Meloni, la capolista che chiama tutti a coorte pescarese: anche il caso Cassino

Strategia e coreografia della premier per mettere il suo nome in cima alle liste. Con i media che riesumano il voto amministrativo cassinate del 2019

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

A far squillare la prima carica, come i tenenti fighi e pettinati da frontiera in un western degli anni ‘50, era stato Massimo Ruspandini da Ceccano. Il deputato di Fdi che in provincia di Frosinone sta gestendo le amministrative di rango con tattiche stealth aveva scritto di Pescara. E sui social aveva annunciato, legittimamente gasato: “Ci vediamo a Pescara dal 26 al 28 aprile. Tenetevi liberi”. Liberi sì, ma per fare cosa? Una manica di cose, in primis incoronare Giorgia Meloni capolista in tutte le Regioni per le Europee di Fratelli d’Italia. Il dato è pressoché certo. Ed è corroborato dagli ultimi sondaggi, che danno FdI sempre in testa al gradimento degli italiani, ma oltre il 27% solo con la premier in lizza di persona.

Esorcizzare il Def, ci pensa Ruspandini

Ora, a contare che i dati sono quelli del dopo voto politico e che a Fdi serve qualcosa in più per dettare l’agenda Ue, è evidente che senza Meloni questa precondizione resterà fuffa. Perciò tutti da Roma a Pescara, fratelli, sulla rotta che fu di Sciaboletta-Vittorio Emanuele III nelle note circostanze. Solo che stavolta in Abruzzo ci si andrà per dire che Roma resta italiana, altro che tedesca, e che l’Italia di destra Ecr in Europa non vuole armistizi, ma vittorie.

Soprattutto vittorie per esorcizzare la sola cosa che prima del voto in Ue proprio non ci doveva rotolare, davanti le gambe della Meloni. Non doveva farlo, spinta da una scalciata di Giancarlo Giorgetti: il Def al ribasso che ‘o sapevamo tutti che annava così ma una cosa è preconizzare ed un’altra è ammettere. Perciò tutti abili arruolati per sciorinare la Grande Narrazione Narcotica, quella per cui il governo non ha toppato, semmai è Giuseppe Conte bruttaccione che ha guastato tutto con il suo Superbonus.

Ruspandini non è una burba di primo pelo e su questo claim ci si è arrampicato da tempo. In pochi step ha sciorinato sui social tre briscole da cielo sereno assai, con tanto di card. Potrebbero essere tre canzoni.

Tre canzoni per Massimo da Ceccano

Il primo brano è Andavo a 100 all’ora di Morandi: “ll sistema produttivo italiano supera quello tedesco. Grazie ad una rinnovata competitività e diversificazione manufatturiera, facendoci salire al quinto posto dell’export mondiale. Risultati straordinari che rappresentano un grande orgoglio nazionale”.

Poi Chi te l’ha detto degli Stadio: “Nessuna sforbiciata alla sanità. ll Governo Meloni ha infatti stanziato oltre 134 miliardi per la spesa sanitaria nel 2024, segnando un record storico”.

Infine Colpa di Alfredo di Vasco che Alfredo non è ma è Giuseppe: “Secondo i dati ufficiali Enea, l’ammontare delle detrazioni per il superbonus al 31 marzo 2024 supera i 122 miliardi di euro. Una somma incredibile che pesa sui conti pubblici creando una voragine economica senza precedenti”. Insomma, il senso è chiaro e da chiamata alle armi: tutti stiano pronti per Pescara ed ognuno ci arrivi con il suo bel carico di mainstream rosaceo, sennò son guai.

Abracadabra: come ti piazzo tutte donne

Foto: Clemente Marmorino © Imagoeconomica

Simone Canettieri de Il Foglio cita due schemi meloniani. “Il primo contempla solo la candidatura della premier come capolista di Fratelli d’Italia in tutte le circoscrizioni. Pochissimo spazio alla società civile (‘non siamo il Pd, non dobbiamo nasconderci’) e tantissima classe dirigente in lista”.

Che significa? Che dalle parti di Via della Scrofa l’identitarismo quasi sfrontato viene visto ancora come un possibile upgrade di consenso. “Il secondo, invece, riguarda la candidatura dei ministri in quota FdI. Una strategia di pura ingegneria politica”. Cioè? Che per seguire la via identitaria Meloni ha bisogno di “big” per dare spessore alle sue liste, per lo più ministri. Ed essendo quasi tutti i big di sesso maschile con lei capolista e secondo l’alternanza di genere in terza posizione ci sarebbero tutte candidate donna.

