La mozione Fantini diventa check up per il Pd anagnino

L'assemblea degli iscritti nella Città dei Papi offre spunti di riflessione al di là di un risultato "bulgaro". Quelli legati alla necessità di rilanciare un Partito che ha pagato pegno alle divisioni. E che con un centrodestra così forte in città non può permettersele.

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Il dato numerico è chiaro. Tutti e 16 sedici i partecipanti all’Assemblea hanno votato a favore della mozione Fantini. Non poteva essere altrimenti: il Segretario dei Giovani Pd del Lazio è il candidato unitario di tutte le anime Dem presenti in provincia di Frosinone. Sarà lui il prossimo segretario provinciale del Partito Democratico, i delegati lo eleggeranno il prossimo 31 luglio.

Ad Anagni però (come pure anche in altre zone), il problema non è il voto in sé o l’adesione “bulgara” alla mozione del Segretario in pectore. Il problema è come ci si è arrivati. E qual è lo stato di salute del Partito Democratico in città.

Per capirlo può essere utile scrutare tra le pieghe dell’assemblea per cercare di capirci qualcosa. E farlo al di là delle ovvie affermazioni di soddisfazione da parte dei notabili del Partito locale.

Rilancio e credibilità

VITTORIO SAVE SARDARO

Una premessa. L’assemblea si è tenuta via Zoom e non dal vivo: una decisione che è stata contestata dallo storico dirigente cittadino e provinciale Vittorio Save Sardaro. Per lui una riunione di iscritti deve essere anche scambio di opinioni ed emozioni.

Una prima riflessione la si può fare prendendo spunto dalle parole di Sara Battisti. Il consigliere regionale, presente anche lei da remoto come tutti gli altri, lo ha detto chiaramente. Il Partito ha bisogno di rilancio.

Rilancio, o meglio, «di un gruppo dirigente autorevole». Lo ha detto lo stesso Fantini. Il Partito «deve tornare ad essere credibile».

Se le parole hanno un senso, è un’ammissione del fatto che qualcosa, fino ad ora, non ha funzionato. Non è mai troppo tardi per ammetterlo. Basta essere in grado di ripartire. 

Un’altra riflessione può essere fatta sulle prime parole di Fantini. Che, in una parte della sua relazione ha cercato di tenere insieme vecchio e nuovo. Aprendo al rinnovamento, del resto implicito nel momento in cui si sceglie un candidato di 29 anni. Ma chiarendo anche che «serve un impegno da parte degli anziani per aiutare i più giovani».

Ora, va bene l’inclusione e la necessità di tenere assieme un Partito che negli ultimi tempi di strappi ne ha subìti fin troppi. Ma forse sarebbe il caso di evitare maanchismi e morbidezze democristiane.

Basta tensioni

LUCA FANTINI DURANTE UNA DELLE ASSEMBLEE DI QUESTE ORE

Altra questione importante. Il Partito Democratico continua ad essere preda di notevoli tensioni interne. Lo ha detto Luigi Vecchi in assemblea, criticando chi considera Anagni solo come un serbatoio di voti. Serbatoio da lasciare al proprio destino in caso di problemi. Ed esortando ad un impegno rinnovato su tutti i fronti; scuola, lavoro, ambiente. A conferma del fatto che, evidentemente, tutta questa mobilitazione negli ultimi tempi non c’è stata.

E qualche sassolino in tal senso se l’è tolto anche Save Sardaro. Il Cincinnato del Pd locale ha auspicato un Pd che dovrebbe essere «molto più attivo nel segnalare ciò che in città non va».

Ed un altro sasso Sardaro se lo è tolto dalla scarpa quando ha ricordato di aver votato in splendida minoranza la mozione Orlando. Questo ai tempi in cui tutti (pure quelli che oggi fanno finta di dimenticarlo) si professavano renziani fino al midollo.

Voci critiche per una sfida ardua

Insomma. Bene la figura di Fantini. Che ha davanti un lavoro notevole. Ed al quale vanno fatto tutti gli auguri del caso. Ma, almeno ad Anagni, il cammino per rinnovare davvero il Pd e renderlo capace di affrontare la sfida ad una destra molto molto forte, sembra ancora lungo.