Altro che Abruzzo, il vero campo largo in provincia di Frosinone è tra FdI e Pd

Tra convergenza sui territori ed accordi non scritti la lunga serie di azioni sinergiche tra due partiti che sono avversari, ma non sempre

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Funzionalità di governo territoriale, nomi non troppo ingombranti da un punto di vista politico e soprattutto lo scopo prima delle bandierine. Scopo che include l’attendismo e la strategia. È questa la ricetta trasversale che disegna il “campo largo” in Provincia di Frosinone tra due Partiti che tecnicamente e fattualmente hanno ognuno il suo, di campo. Sono il Partito Democratico e Fratelli d’Italia, praticamente la fame e la sete a livello nazionale. Ovvio che la formula è iperbolica ed altrettanto ovvio che non si sta parlando di un’eresia da “tradimento”, ma di una convergenza di utility.

E’ quella che sta portando i due Partiti più rappresentativi degli opposti fronti di Ciociaria e Cassinate a camminare sul filo di una ardita arrampicata verso obiettivi di efficienza. Tuttavia per mettere a terra una faccenda del genere, che in punto di idealità pura può risultare urticante, bisogna muoversi con cautela assoluta. E scegliere nomi e formule giuste, tutti ingredienti che possano trovare riscontro nelle parti di società che poi di fatto interagiscono con enti e persone che di quelle scelte sono la concrezione.

Con una consapevolezza. Europea. Quella che viene dalla Germania e diversi altri Stati del Nord: dove quella collaborazione di scopo si chiama Grossekoalition.

Cosa si aspetta Confimprese dal nuovo Consorzio

Guido D’Amico (Foto © AG IchnusaPapers)

“Auguri di buon lavoro e complimenti al professor Raffaele Trequattrini per la nomina a commissario del Consorzio industriale regionale del Lazio. In passato ho avuto modo di collaborare con lui e di apprezzarne le competenze e le capacità gestionali. Sono sicuro che saprà gestire al meglio la fase di efficientamento dell’ente. Il Consorzio sarà sempre più baricentrico nelle dinamiche dell’economia laziale, come riferimento del sistema delle imprese.

Guido D’Amico, presidente di Confimprese Italia, è tra coloro che hanno lavorato dietro le quinte per spianare la strada all’ex prorettore dell’Università di Cassino. Non per amichettismo. Bensì per averlo visto all’opera negli anni del risanamento del consorzio industriale Cosilam quando era ormai all’estrema unzione. Nel suo messaggio di auguri ha riassunto l’equazione. Ed il successo che essa contiene al netto dei “rischi” politici in purezza.

Lo ha fatto in occasione dell’ultimo episodio che testimonia come Fratelli d’Italia e Partito Democratico siano sì avversi ed avversari fierissimi, ma che registra anche punti di convergenza sulla funzionalità di alcune scelte. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 6 marzo 2024).

Niente Cencelli, qui si bada alla polpa

Raffaele Trequattrini

Cencellismo sfacciato? No, piuttosto azione coordinata di uomini e donne che sanno calare le loro briscole senza calare mannaie ideologiche. Roba che poi può diventare argine impunito e freno alle possibilità di sviluppo di un territorio che, privato delle Zes, si sta giocando il tutto per tutto proprio in questi mesi.

Il sunto è che dove ciò che è rimasto funziona non lo si resetta tout court. Raffaele Trequattrini è subentrato al presidente uscente Francesco De Angelis come commissario del Consorzio Industriale del Lazio. Il pro rettore dell’Unicas è persona di spiccata competenza, è uomo d’area ma non è affatto uomo totem di Partito. E Fratelli d’Italia, per quanto abbia avuto un ruolo determinante nella sua designazione, ha mandato un segnale plastico di rispetto per il ruolo: in occasione del passaggio di consegne avvenuto nelle ore scorse a Frosinone non ha colonizzato la sala delle conferenze dell’ex Asi. I suoi quadri non hanno trasformato quell’appuntamento tecnico in una marcia politica sui Campi Elisi. (Leggi qui: Consorzio, cambio a bordo campo: Trequattrini per De Angelis).

La sua nomina è giunta sull’onda di una collegialità di intenti che ha messo la spunta allo scopo in purezza, quello di efficientare tutti gli spot regionali ma senza arrivarci con la ghigliottina. Francesco De Angelis si è dimesso dal Consorzio per lasciare spazio, non certo per chinare il capo. E la Regione Lazio destrocentrista a guida Francesco Rocca non ha affilato lame a pietra, piuttosto ha preso in carico.

Avversari ma senza sacrificare i territori

Raffaele Trequattrini con l’assessore Roberta Angelilli e Francesco De Angelis

Una cosa è essere avversari, un’altra è sacrificare i territori nel nome di un manicheismo ghignante che si limita a picchiare duro dove prima “comandavano gli altri”. Ma per fare questo servono donne e uomini giusti che muovano i pezzi sulla scacchiera. Personaggi politici cioè che mettano da parte le polarizzazioni legittime della giostra politica e segnino punti di efficienza, non di revanscismo orbo.