A quel punto, dato che le discese in lizza di Meloni e membri del governo sono solo un bluff per rendere la camola più sugosa, le prime elette di Fdi sarebbero tutte donne. Questo ovviamente posto che Meloni a Pescara decida di annunciare che ci sarà di prima persona, cosa che viene definita ancora in divenire ma che pare certa. E veniamo ai dati pubblicistici. La fiamma non scomparirà dal simbolo e non ci sono all’orizzonte modifiche lessicali al nome.

Fiamma sì, la “purezza” e il caso Cassino

In questo momento ed al netto dell’arresto di un ex iscritto di Fdi a Palermo il partito di Meloni è in vantaggio nel borsino manettaro, che è ipotetico sempre ma valevole assai in vulgata. Perciò un bel Fratelli d’Italia contrapposto a “quelli di Bari, Piemonte e Cassino” si ritiene possa pagare e tanto, in termini di carburante etico. Perché Cassino?

Perché i media orientati a destra e non solo hanno inaugurato la caccia agli “scambisti dem”. Perciò, tartufando tartufando, hanno rimesso a fuoco la “vecchia” indagine che all’ombra dell’abazia vide coinvolti esponenti del PD in occasione delle amministrative del 2019. Non a caso nei giorni scorsi Il Fatto Quotidiano titolava: “Processi su firme false e voto di scambio ma per Schlein Cassino ‘è un esempio'”. L’allusione è alla visita della segretaria di fine gennaio. Quando alludendo a quella guidata da Enzo Salera aveva detto: “Si tratta di un’amministrazione di grande esempio anche per altri territori”.

Il Giornale ha perfino messo a tutta pagina e con rara ineleganza la foto di uno dei presunti coinvolti, il dem cassinate Tommaso Marrocco, della serie “garantisti e sì e berlusconiani sempre, ma mica scemi”.

Giorgia come Jovanotti

Marco Marsilio

Pescara sarà dunque il centro di tutto e non solo in senso simbolicamente geografico. Patria di D’Annunzio che tanto caro fu ai Fratelli, posto che ha recentemente visto i fasti elettorali di Marcone Marsilio. E luogo ideale per lanciare in conferenza programmatica quell’Italia “cha cambia l’Europa”.

E soprattutto quella parte di Italia che magari, oltre a cambiare l’Europa, vorrebbe restare in sella al Paese senza troppi scossoni da midterm. Il Foglio ha colto l’analogia simpaticheggiante di stampo Jovanottiano e parla di un “Giorgia beach party”. Cioè di “un villaggio sulla spiaggia di tremila metri quadrati che inizierà a essere montato venerdì”.

Si prevede l’arrivo di quasi 4mila militanti e gli hotel ed i B&B della zona sono sold out fino a Montesilvano, roba che da quelle parti neanche una distribuzione gratuita di arrosticini riuscirebbe a fare. Senza contare che – e la cosa non guasta – a Pescara ci saranno le amministrative in sincrono con le Europee e lì Fratelli d’Italia non ha il controllo totale delle dinamiche politiche, con l’uscente Masci di FI messo in discussione dalla “solita” Lega.

Vuoi mettere perciò l’effetto rebound? Lì la stupefacente forza pop del partito di Meloni non ha attecchito al punto da generare egemonia di intenti.

Perciò ed al netto di un mezzo strapotere regionale un po’ di sana scenografia prospettica da “acchiappo” non farà male, per riacutizzare i sintomi del “fratellismo-mastice”.

Fratelli d’Abruzzo “alle armi!”

L’Abruzzo è, in vulgata, terra di democristiani e nostalgiconi della buonanima sua, Giuseppe Ciarrapico docet, e scremare un po’ di candidate partendo dal fedele Abruzzo poterà solo bene. Lo sa benissimo Meloni, non Giorgia, ma Arianna, che si è messa in modalità X Factor con largo margine di anticipo. E che punta a Carolina Varchi, Rachele Mussolini, poi alla consigliera laziale Micol Grasselli, ad Elena Donazzan, Ira Fele, Chiara Gemma ed Elisabetta Gardini.

E con Antonio Tajani che aspetta solo che Meloni dica che sarà della partita per essere della partita pure lui. Perché queste Europee non hanno nulla a che vedere con chi tra centrodestra e centrosinistra prevarrà. Quel risultato là pare abbastanza scontato.

No, queste Europee sono roba più delicata, da conta interna. Per sapere chi tra i singoli partiti dei due schieramenti darà le carte in futuro. In faccia agli altri e con gli altri zitti.

E con Fdi e M5s che stanno provando i loro personalissimi scacchi matti intestini. Perché in politica non esistono alleati parigrado. Mai.