L’uovo di oggi che chiude al Pd la via all’unità domani

Non è tanto la mossa che ha portato il Pd a firmare un documento con Casapound ad essere un problema. Ma il fatto che chiuda le porte alla prospettiva di unità del centrosinistra. Che è l'unica via per essere competitivi alle prossime Comunali

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

La recente polemica tra Possibile e Pd ad Anagni pone un problema più vasto della semplice diatriba tra forze di sinistra in città. Un problema che ha una data ben precisa. Quella del 2023. Data in cui, salvo terremoti improbabili nel centrodestra o implosioni dei conservatori al momento poco prevedibili, si dovrà andare a votare per le comunali. E per l’area del centro sinistra locale si dovrà arrivare in qualche modo ad una coalizione larga per  cercare di battere un centrodestra al momento inattaccabile. Cosa che presuppone una comunione di intenti al momento poco visibile.

L’antefatto

Viviana Cacciatori (Sinistra Italiana)

Per chi se lo fosse perso; pochi giorni fa in città è scoppiata una bomba politica. Legata al legame che, sia pure per un fatto specifico (la sottoscrizione di un documento comune per chiedere un consiglio comunale) si è creato tra il Pd e Casapound. Insomma, fascisti e antifascisti messi insieme. (Leggi qui Il Pd a rimorchio di Casapound. Ma i big lo sanno?)

Una cosa che ha fatto scalpore. E che è stata sottolineata, tra gli altri, anche dagli esponenti locali di Possibile. Che, in una nota, hanno fatto presente come il legame innaturale ci sia stato non solo in quella circostanza, ma anche (almeno) in un altro caso. Quando cioè i due Partiti hanno votato assieme per una modifica al regolamento comunale in materia di occupazione del suolo pubblico.

Il problema di prospettiva per il Pd

Ora; è evidente che se Pd e Casapound sono, al momento, entrambi all’opposizione, può capitare (come è capitato) di votare assieme, al limite anche  di condurre assieme battaglie politiche. Del resto, Deng Xiao Ping diceva “non mi importa se il gatto è bianco o nero. L’importante è che acchiappi i topi”.

Quello che conta è che, in questo modo, il rischio è quello di rendere molto più difficile, o di non permettere proprio, la nascita di una coalizione vera e propria di centrosinistra allargato alla società civile. Che è l’unica strada che potrebbe dare al fronte progressista una chance di contare qualcosa alle prossime comunali.

Luca Fantini (Pd) e Valeriano Tasca (Casapound)

Non serve guardare troppo indietro; alle ultime comunali, quelle del 2018, il fronte progressista si presentò in tante formazioni identitarie, tutte legate alla difesa del proprio orto politico; il gruppo legato al Pd; quello civico di Anagni cambia Anagni; quello di Sinistra italiana; l’allora grillino  (ma è durata poco) Fioramonti. Tutti convinti che la partita si sarebbe giocata al ballottaggio. È andata come tutti sanno: ha vinto il centrodestra di Daniele Natalia con una maggioranza ampia ed un’opposizione talmente frammentata che in questi anni raramente si è accorto di averna una.

Anagni ha avuto l’onore delle cronache nazionali per essere stato il paese in cui si contrapponevano il centrodestra di Natalia e la destra- destra (con Casapound) di Daniele Tasca.

Ecco perché ad Anagni, se il centrosinistra vuole contare qualcosa, deve fare un salto in avanti. Mostrando che, al di là della tattica (che può permettere, ripetiamo, anche legami temporanei con il diavolo) c’è una strategia precisa e chiara in grado di dare ad un fronte comunque rilevante una direzione ed una prospettiva comune.

La domanda è: tutto questo c’è?