«Vi svelo dov’è nascosto il tesoro industriale della provincia di Frosinone»

Il caso Reno De Medici e gli scarichi abusivi. Il futuro grazie alle Apea. Quanto è realizzabile il casello di Roccasecca. E la fermata Tav. L'Automotive a Cassino non fallirà ma anzi...

Il Movimento 5 Stelle pensa che siano dei carrozzoni. I romani pensano che sia un super assessorato: troppa roba per metterla in mano ad un Ciociaro. Gli Industriali pensano che sia una cosa fatta bene e mettono fretta affinché inizia a funzionare al più presto. Stefano Parisi, candidato da Berlusconi alla Regione Lazio contro Zingaretti, pensa che possano funzionare ma che al timone debba esserci un manager. I Consorzi Industriali stanno per essere fusi in un’unica super struttura regionale. Chi ci guadagna e chi ci perde? L’ultimo nato, il Cosilam di Cassino doveva supportare l’Automotive: è un’occasione mancata? Che fine fanno problemi come quello che in questi giorni sta investendo la ‘Reno de’ Medici’? Come ci poniamo di fronte al problema della Green Economy e dell’economia circolare? Il dottor Marco Delle Cese è da alcuni mesi al timone del Cosilam.

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Marco Delle Cese, presidente del consorzio industriale Cosilam © Foto Ettore Cesaritti
In Regione il Movimento 5 Stelle ha detto che i Consorzi Industriali sono dei carrozzoni: anche il Cosilam?

I consorzi industriali stanno attraversando una fase nuova. Fino a qualche tempo fa si erano ridotti ad essere degli ‘amministratori di condominio’. Il punto è questo: sostanzialmente gestivano la depurazione delle aree industriali e pochi altri servizi. Un po’ come fa un amministratore di condominio quando si occupa di tenere in ordine ed in efficienza l’esistente”.

Allora che senso ha la fusione: non è meglio sopprimerli?

La norma ha cambiato la mission: ci arrivo subito. Però prima devo dire che già da prima di me i consorzi industriali e nello specifico il Cosilam si erano dati una missione molto più importante. Si sono dati un respiro più ampio e comunque stavano iniziando a fare ragionamenti che riguardavano il vero sviluppo delle aree industriali che poi governano.

Io, sul mio tavolo e nel momento in cui ho assunto la Presidenza, ho trovato progetti importanti come il casello di Roccasecca, un comitato promotore che andasse a individuare un’ipotetica fermata Tav a Roccasecca, poi il progetto Apea. Bèh, qualcosa di più importante, sostanzialmente, rispetto alle amministrazioni di condominio di cui parlavo prima. Io credo che negli ultimi anni i consorzi industriali abbiano assunto un po’ anche quelle funzioni che nel passato erano in capo alle Province.

Queste ultime hanno perso funzioni e competenze, hanno perso risorse: i consorzi industriali, lì dove sono presenti, hanno cercato di sopperire portando investimenti…”.

C’è una parola magica che vale tanti soldini: Apea, cosa sono?

“È un bando che sta pubblicando la Regione,  presentato il 4 febbraio al quale il Cosilam ha aderito nella prima fase, quella dello studio di fattibilità. Il nostro progetto è risultato primo fra quelli presentati nel Lazio. Si è avvalso di importanti collaborazioni come quelle dell’Università di Cassino.

Weber Saint Gobain

Si tratta di Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate; questo acronimo nasconde in sé le parole ‘economia circolare’, sostanzialmente l’ambizione è quella di creare un circuito virtuoso all’interno del quale quelli che per alcune aziende sono scarti diventano materia prima per altre aziende.

Alcune volte questi processi sono già in atto, magari non vengono qualificati con la dicitura Apea, ma magari sono già in atto perché spesso l’imprenditore arriva un po’ prima della politica. Le faccio un esempio: ad Aquino la Weber – Saint Gobain importante azienda internazionale, leder nella realizzazione di materiali per l’edilizia, ad Aquino lavora e miscela, per la produzione di tutto ciò che immette sul mercato, parte degli scarti che vengono dal Distretto del Marmo di Coreno. Quei prodotti, che per alcuni rappresentano scarti, diventano materia prima per la Weber. Questa è l’ambizione”.

In altri tempi quei materiali sarebbero finiti in discarica.

Certo”.

Oggi diventano nuova materia prima che deriva da uno scarto…

Direi: “deriva da un altro processo produttivo”. E aggiungo soltanto una cosa che deve inorgoglirci come provincia: i responsabili del bando, alla presentazione dell’iniziativa a Roma con il presidente Nicola Zingaretti, sono arrivati mostrando a tutti un sampietrino della Saxa Grestone. Vuole dire che la provincia di Frosinone è protagonista anche in quella sede. Questo è un elemento che credo nell’unificazione dei processi industriali noi dobbiamo considerare…”.

