nome del candidato verrà indicato sabato: con molta probabilità sarà Roberto Occhiuto.

Restano in piedi le candidature su Milano e Bologna. Anche lì sarà necessario tutelare gli equilibri. (Leggi qui Roma, Lazio e federazione: tutte le spine del centrodestra).

Roma si gioca al ballottaggio

La scelta di puntare sul tandem Michetti-Matone viene letta in maniera positiva nel quartier generale del Partito Democratico. Nei giorni scorsi, il timore più grande nello scegliere il nome di Roberto Gualtieri come candidato Dem era legato alla notorietà al grande pubblico: grande competenza, spessore intenazionale, già ministro nel Conte 2 e Commissario Ue, a Gualtieri si rimproverava una carenza di appeal sul territorio. Che invece poteva vantare a mani basse Nicola Zingaretti.

Dal cilindro del centrodestra non è uscito un campione di notorietà. Complice il niet di Guido Bertolaso unito al totale disinteresse dei grandi nomi per una sfida come quella di Roma che è come calarsi nella fossa dei leoni ai tempi di Nerone ed impone un profilo molto solido.

Gualtieri e Raggi

Molto si giocherà al ballottaggio. È per questo che al Nazareno sono iniziate le strategie. C’è chi spinge per un accordo immediato tra Roberto Gualtieri ed il candidato di Azione Carlo Calenda rendendo ufficiale già da ora che chi passa al secondo turno avrà l’appoggio dell’altro. In questo modo, la prima tornata di voto sarà una sorta di elezione Primaria tra i due esponenti del centrosinistra.

Altri spingono per un analogo accordo ma con il Movimento 5 Stelle. Che però inietta il sangue negli occhi di molti esponenti Dem. Temono che un’intesa con il M5S mandi all’aria i cinque anni di ferma opposizione fatta dal Pd e Virginia Raggi.

Scelta civica

Al Nazareno fanno notare che le scelte fatte dal centrodestra a Roma e Torino sono sostanzialmente civiche. I leader del centrodestra lo avevano detto nei giorni scorsi: è stata una scelta strategica. È un modo per non radicalizzare lo scontro e scalare due città nelle quali la volta scorsa non ha vinto la politica tradizionale ma il Movimento 5 Stelle.

Un M5S che sarà profondamente diverso da quello arrivato alle urne nel 2016. Quello di oggi è un Partito che ha perso buona parte dei suoi aspetti gicobini, non si appoggia più su Rousseau. L’aspetto più eloquente: l’uomo che fino alla fine ha contesto la candidatura interna 5 anni fa a Virginia Raggi, Marcello De Vito sarà candidato nella lista di Forza Italia.