Massimo Ruspandini sottolinea che con Nicola Ottaviani è alleato. Per dimostrare che il centrodestra è unito, ma anche determinato ad andare avanti con il ricambio generazionale della leadership. E non c’è alcuna ragione per “scannarsi” ora sul metodo di scelta del candidato sindaco a Frosinone.
In competizione sì, certamente. Ma alleati. Almeno fino a prova contraria. Le dichiarazioni del senatore Massimo Ruspandini, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, fanno capire quali siano i reali rapporti oggi all’interno del centrodestra. Dichiarazioni rese a Corrado Trento, direttore della redazione politica di Ciociaria Oggi. “Nicola Ottaviani è un nostro alleato” ha detto Ruspandini. Aggiungendo poi che Fratelli d’Italia ambisce a diventare il primo Partito in provincia e nel capoluogo. E che non rinuncia all’idea di poter esprimere il candidato sindaco.
Magari proprio l’assessore Fabio Tagliaferri, che ieri ha aderito al Partito di Giorgia Meloni. Ma quello che emerge dal ragionamento di Massimo Ruspandini va oltre. Ben oltre. Soprattutto quando il capo di Fratelli d’Italia dice «Con Ottaviani vado d’accordo e non ho nostalgie di altre leadership di Partiti alleati»: mette in chiaro che riconosce Nicola Ottaviani come capo della Lega e aggiunge di non avere alcuna nostalgia per altre leadership di stagioni passate e presenti. La stoccata è a Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli, quando guidavano Forza Italia ai tempi in cui gli “azzurri” spadroneggiavano nel centrodestra.
E se non fosse chiaro che il problema sono loro, non Ottaviani, diventa lapalissiano nel momento in cui Ruspandini parla di «situazioni paradossali che succedono anche nella Lega, dove c’è una vicinanza politica forte tra un consigliere regionale e un dirigente di un altro Partito. Da noi certe situazioni sono impensabili».
Il cambio di passo
Oggi c’è stato un ricambio generazionale e politico. E allora tutto si può fare, spiega Massimo Ruspandini, meno che concludere un’esperienza eccellente come quella dei due mandati di Nicola Ottaviani con una frattura in partenza. Non è possibile dividersi adesso su come verrà scelto il prossimo candidato sindaco. Se con le primarie o con un ragionamento di sintesi politica. Il vero messaggio a Nicola Ottaviani coordinatore provinciale della Lega è questo.
Il segnale è ineccepibile quando Ruspandini dice «Non stanno nel nostro Partito gli scienziati delle pugnalate alle spalle». Bollando come «ricostruzione ardita e fantasiosa» una contrapposizione con Nicola Ottaviani.
L’intervento di Massimo Ruspandini è stato fine e diplomatico, sottile: avrebbe potuto incendiare le polveri avviando una stagione di contrapposizione con Ottaviani e con la Lega, giustificata dalla contesa della candidatura a sindaco. Invece ha fatto l’esatto contrario: rendendo limpido oltre ogni possibile mistificazione lo scenario futuro.
Perché ha scelto questa strategia. Perché il senatore Ruspandini è diverso dall’incendiario Ruspandini che anima lo scontro per difendere l’identità del partito. E perché Frosinone vale almeno altre 4 candidature a sindaco di Comuni, su questo non ci sono subbi. E sarebbe ingenuo pensare che i livelli nazionali e regionali di Fratelli d’Italia e Lega non tengano in considerazione che parliamo di un capoluogo e che quindi è necessario un passaggio di tipo politico. Detto questo, quello che sta succedendo a Latina ma anche a Roma, dimostra che spesso perfino le decisioni tutte politiche possono creare problemi.
Piattaforma ampia e reale
Massimo Ruspandini ha voluto pesare ogni singola parola ma offrire a Nicola Ottaviani una piattaforma di dibattito ampia e leale. Lega e Fratelli d’Italia sono in competizione per la leadership, ma questo non vuol dire che non siano alleati. Anzi. Lo sono ancora di più. Se poi si riuscirà nell’impresa di trovare un accordo sul territorio, allora si sarà perfino più forti a Roma.
Questo naturalmente non vuol dire che sta tutto a posto e che i due Partiti procederanno sicuramente uniti. Non mancano le possibili trappole. Se per esempio Fabio Tagliaferri dovesse essere estromesso dalla giunta, allora tutti i ragionamenti cadrebbero. «Faremo da scudo», ha detto per la precisione. La traduzione è chiara: se a Fabio Tagliaferri (entrato in giunta come rappresentante del Polo Civico) dovessero essere tolte le deleghe da assessore dopo l’adesione a FdI, il suo nuovo Partito si farebbe sentire. Nel senso che una eventuale revoca delle deleghe a Tagliaferri equivarrebbe ad una dichiarazione di guerra a Fratelli d’Italia.
Un centrodestra di governo si costruisce sulla capacità di trovare sempre soluzioni. E’ questo l’orizzonte che Massimo Ruspandini ha voluto indicare. Con una subordinata non meno importante: basta con i vecchi leader. Il futuro è adesso. E mancano undici mesi alle elezioni di Frosinone. Non c’è necessità alcuna di “scannarsi” ora sul metodo per scegliere il candidato sindaco.