Saremo pure protagonisti ma in questo territorio un’industria attende il doppio del tempo per avere le autorizzazioni ambientali, a tre quarti d’ora di volo da qui in 48 ore si hanno tutti i permessi, i terreni e le linee di credito. Perché bisognerebbe investire qui?

È vero, ci mancano tante cose. Qui apriamo una delle ferite più importanti di questa provincia. Da un punto di vista della burocrazia noi paghiamo un prezzo molto importante. I problemi che riguardano le autorizzazioni, soprattutto quelle ambientali, stanno facendo disinvestire molte aziende. Credo sia necessario che si intervenga e che la politica intervenga in maniera forte rispetto al problema.

Il punto è proprio questo: se io ho la necessità di fare un investimento e farlo su un mio stabilimento in provincia di Frosinone ma poi per avere il titolo autorizzativo che mi permette di realizzare l’investimento ci metto due anni, in quei due anni quelle risorse io non le tengo ferme, le metto su un altro stabilimento. In un altra provincia o Paese. A quel punto ne perde la competitività dell’azienda e quella dell’ambiente, perché probabilmente quegli investimenti andavano anche a tutelare l’ambiente…

Uno degli investimenti che rischiate di perdere è la Reno De Medici?
Reno De Medici. Foto: Marco Stanzione / Teleuniverso

Bèh, non mi sento di dire che richiamo di perdere la Reno de Medici. Stiamo lavorando alacremente e duramente; sono stati giorni difficili e sono ancora giorni in cui stiamo lavorando duro. Crediamo e abbiamo fondate speranze che la Reno de Medici rimanga su questo territorio”.

Qualcosa non quadra. Giustamente i Carabinieri Forestali hanno rilevato che negli scarichi ci sono metalli oltre le misure consentite ed hanno chiesto il sequestro… Mi viene solo un dubbio: notoriamente una cartiera non lavora sostanze con quei metalli. Qui le cose sono due: o la cartiera non fa la cartiera o lì qualcuno si è allacciato abusivamente.

Quello degli allacci abusivi sulla rete della nostra area industriale è un problema che esiste. Che è vero e che dovrà essere affrontato non appena avremo messo in sicurezza la Reno de Medici. Quella rete ha dei problemi, ha allacci abusivi, ha difficoltà nelle stazioni di sollevamento. Ci sono problemi seri. E’ una rete che è stata costruita – e mi dicono forse non benissimo – circa 25 anni fa…

Diciamo che è stata costruita benissimo ma ha 25 anni, così non apriamo un altro fronte:. Diciamo che dopo 25 anni anche i tubi di casa cominciano a cedere.

“Diciamo che è stata costruita bene ma ormai è obsoleta. Ha bisogno di investimenti e nel momento in cui ci saranno quegli investimenti si potrà verificare anche il problema degli allacci abusivi”.

Abbiamo un valore aggiunto che i nostri competitor non hanno…

“Si ed è l’attaccamento al lavoro che hanno le maestranze di questa provincia. Su questo noi vantiamo delle risorse importanti. Vi faccio solo un esempio, per tornare a Reno de Medici: dalle parole dei massimi dirigenti dell’azienda ho capito che loro credono fortemente in questo stabilimento proprio perché hanno operatori validissimi. Per loro lo stabilimento di Villa Santa Lucia rappresenta probabilmente il miglior sito d’Italia. Ma poi la laboriosità di questo territorio la conosciamo da secoli…”

Cioè il senso di attaccamento al lavoro?

“Si, ma proprio la laboriosità stessa di quelli che vivono su questo territorio è nota a tutti. Siamo quelli che con le ditte di edilizia hanno costruito buona parte di Roma. Questo vuol dire che siamo lavoratori e lavoratori seri, questo ci viene riconosciuto. Oggi paghiamo anche un altro scotto: l’estrema conflittualità di questo territorio…”

Cosa intende?
Marco Delle Cese con Vittorio Sgarbi

Questo territorio oggi si divide e litiga su tutto. Per tornare a un esempio: ci si mette di fronte il diritto al lavoro con il diritto a vivere in un ambiente sano, queste cose non possono stare contro, devono stare assieme.