Gente come Sara Battisti e Massimo Ruspandini. La prima ha benedetto il passaggio di consegne alla Saf arrivando ad un accordo per cui l’arrivo di Fabio De Angelis, in quota Fdi, non ha segnato lo scalzamento in purezza del presidente uscente in quota Pd Lucio Migliorelli.

Il capolavoro di Sara: alla Saf

Sara Battisti

Erano stati 41, i sindaci di Frusinate e Cassinate, a chiedere una conferma dell’uscente nel nome della stabilità di governance di una società privata ma a capitale pubblico. Migliorelli era rimasto nel board. E Mauro Buschini, dopo la vicenda Egato che lo aveva visto prevalere in punto di Diritto sulla Pisana ma recedere per il reset della norma attuativa, era entrato nel Cda. Non da imbucato, ma da persona skillatissima sui temi ambientali. Inciucio? No, solo realpolitik, quella che non taglia mai il filo tra la società e gli spot decisori che ne esprimono le istanze. E che tra l’altro ha fatto travasare bidoni di bile alla Lega.

Massimo Ruspandini poteva essere il Brenno della situazione. In forza del suo peso di parlamentare e presidente provinciale del partito di maggioranza “cannibale” che esprime la premier poteva ottenere di tutto. Anche indicare un criceto alla guida di un qualsiasi ente e giocarsela alla “vae victis”.

Le mosse funzionaliste di Ruspandini

Massimo Ruspandini e Arturo Buongiovanni

E invece il politico ceccanese ha infilato una serie di mosse funzionaliste in purezza, soft e poco di bandiera. A Cassino non ha forzato la candidatura di un* su* iscritt* per le amministrative di giugno contro il dem Enzo Salera, ma sta appoggiando il civico Buongiovanni. Della serie, andando in iperbole ma non troppo, “i conti politici semmai li facciamo un’altra volta, magari con uno scenario più favorevole”. Non si è pregiudicato la vittoria ma non ha ipotecato l’intestazione di una sua eventuale sconfitta.

Al tempo stesso ha gettato le basi per una ricostruzione del Partito in città: tenendo conto di quanto emerso dal Congresso provinciale nel quale è stato eletto Coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia. I numeri hanno indicato un orizzonte differente a Cassino e fatto emergere figure nuove. Come quella di Antonio Cardillo e del gruppo cassinate che fa riferimento alle sue posizioni. E che, seppure nell’ombra, un ruolo importante ha contribuito a giocarlo nella partita per le candidature.

A Veroli Ruspandini ha “benedetto” l’ingresso di FdI in una coalizione ampia e con maquillage civico che fa capo ad un esponente di Italia Viva come Germano Caperna. Che a sua volta è personaggio non ignorabile dallo stesso Francesco De Angelis. E infatti si sta lavorando per creare le condizioni di una GrosseKoalition anche a Veroli: con Germano Caperna candidato sindaco, sostenuto dalla maggioranza di centrosinistra uscente, allargata ad ampi settori del centrodestra di FdI, tutto tenuto insieme dalla formula del civismo che a Ferentino ha riscritto le regole del gioco eleggendo Piergianni Fiorletta con un Pd diviso e metà ed il centrodestra quasi tutto con lui.

Come andare a dama con gli enti intermedi

David Niven e Alberto Sordi nel film I Due nemici, di Comencini (1961)

Il presidente regionale dem certo non può permettersi di perdere la perla ernica nel nome della polarizzazione e sta spingendo da giorni, sorbendosi riunioni ed urla belluine. Lo sta facendo per un accordo finale tra Pd ed una compagine di certo non identitaria, ma comunque farcita da esponenti del destra centro.

Ma il suo capolavoro Ruspandini lo ha fatto con gli enti intermedi a carica diretta e forte connotazione politica: Saf e Consorzio appunto. Lì sornione e pacato, il deputato meloniano ha portato a dama tutti i nomi che aveva in agenda. E senza che quei nomi andassero a seguire la mistica de “c’è un nuovo sceriffo in città”.

E lo ha fatto sempre facendo al Pd quello che David Niven fece con Alberto Sordi ne I Due nemici: concedendo l’onore delle armi e magari qualcosa in più di una galanteria formale.

Tutti devono pensare di aver vinto

Come ne La Direttiva di Ludlum nel dialogo tra il direttore delle Operazioni Strategiche Usa e l’oligarca Grigory: “La cuoca non fa veramente i muffin. La cuoca dice che li fa. So che lei li compra già pronti da Sainsbury. Un giorno ho visto la carta della confezione in pattumiera. Segreto svelato. Non ho detto niente”.

“Tutti devono poter pensare di vincere, altrimenti nessuno è contento”. E con il campo largo tra Fdi e Pd scontentoscontento non lo è nessuno.