Le vacanze-pezzotto di Meloni ed uno spritz per trovare il nostro Ruanda

Albania mon amour e una soluzione che fa ancora discutere e che divide malgrado lo "spiegone" in video di Palazzo Chigi

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Interno giorno a Palazzo Chigi: Giorgia Meloni spiega perché ha deciso di azzardare e lo fa con alle spalle la foto dell’ultimo che azzardò: è Matteo Renzi, a cui l’azzardo costò la pialla delle sue ambizioni. Lo slogan è diventato “aiutiamoli a casa d’altri”. Matteo Salvini che in ogni varco ci deve mettere un piede di utilità da bottega l’ha letta in chiave “Europa traditora”, così acquista meriti proprio per l’Europa che addita.

E ha twittato: “Bene il governo, che ha siglato un accordo per trasferire in Albania gli immigrati clandestini che cercano di entrare nel nostro Paese. È un passo concreto e significativo. L’Italia non è il campo profughi d’Europa. Tirana l’ha capito e merita un sincero ringraziamento, Bruxelles ancora no.

Il no della Chiesa e di Zuppi

Walter Veltroni, Matteo Maria Zuppi

Matteo Zuppi, cittadino onorario di Veroli di cui è in parte originario, presidente della Cei ed arcivescovo di Bologna, invece non ha dubbi. Il prelato scelto da Papa Francesco per la diplomazia nei posti dove il mondo esplode è stato secco. “L’accordo con l’Albania è un’ammissione di non essere in grado di gestire il fenomeno“.

Rishi Sunak invece un po’ se la ride, al di là del bianco di Dover, perché molti a Palazzo Chgi indicano quella “soluzione” come innovativa ma sanno benissimo di essere buoni secondi. Il Regno Unito infatti l’ha studiata fin dai tempi di Boris Johnson ed ha individuato una storica oasi di pace per i migranti: il Ruanda. Attenzione: il Regno Unito non è più Ue dalla Brexit e fa più o meno quel che vuole senza rispondere a terzi, noi no. (Leggi anche: I partiti e quell’irresistibile tentazione del benaltrismo “alla Kansas City”).

Il “gioco delle tre carte” di Meloni

Elly Schlein (Foto: Fred Marvaux © Eu Press Service)

Il deputato dem Enzo Amendola pure ha usato Twitter, ma per una silloge opposta, e forse un filino più rappresentativa: “150k migranti via mare. Blocco navale? Slogan. Patto con la Tunisia? Scomparso. Accordo europeo? ‘Non rispondono al telefono’. Colpo di genio, il ‘patto dello spritz’ con l’Albania: prima li mando lì e poi li riprendo, fuori da regole UE. Meloni e il gioco disumano delle 3 carte”.

Il Pd appena sceso in piazza va all’attacco ed Elly Schlein ha trovato un’altra battaglia buona da combattere. L’ennesima sui concetti, ma i miracoli fatti dal responsabile dell’evento Igor Taruffi a Roma si sono visti tutti.

Riavvolgiamo il nastro all’estate 2023. Cioè a quando la premier spacciò il “pezzotto” di una puntata vacanziera oltre il Canale d’Otranto dalla Puglia dove si rilassava. La regione è da sempre nel cuore della leader di FdI e già nel 2020, quando Raffaele Fitto correva per la presidenza, Meloni aveva alternato momenti di “comparaggio” con l’elettorato, alludendo al fatto che lei in Puglia riprendeva tutti i chili che aveva faticosamente eliminato, a step da chiamata alle armi.

La Puglia, Ruspandini ed il barocco

Massimo Ruspandini (Foto © Stefano Strani)

Aveva detto da Lecce: “I pugliesi il 20 2 21 settembre voteranno, nessuno si inventi nulla!”. Un appello “barocco” ben descritto sui social da Massimo Ruspandini. Che scrisse: “Avete ascoltato Giorgia Meloni a Lecce? Nel cuore del barocco leccese per restituire alla Puglia la bellezza di una Regione governata bene. Senza buongoverno non c’è bellezza!. Ma torniamo a quest’estate. Già allora la cosa sapeva di losco, ma era appena diventata trend topic (cretino) la notizia per cui le spiagge albanesi, stupende e meno care, avevano soppiantato quelle nostrane nel cuore e nel portafogli di molti italiani. Sembrava fatta apposta, quella roba.

Ci bevemmo tutti la panzana del “bilaterale amicone” con tema balneare a fare da sfondo e la cosa passò in cavalleria. Insomma, credemmo un po’ tutti che lo spritz tra Meloni ed il suo omologo Edi Rama fosse stato una cosa tra apericena e sbirciata sotto gli ombrelloni altrui. Gonzi noi, gonzi tutti, anche se la presenza di Ciccio Lollobrigida e dell’ex Giambruno di per sé pareva certificare cose da crema solare. Ed anche se i giornalisti furono tenuti volutamente più a bada del solito (il che di solito significa che qualcosa bolle in pentola).

Non era una vacanza ma una “furbata”

Noi italiani una volta l’Albania la invademmo e la inglobammo nell’Impero dopo aver cacciato il re-pastore-contrabbandiere Zog ed aver usato come quinta colonna Galeazzo Ciano. Poi la tememmo quando dopo la caduta del muro sputò in mare decine di migliaia di migranti al di qua del canale.

