Il gran ballo delle debolezze sulla morte del centrodestra

C'è poco da fare. La politica è il suo terreno, il suo humus. L'impietosa analisi di Fiorito sull'elezione bis di Sergio Mattarella. La sconfitta della Politica. Ma soprattutto le due profezie fatte con un anno d'anticipo su queste pagine. Entrambe drammaticamente avveratesi

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

Il messaggio chiaro di questa rielezione presidenziale è: “Bisogna che nulla cambi affinché nulla cambi.” Si lo so che è una ovvietà, una tautologia, una frase alla Catalano o da Maccio Capatonda. Ma è la concreta riedizione del classico di Tomasi da Lampedusa operata in queste ore dal nostro parlamento, nientedimeno in seduta plenaria.

Sappiamo che la frase originale è “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Ma il nostro parlamento è talmente evoluto ed all’avanguardia che l’ha modernizzata, attualizzata e rielaborata. In peggio.

Il gran ballo delle debolezze

Claudia Cardinale e Burt Lancaster nella celebre scena del ballo

Da decenni le immagini del Gattopardo di Visconti dominano la scena quando si parla di trasformismo politico, in particolare quella meravigliosa e decadente del ballo. Quello che oggi ufficialmente descrivendo la rielezione del presidente Mattarella possiamo tranquillamente definire come “il gran ballo delle debolezze

Si perché oggi, la classe politica è talmente debole e confusa, che non ce l’ha fatta nemmeno a fingere di cambiare. Dopo qualche schermaglia ed una serie interminabile di errori tattico strategici si è rifugiata nel porto sicuro della rielezione di Mattarella.

Lo ha fatto nel peggiore dei modi e spieghiamo presto il perché.

Ma prima permettetemi un pizzico di autocompiacimento nel ricordare che già lo scorso anno da queste colonne avevamo azzeccato la difficile previsione, anche con una certa dovizia di particolari.

La profezia di Franco

Il 31 gennaio 2021 nell’articolo “Conte è morto. Viva Conte” scrivevamo questo:

Sarà allora in quella confusione che un uomo si alzerà e dirà con tono intelligente e saggio. “L’unica soluzione sarà rieleggere il presidente Mattarella! Solo lui può garantire l’unità nazionale.”.

E quell’uomo sarà Matteo Renzi.

I Cinque Stelle grati per il triplice salvataggio del re Conte non potranno dire di no. Il Pd si irrigidirà ma non potrà obiettare. Lo stesso i gruppi e gruppetti sparsi in cerca d’autore pervasi dal richiamo alla responsabilità.

Il centrodestra farà le finte barricate su Berlusconi per poi gettare la spugna con gran dignità alla quarta votazione dove verrà trionfalmente rieletto Mattarella. Ovviamente non dopo aver più volte declinato l’invito perché stanco e anziano, come da prassi, poi pervaso da un sincero e prosecutorio anelito di amor patrio. Sarà così che si concluderà una brillante e complessa operazione di potere che vede i suoi sviluppi fondamentali in questi giorni.”

Invero avevamo sbagliato Matteo perché il fagiano che si è alzato a fare la proposta è l’altro, Salvini, che con quel gesto ha prematuramente certificato la morte del centrodestra. Anche se, in modo diverso, il vero king maker lo ha fatto di nuovo Renzi rilanciando il Mattarella bis subito dopo la sconfitta della Casellati ma soprattutto facendo fuori con innato istinto da killer la Belloni che stava nettamente prendendo quota.

E l’altra profezia ancora

E poi il 14 febbraio 2021 nell’articolo “Il governo MattaDraghi, Cencelli e il Contrappasso” scrivemmo: 

L’unico che ride è lui. Highlander Mattarella. Ha un Presidente del Consiglio nelle sue mani, un Governo con cifre bulgare ma in cui nessuno  è veramente indispensabile, ha già costituito la maggioranza in  Parlamento per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica.

E già circola voce che gli stiano chiedendo la disponibilità ad essere rieletto, almeno per un anno, dicono, per arrivare a scadenza elettorale.

Ma quell’anno vedrete, proprio per contrappasso, diventerà un altro interminabile settennato.

Si accettano scommesse.”

Purtroppo nessuno scommise. Ma a dire il vero, anche scherzando sulle mie presunte doti previsionali, in realtà mai avrei pensato che all’obiettivo delle rielezione del Capo dello Stato ci si sarebbe arrivati in questo modo volgare, imbranato, privo di spirito istituzionale, autolesionistico e distruttivo.