Il diritto al lavoro è importante tanto quanto quello a vivere in un ambiente sano. E questa è una conflittualità, crea comitati, crea tutta una serie di attività che poi cozzano spesso con l’industria. I sindacati poi, dal canto loro, giustamente rilanciano riguardo i loro diritti…

Tutto corretto, ma non si dovrebbe fare in conflitto perché non ci sono diritti maggiori e diritti minori, sono entrambi dei diritti. Poi queste continue conflittualità riguardano il Nord e il Sud della provincia, queste piccole gelosie che quasi diventano ridicole sullo scenario europeo di cui mi diceva lei”.

È sciocco dividerci su questi temi?

“Su tutto, è stupido dividerci su tutto”.

Secondo lei qual è il futuro dell’Automotive di Cassino…

“Diciamo che da un punto di vista industriale proprio la meccanica oggi attraversa una fase di decrescita, perché l’elettrico sta portando una serie di innovazioni e attività che in qualche modo quella meccanica la mettono un po’ da parte. Io sono convinto che il futuro di questo territorio sia ancora l’automotive e che molto ancora ruoti intorno allo stabilimento Fca di Piedimonte San Germano.

Questo lo credo perché penso che questo stabilimento avrà una nuova fase di rilancio importante. Il fatto che noi siamo diventati bravi a fare le macchine di categoria Premium e tra l’altro di un livello alto, credo ci permetterà di giovarci anche della fusione con Psa, di questo ne sono convinto.

Arrivano notizie importanti da Torino riguardo gli investimenti su questo stabilimento e tutto ciò non può che farci piacere. Credo che le aziende che lavorano nell’automotive molto spesso siano dirette da imprenditori bravi, che non lavorano solo per tutto ciò che concerne la componentistica degli autoveicoli.

Non più di due settimane fa io ho visitato un’azienda che fa cromature per le auto. Accanto a questo ha iniziato a brevettare una serie di cromature, di fibbie, tutta una serie di cose che vanno applicate alle borse, alle scarpe dei grandi marchi e delle firme più importanti… Iniziano a diversificare la loro clientela. Questo mi lascia ben sperare, perché poi, quando uno una cosa la sa fare non è che la sa fare solo per un cliente, la sa fare per tutti”.

Quindi il nostro futuro è nel nostro saper fare?

“Si, guardi, oggi ci sono molti scenari che noi dobbiamo guardare. Innanzitutto dobbiamo pensare una cosa, e con questo torno agli investimenti, ci sono alcuni che hanno fatto annunci importanti. Per fare delle cose grandi bisogna pensare in grande, e questo è stato anch’esso un po’ il limite del territorio”.

Presidente, non ci nascondiamo dietro un dito: lei prima ha toccato un argomento chiave parlando della Weber. Questo è un territorio dove dagli anni ‘90 arrivano rifiuti: siamo stati una pattumiera. Ora invece a livello europeo c’è la necessità di avere i rifiuti perché c’è tutto un comparto industriale che si alimenta con loro. Non possiamo più utilizzare il suolo perché è finito, non possiamo scavare perché non c’è più posto, non possiamo più prendere pietre dalle montagne perché sono finite; la materia prima la dobbiamo ricavare da quello che avanza. Ora: non abbiamo capito come si fa o non abbiamo ancora capito che i rifiuti, se trattati in maniera seria, non alimentano la Terra dei Fuochi, ma alimentano invece un comparto industriale come in Austria, Germania, Olanda, in Danimarca e come in tutti i paesi avanzati?
Maurizio Stirpe e Claudio Durigon Foto: © Imagoeconomica, Alessia Mastropietro

“Che i rifiuti per alcuni versi oggi rappresentino una ricchezza ne sono convinto, direttore…”

Perché nessuno lo dice? Perché non c’è un politico che lo dica, che abbia la faccia di dirlo agli elettori?

“Guardi, io le dico di più… La mia appartenenza politica la conosce, è chiara da sempre, però io ho apprezzato le parole dell’onorevole Claudio Durigon, l’altro giorno, quando ha detto che ‘nel Lazio abbiamo bisogno di un termovalorizzatore, perché non farlo?’. Ci dobbiamo dire la verità, il ciclo dei rifiuti…”

Dipende da come lo si fa…

Certo…”

Se dev’essere un eco mostro diciamo che ce lo potremmo anche evitare. Nondimeno, torno alla domanda: ma perché la politica non ha il coraggio di dire questa cosa agli elettori?

“Perché questi sono quei classici argomenti un po’ scomodi, per cui ‘è giusto che si facciano ma non a casa mia’. Tutti sappiamo che i rifiuti li dobbiamo trattare ma è meglio se lo fa il vicino. Invece no, io sono uno di quelli convinti che se queste cose si fanno seriamente e perbene, anche il trattamento dei rifiuti, non si crea alcuna preoccupazione. Al centro della città di Brescia c’è un termovalorizzatore che non dà nessun problema alla città. Il punto è farli seriamente…”

C’è un impianto di biogas nel pieno dei vigneti di Valdobbiadene… il problema è come lo si fa.