Oggi ce la siamo mezza comprata come rimessa per farla diventare il nostro personale ma foresto spot per gli indesiderati. E’ roba da polvere sotto il tappeto e dire il contrario è più sfacciato che onestamente partigiano. Con che moneta? Ovvio, con benemerenze e “gas” per far entrare Tirana nella famiglia Ue. Il che a ben vedere rende il governo Meloni molto vicino alla mistica del “vu’ cumprà?” che tanto avversa perché questo stiamo facendo oggi: vendere un prodotto scarsino contando sulla mistica consolatoria del low price.

Al Paese delle aquile stiamo ristrutturando la rete elettrica, abbiamo il riconoscimento delle patenti di guida e soprattutto abbiamo un accordo per “la conversione del debito per lo sviluppo”. Troveremo per gli amici oltre il canale d’Otranto anche fondi per l’acquedotto sottomarino.

Problema irrisolto ed esternalizzato

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

In più, muoviamo con l’Albania 1,5 miliardi di commercio sciolto. Quanto bastava insomma per strizzarsi l’occhio su un tema che si sapeva avrebbe morso sempre più. I dati che fanno perplesso ogni essere senziente che legga di questo accordo sono evidenti. Di fatto l’Italia esternalizza un problema senza risolverlo davvero, anzi, aumentando il carico di spesa.

L’Albania dovrà accogliere ma il suolo albanese su cui sorgeranno gli spot, il primo dei quali costerà 16 milioni solo il primo anno, sarà suolo a tutti gli effetti “italiano”. Perché varranno le nostre leggi e dovranno lavorare le nostre Forze dell’Ordine, per lo più come accompagnatori.

Leggi che quindi avranno vigore in uno Stato altro (ma come si fa?) che dovrà provvedere a fare un “ponte” sull’Adriatico per gestire rimpatri, ricorsi, espulsioni, accoglimenti, istanze, rogatorie, commissioni itineranti e quant’altro. L’impressione è dunque quella di una briscola lisergica calata da Meloni per coglionare un po’ di elettori e su numeri che sono talmente risicati rispetto a quelli generali che costi, legittimità e acrobazie geografiche finiranno per prevalere sui supposti benefici.

Ma tant’è: Meloni ride felice in foto, mezza Lega è idrofoba, Forza Italia è perplessa, con Licia Ronzulli che prova a mettere pezze e Tajani che approva come vice ma digrigna come leader. E al Viminale – a detta di Marco Travaglio – nessuno sapeva niente di quelle 14 pagine preliminari di cui aveva preso visione l’Ansa fino a poco prima che diventassero spot.

I punti e i passi salienti del protocollo

Il barcone di migranti affondato al largo della Grecia (Foto: Guardia Costiera greca © Imagoeconomica)

Non serve neanche il benaltrismo di ritorno, a ben vedere, quello che vedrebbe nell’accordo una distrazione voluta da tonfi economici ed istituzionali gravi dell’esecutivo. Semplicemente è una cosa al limite del comico che si vorrebbe patentare come uovo di Colombo. Il protocollo è da limare e si sciorina in 14 punti su 5 anni di validità rinnovabili, con una postilla di Rama che è tutta un programma.

E cioè ove vi fossero migranti respinti dai loro Paesi dopo l’espulsione dall’Italia via Albania sarà l’Italia a riprenderseli. Sembra una partita di giro e semplicemente quella è, con spese monstre per “fare fumo”. AdnKronos ci aiuta in silloge: “Le aree in cui verranno costruiti i centri saranno concessi dall’Albania a titolo gratuito, mentre la costruzioni dei centri sarà a carico dell’Italia. Le strutture potranno ospitare massimo 3mila persone e saranno gestite dalle competenti autorità italiane secondo la pertinente normativa italiana ed europea”.

Poi, “le controversie che possono nascere tra tali autorità e i migranti sono sottoposte esclusivamente alla giurisdizione italiana. Nel caso cui venga meno il titolo di permanenza nelle strutture l’Italia trasferisce immediatamente i migranti fuori dal territorio albanese a proprie spese.

Giochi di prestigio e contraddizioni

In sunto: abbiamo due centri per migranti che potranno accogliere fino a 39 mila persone all’anno. Abbiamo oltre 160mila migranti che hanno scelto l’Italia. E abbiamo una Meloni che un po’ gioca a fare Toni Binarelli e un po’ cade nell’ennesima trappola.

Ursula von der Leyen

Quale? Quella di aver detto in quei giorni che l’Europa era stata finalmente responsabilizzata sul problema. Salvo poi parlare di un’Europa sorda nella famosa telefonata ai comici russi che avvenne 24 ore dopo l’arrivo di Ursula von der Leyen a Lampedusa mentre Salvini si strusciava alla Le Pen a Pontida.

Telefonata che è stata diffusa da poco. Premier che chiude accordi quando il sole cuoce bagnanti ma che li rivela a comando quanto la pioggia sommerge regioni. Come se quell’accordo fosse stato tenuto buono per i momenti in cui le grane andavano a massa critica. E come se quel pezzotto fosse stato più utile a chi governa il paese che al paese stesso. Tenendosi buona la “cartuccia” di questi Giochi senza Frontiere che giochi non sono affatto. E che le frontiere e spostano.

Perché sì, è di persone che si parla. E forse ha ragione Matteo, non Salvini che la chiesa la invoca ed arruola, ma Zuppi, che la Chiesa la vive.