Perché per la prima volta nella storia di fronte ad una rielezione si certifica la sconfitta di praticamente tutti gli attori politici in campo. Una prova di incapacità che non ha eguali nella storia.

La prova degli incapaci

Partiamo dal Presidente. Ha fatto di tutto per dire che non voleva un secondo mandato, con un mix di sincerità e genuina malizia. Aveva ben presente che, nonostante la costituzione lo ammetta, una rielezione è sempre un segno di debolezza istituzionale. Lo fu con Napolitano lo è adesso con Mattarella.

Lo è nei modi in cui è avvenuta, cioè dopo tentativi andati a vuoto ed in piena confusione. Non è stato: “Caro presidente sei cosi bravo che ti vogliamo ancora”. È invece: “Ci abbiamo provato a sostituirti ma non ci capiamo niente di politica e non ci siamo riusciti, ci sarebbe Draghi ma lo vediamo come il diavolo vede l’acqua santa e quindi devi tornare tu”.

Una umiliazione che gli si poteva risparmiare e che certifica contemporaneamente la sconfitta bruciante di Draghi che, a parole veniva osannato da tutti, ma nei fatti era assolutamente inviso. Lo scrivemmo paragonandolo alla sora Camilla qualche giorno fa.

Il Ko dei Segretari

Giuseppe Conte e Luigi Di Maio (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

La sconfitta della “triplice alleanza dei maggiori Segretari poi evoca disfatte da guerre mondiali.

Letta gioisce ad una vittoria di Pirro. Incassa Mattarella ma aveva puntato forte sulla Belloni. Fatta saltare da Renzi ma anche dal suo Partito. Le conseguenze si vedranno chiare nei prossimi giorni.

Conte aveva avallato la stessa candidata, poi esclusa, ma in disaccordo con importanti anime del suo Partito e con molti parlamentari. Ne sono testimonianza le durissime dichiarazioni di Di Maio dopo l’elezione di Mattarella dove chiede un immediato confronto interno al Partito, in pieno stile Prima Repubblica.

Perché Di Maio, insieme principalmente a Giorgetti, era tra i pochi fautori di Draghi, sul quale avevano promesso di convergere anche i loro leaders, poi lasciandoli inascoltati a favore di Mattarella. Non a caso si sono ventilate per tutta la serata le dimissioni dello stesso Giorgetti da ministro.

La disfatta di Salvini

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Ma del terzetto quello che ne esce peggio è certamente Salvini. Dopo avere scientificamente bruciato tutti i candidati più forti si è presentato la mattina di ieri davanti alle telecamere annunciando la richiesta del Mattarella bis.

Secondo me è più giusto dire ce lo hanno mandato gli altri due, che non avevano il coraggio di esternarlo comprendendo la pessima figura da fare.

Lo ha fatto con la stessa faccia degli ostaggi quando leggono la richiesta degli attentatori che li hanno sequestrati. Bianco, emaciato, balbettante. Non sappiamo se pienamente consapevole che in quel momento stava certificando la morte, forse definitiva, del centrodestra o no. Ma comunque quella sarà la fine.

Io con affetto gli vorrei dire a Mattè, figlio mio, ma tu hai un candidato come Berlusconi e lo bruci prima di partire. Ammettiamo era difficile da eleggere, ma almeno l’onore delle armi, no silurato prima delle votazioni. Poi bruci con sequenza orribile tutti i candidati più credibili Pera Frattini Nordio Moratti ed un’altra serie infinita. Ma soprattutto prendi la seconda carica dello stato la Casellati la candidi nel momento più sbagliato e non solo mancano i voti degli altri ma soprattutto mancano quelli del centrodestra. Una cosa mai vista. (Leggi qui A questo punto il Presidente lo eleggono).

I Gormiti di Renzi

Matteo Renzi (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

A quel punto è bastato a Renzi rilanciare sibillinamente Mattarella e contemporaneamente silurare la Belloni per raggiungere lo scopo. E Renzi lo ha fatto pure umiliandoli, definendo, nell’intervista che stroncava la Belloni, Conte e Salvini come due “Gormiti”, che sono dei pupazzetti giocattolo dalle facce improbabili.