“Come lo si fa, certo, ma senza arrivare chissà dove. Negli ultimi anni mi sembra di poter dire che anche il nostro impianto di San Vittore del Lazio non crea alcun problema alla popolazione e che comunque vengano fatte continuamente innovazioni. Che lo stesso venga monitorato continuamente. I dati, almeno quelli pubblicati che leggo, ci danno una qualità dell’aria importante. Pertanto non dobbiamo arrivare nemmeno a Copenaghen… anche noi abbiamo buoni esempi, solo dobbiamo capire che le cose vanno fatte perbene. Anche l’autostrada, direttore, poteva essere una fonte di inquinamento, ma pensiamo a questa provincia senza nemmeno l’autostrada…”.

La fermata tav a Roccasecca
Lei ha detto che sul tavolo c’è il progetto del casello autostradale a Roccasecca. Si fa o non si fa?

“Credo che dei progetti di cui ho parlato, al di là di Apea che è un aspetto a sé stante, quello del casello di Roccasecca sia il progetto che sta più in avanti rispetto agli altri….”

Il terreno c’è?

… perché c’è l’area individuata…

Il progetto c’è?

… perché il progetto, anche le aree…

L’area è destinata a quello?

Si, ci sono tutte queste condizioni…

Siamo a buon punto.

Lei è preparato”.

Servono i soldi, c’è pure chi li mette?

Servono i soldi, c’è chi li mette ed approfitto di questo assist per dire che noi abbiamo messo come priorità della legge 46 il casello A1 di Roccasecca. E la Regione, anche grazie a degli emendamenti dei nostri consiglieri Mauro Buschini e Sara Battisti ha messo risorse importanti. Quelle sono risorse che andranno al Cosilam e all’Asi, pertanto abbiamo delle risorse importanti da mettere a disposizione di quel casello”.

Lo studio della fermata Tav?

“La fattibilità c’è tutta, onestamente…”

Allora è volontà politica.

“Guardi, è una volontà commerciale. Queste operazioni, al di là della fattibilità, della politica e delle volontà politiche devono avere una economicità. Perché poi queste aziende stanno sul mercato e per stare bene sul mercato devono trovare dei profitti dalle loro attività. Bisogna convincere un po’ tutti costoro che questa attività creerebbe loro dei profitti. Noi ne siamo convinti, ci stiamo lavorando e… non aggiungo altro direttore perché Rfi ci chiede molta riservatezza rispetto a questa…”

Soprattutto non vuole che si creino delle illusioni…

“Certo, illusioni, aspettative… Io condivido, ma è evidente che con l’università noi stiamo facendo degli studi, con il professor D’Acunzo stiamo andando avanti…”

Il rettorato dell’Università di Cassino
Lei prima accennava all’Università di Cassino, evidenziando che è un’eccellenza.

“È la vera ricchezza di questo territorio. Io l’ho detto anche ai tavoli regionali del del Consorzio unico. L’università di Cassino è il solo ateneo dei consorzi industriali del Lazio. Grazie all’università di Cassino si parla di casello autostradale, di fermata Tav, di Apea… il professor Dell’Isola di Ingegneria è uno degli interlocutori maggiori del Cosilam. Per capirci, e solo grazie a loro si riescono a portare avanti, a mettere su dei progetti importanti”.

E qui la volevo portare… tutto questo andrà perduto con il Consorzio unico?

“Secondo me non andrà perduto, anzi, a mio parere andrà valorizzato. Se devo dirle cosa penso io credo che il Consorzio unico, siccome – non voglio essere presuntuoso ma ritorniamo alla questione di pensare in grande – siccome io credo che il capoluogo industriale di questa regione sia Frosinone e non Roma, perché l’industria vera sta nella nostra provincia, perché Fca è il più grande insediamento industriale della regione, perché qui ci sono le eccellenze industriali…

Ritorno a San Vittore, se in questa regione c’è un ciclo dei rifiuti che riesce ad andare avanti è grazie al nostri insediamenti lì a San Vittore, se devo perciò dirle io immagino un Consorzio unico che magari puòavere una sede a Frosinone in un palazzo bellissimo inaugurato da poco, una sede amministrativa in quel palazzo, ma una sede tecnico scientifica che coinvolga l’Università di Cassino.

Tutto sostanzialmente con due poli, uno amministrativo e uno scientifico, perché torno a ripeterle che io credo che da un punto di vista industriale questa provincia abbia poco da temere, anche riguardo a Roma”.