Miele:Con la scusa del Covid, alleggerite le responsabilità

Durante l'inaugurazione dell'Anno Giudiziario il presidente della Corte dei Conti del Lazio ha avvisato che non verrà abbassata la guardia ora che arriveranno i fondi del Recovery. Tommaso Miele punta il dito contro il decreto che, con la scusa del Covid "sta introducendo una vera e propria irresponsabilità”

Scomodo lo è sempre stato, con quella sua inclinazione a dire le cose in faccia e senza andare troppo per il sottile. Qualcuno sostiene che solo per questo si sia giocato la nomina a Presidente Nazionale. Il giudice Tommaso Miele presidente della Corte dei Conti del Lazio non ha fatto eccezione nemmeno nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nella sua relazione di apertura ha detto quello che pensava: risultando ancora una volta molto scomodo. (Leggi qui Corte dei Conti, un presidente al… Miele).

Arrivano i soldi e noi vigileremo

Il presidente Tommaso Miele durante l’apertura dell’anno giudiziario alla Corte dei Conti

Stanno per arrivare i soldi del Recovery Plan. Tanti soldi. E il giudice dice subito: “Non si può assolutamente abbassare la guardia nei confronti degli amministratori e dei funzionari pubblici che gestiscono risorse pubbliche. Non si può in un momento come quello attuale, in cui la salvaguardia degli equilibri dei Bilanci e dei conti pubblici e la corretta gestione delle risorse pubbliche sono di fondamentale importanza. Perché stanno per arrivare le ingenti risorse finanziarie che l’Unione Europea trasferirà al nostro Paese per effetto del Recovery Plan».

Perché lo dice? Cosa lo spinge a sottolinearlo? Al Presidente della Corte dei Conti non è piaciuto affatto un principio che si è venuto a creare tra un Dpcm e l’altro. Il principio è che siccome siamo in emergenza allora si può evitare di tenere gli occhi spalancati: sugli appalti, sulle forniture, sulle mascherine e sui vaccini. E naturalmente le gare con cui ci approvvigioniamo. Ha detto l’alto magistrato «Meno che mai possono essere create sacche di vera e propria impunità per chi gestisce allegramente le risorse alimentate con il sacrificio dei cittadini. Per questo io credo che il ruolo e le funzioni della Corte dei conti, piuttosto che essere indeboliti, debbano essere salvaguardati e valorizzati.

In pratica, con la scusa dell’efficienza dell’amministrazione e del rilancio dell’economia del Paese, per il presidente Tommaso Miele «si sta introducendo una vera e propria irresponsabilità di quanti sono chiamati a gestire risorse pubbliche».

I dubbi di Miele sul decreto

Tommaso Miele. (Foto: Carlo Carino / Imagoeconomica)

Quando di addentra nella relazione, il presidente affonda il bisturi in profondità. È un monito per chi dovrà maneggiare quel denaro. «Nell’ambito della legislazione d’emergenza vi sono stati interventi normativi che, pur se ispirati dall’obiettivo di evitare ritardi e inerzie, hanno oggettivamente reso più difficile l’azione di contrasto alla cattiva gestione delle risorse pubbliche, alla cattiva amministrazione, al malaffare e alla illecita percezione di finanziamenti pubblici».

Il presidente Tommaso Miele ha il vizio di dire le cose in modo chiaro. E di non rimanere nel vago. Così spiega per nome e cognome con chi ce l’ha: «Ci si riferisce al nuovo regime della responsabilità erariale introdotto dall’art. 21 del cosidetto decreto semplificazioni. Per accelerare l’azione amministrativa e “alleggerire” il peso delle responsabilità sugli amministratori pubblici si è voluto attenuare il regime della responsabilità erariale. Il tutto nel presupposto che sia la paura della firma a determinare l’inerzia o i gravi ritardi nella realizzazione di opere, piani, progetti».

È stato come dire ‘amministratore avvisato, mezzo salvato’. (Leggi qui la relazione).

La Giustizia umana di Miele

Per il resto ci sono poi i concetti con il cittadino al centro. Il presidente della Corte dei Conti del Lazio ha invocato una giustizia dal volto umano.

Non ha nascosto tutta la sua preoccupazione per una società che «è permeata da un giustizialismo alimentato da una sorta di voglia di vendetta, di odio sociale, che si sta quasi affermando come fine ultimo della giustizia. Oggi sembrano essersi smarriti quei sacri principi quali la presunzione di non colpevolezza».

Il presidente Tommaso Miele e la Corte dei Conti del Lazio

Per il presidente, la funzione dei magistrati è quella di affermare la giustizia ed accertare la verità e non tendere alla vendetta.

Ha chiesto soprattutto una giustizia rapida perché la stessa attesa del giudizio è già una condanna. «Un giudizio troppo lungo diventa un anticipo di pena, anche se l’imputato, o il convenuto nel caso del nostro giudizio, non è ancora stato condannato».

Tommaso miele ha raccontato un aneddoto. «Tempo fa, mentre presiedevo un’udienza, nel corso di un giudizio ho notato che un convenuto, cui veniva contestato un ingente danno erariale, non ha mai sollevato lo sguardo verso la Corte, forse perche’ tormentato dalla vergogna di essere accusato di aver cagionato un ingente danno alla propria amministrazione. Questo suo atteggiamento mi ha fatto riflettere. Mi ha fatto riflettere sul fatto che, nell’esercizio della sua funzione, un giudice non deve mai considerarsi estraneo al tormento di colui che e’ chiamato a giudicare, e giammai deve porsi nei suoi confronti con l’alterigia del migliore, con la presunzione del sapere, con la stolta certezza di chi si ritiene depositario del giusto e del vero, con il vacuo compiacimento del potere“.

I numeri della Corte

Nel corso del 2020 la Sezione giurisdizionale per il Lazio ha tenuto 40 udienze; le udienze camerali per i reclami al collegio sono state 18 e le udienze monocratiche dei giudici unici delle pensioni sono state 61. Per i soli giudizi di responsabilità nel corso del 2020 sono stati definiti 97 giudizi, e sono state emesse 97 sentenze e 18 ordinanze istruttorie.

Tommaso Miele

A fronte di 134 giudizi di responsabilità pendenti al 1 gennaio 2020, ne sono pervenuti, nel corso dell’anno 2020, 85. Al 31 dicembre 2020 risultano pendenti 127, considerati quelli introdotti nel corso dell’anno.

La Sezione riesce a definire i giudizi in tempi inusuali rispetto al corso della giustizia ordinaria: in una media di circa 18 mesi tra il deposito dell’atto di citazione da parte della Procura regionale e il deposito della sentenza.

Nel 2020 la Coorte ha avviato, in via sperimentale, un’attività trasversale sulle gestioni economiche di diversi enti locali; lo ha fatto con diverse articolazioni di Roma Capitale. Ma anche di amministrazioni centrali (Presidenza del Consiglio dei ministri) e di altri organismi (Universita’ e Camere di commercio).

Ha portatoall’avvio di approfondite istruttorie su gestioni quantitativamente significative e alcune delle quali gia’ giunte alla fase della relazione conclusiva“.