Come simpatico inframezzo c’è stata la conferenza stampa dell’autocandidato Casini che ha comunicato la sua autorinuncia chiedendo a giochi già fatti di convergere su Mattarella quando, seriamente, il bolognese non se lo stava filando nessuno da giorni. Della serie “me la canto e me la sòno”.

Poi sono partiti i numerosi e divertenti meme, Osho su tutti, che principalmente vedevano Mattarella come un riluttante ostaggio di questi incapaci, la pubblicazione dei vecchi Tweet di Salvini su Mattarella dei quali il più leggero diceva “Mattarella non è il mio presidente” mentre su altri si leggevano insulti di varie fatture. Nel contempo il primo trend sui social era “traditore” con una gamma di epiteti rivolti al numero uno della Lega che non lasciavano dubbi sulla non condivisione della base a tale indicazione.

La debolezza della politica

Foto © Imagoeconomica

Allora da li a poco si è censita col voto sul Mattarella bis la debolezza ormai cronica ed endemica della classe politica italiana e la sua incapacità a reagire. Ed è addirittura passata sotto silenzio la contemporanea elezione a presidente della Corte Costituzionale di Giuliano Amato, un altro dei papabili tenuti in caldo, ma poi dirottato a questo prestigioso incarico.

Come ha magistralmente detto commentando Alessandro De Angelis vice direttore dell’Huffington postuna politica che non ha più soluzioni fisiologiche ma si nutre solo di eccezionalità”. Non avrei saputo dirlo meglio.

Peggio dei Promessi Sposi

Da ultimo vorrei dirvi cosa mi ha reso ancora più depresso. L’immagine di ieri, ancora a votazione aperta su Mattarella, dei tre presunti leader che abbiamo citato, che si sono affannati ad andare in tv non tanto per rivendicare l’imminente elezione del presidente siculo ma per fornire astruse giustificazioni al loro operato, caricare le responsabilità gli uni sugli altri fornendo trame e particolari delle evoluzioni che hanno portato all’esclusione di questo o di quell’altro. Manco fossero i capponi dei promessi sposi.

Ma soprattutto per parlare degli assetti di governo. Ecco questa la cosa più triste tra ventilate dimissioni, richieste di incarichi, annunci di intoccabilità il dibattito era sulle poltrone del governo. Rivelando con chiarezza inequivocabile che, a fronte della tanto sbandierata scelta istituzionale, le linee guida della scelta del bis sono state tutte di eminente praticità, volte alla conclusione della legislatura ed al mantenimento degli incarichi odierni.

Una cosa di una tristezza inaudita che rivela il livello reale della nostra classe dirigente che non riesce nemmeno più con l’antico uso del politichese a mascherarlo, a celarlo.

Un ballo malinconico e decadente dunque, simbolo della pochezza e della debolezza a cui ci stiamo ob torto collo abituando. Una musica triste come un requiem intonata sulla prematura distruzione di un centrodestra che si presentava favorito nei numeri per poi uscirne come uno straccio, con tutte le sue figure istituzionali vilipese. 

Il tutto in un momento in cui questa elezione doveva essere vissuta come un momento di rilancio, di ottimismo per il futuro, di reazione.

Il trionfo della debolezza

Il Presidente Sergio Mattarella riceve i Presidenti del Senato e della Camera

È stata invece il trionfo della debolezza.

In chiusura vorrei però stigmatizzare l’ultimo argomento. Ci avevamo scherzato sopra con i cambi sesso di Berlusconi, la fluidità, ed altre amenità, ma veramente questa poteva essere la volta buona per, finalmente, eleggere una donna al Quirinale.

Che fosse Casellati, Bonino, Cartabia, Bellotti, Moratti, Segre o un altro nome, nessuna di queste avrebbe sfigurato e certamente avrebbe dato un segno di novità più concreto di quanto fatto oggi.

Perché continuiamo a definirlo il sesso debole, ma uno qualsiasi di questi nomi avrebbe certamente dimostrato più forza e coraggio dei tanti uomini che sono arrivati a questa maldestra decisione. Ci potremmo scommettere.

Oggi il sesso debole è stato senza dubbio quello maschile e la sua forma di governo. 

E come scriveva Massimo d’Azeglio: “In ogni genere e in ogni caso il governo debole è il peggiore di tutti”.

Ed oggi non è stato debole, diciamolo, ma debolissimo.

(Leggi qui tutte le riflessioni di Franco Fiorito)