Per Leodori e D’Amato la via del Parlamento

La differenza di vedute per le Regionali c'è. Tra il Segretario regionale Astorre ed i suoi vice Foschi e Battisti. Le Politiche del 25 settembre potrebbero semplificare il quadro. Leodori e D'Amato disponibili alla candidatura in Parlamento. E non solo loro. Il tema del le alleanze in Regione passa per le Candidature alle Politiche. Ecco perché

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Il fuoco cova sotto la cenere. La moratoria decisa dalla Direzione Regionale Pd del Lazio sospende il dibattito sulla scelta del candidato da schierare per il dopo Zingaretti. Ma le differenze di veduta e di strategia restano: sono nette, come ha messo in evidenza l’altra sera il dibattito alla festa dell’Unità. (Leggi qui: Quei segnali di Astorre per le Regionali del Lazio).

Leodori e D’Amato, la via del Parlamento

Daniele Leodori, Bruno Astorre e Alessio D’Amato

Le elezioni Politiche del 25 settembre ora impongono di evitare divisioni. Che gli elettori non capirebbero.

Le urne potrebbero aiutare a semplificare il quadro. Perché due dei pretendenti alla successione, il vicepresidente della Regione Lazio Daniele Leodori e l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amatocome hanno dato la loro disponibilità in caso di Primarie, allo stesso modo se fossero chiamati a candidature di servizio per spingere il Pd, in particolare in collegi difficili, sarebbero a disposizione come tutti gli assessori e consiglieri”.

A rivelarlo è stato il Segretario Regionale Bruno Astorre. Entro il 2 agosto dovrà consegnare al segretario nazionale Enrico Letta l’istruttoria sulle candidature alle prossime elezioni politiche. Lascia capire che in lista potrebbero andare anche altri Consiglieri che oggi siedono alla Pisana. Infatti “lo statuto non glielo vieta, essendo all’ultimo anno di mandato“.

Il nodo delle Primarie

Il dibattito alla Festa dell’Unità

Primarie sì o no per scegliere il candidato al dopo Zingaretti: la differenza di vedute è totale ed è la stessa registrata nelle settimane scorse.

Bruno Astorre (Area Dem) in caso di più candidature ha sempre affidato alle Primarie la scelta: lo fece a Cassino tre anni fa quando la Sezione si divise tra l’ex sindaco Peppino Petrarcone ed il suo assessore Enzo Salera; che vinse le Primarie e poi le elezioni strappando al centrodestra la città. I suoi due vicesegretari Sara Battisti (Pensare Democratico) ed Enzo Foschi (area Zingaretti) sono favorevoli invece ad una sintesi politica.

Una differenza di vedute emersa con chiarezza anche alla festa dell’Unità alle Terme di Caracalla . Per Bruno AstorreLe primarie sono un strumento molto residuale ma quello strumento c’è. Il Pd prevede che per la selezione dei sindaci e presidente della Regione si passi dalle primarie. Prima viene la politica, la ricerca dell’unità e della coalizione: ma come abbiamo fatto anche a Roma, quello delle primarie è un passaggio“.

Visioni diverse

Sara Battisti ed Enzo Foschi

Sara Battisti ed Enzo Foschi la vedono in modo diverso. Il vice segretario Sara Battisti fa una netta distinzione tra “le primarie per selezionare i gruppi dirigenti o i Segretari e le primarie per scegliere i sindaci ed i riferimenti istituzionali che devono governare le Regioni”.

Riconosce l’utilità dello strumento. Ma evidenzia che siamo in un momento molto delicato. E specifica che “Se Daniele Leodori e Alessio D’Amato sono un elemento fondante di questa giunta vanno messi nelle condizioni di essere proiettati nei ruoli che svolgeranno, che saranno sempre importanti e fondamentali. Vanno anche in parte tutelati”. In pratica, teme un logoramento per il ruolo di un vice presidente che dovrà guidare la Regione verso il voto dopo le dimissioni che Zingaretti rassegnerà a settembre; e per il ruolo di un assessore alla Sanità che tra poco dovrà lanciarsi contro una nuova ondata di pandemia e di vaccinazioni

La scelta politica, nella visione di Sara Battisti serve a questo: ad evitare le Primarie e l’inevitabile logoramento per due figure di primissimo piano. “Per questo sono contenta che alla fine siamo arrivati unitariamente alla decisione di stabilire che prima si costruiscono la coalizione e il programma, poi si pensa al candidato“.

Per il vice Segretario Enzo Foschi la questione è anche politica e di alleanze. “Le primarie si fanno se lo decide la coalizione, non se ci sono i candidati. Secondo ciò che avevamo votato unanimemente a decidere sarebbe stata la coalizione. E poi il Pd avrebbe deciso al suo interno come affrontare questa sfida. Quando si prende una decisione questa va rispettata. Questo per me era l’elemento, perché confermava un percorso che come gruppo dirigente del Pd avevamo fatto. E che è l’unico possibile. Sarà la garanzia per costruire una coalizione civica e politica che ci porterà a vincere di nuovo la Regione“.

Il tema della coalizione

C’è poi lo schema della coalizione da schierare. Anche su questo c’è una visione differente tra Bruno Astorre ed i due vice segretari.

Non a caso l’altra sera il Segretario ha parlato di Modello Lazio facendo la distinzione con il Campo largo. (Leggi qui: Quei segnali di Astorre per le Regionali del Lazio).

Comunque lo si voglia chiamare, nel Pd il tema della coalizione è un altro nervo scoperto. Con Calenda o senza, col M5Se o senza. E poco conta che buona parte degli attuali interlocutori non sarà presente nella prossima Legislatura a causa del vincolo dei due mandati; sul punto l’assessore Roberta Lombardi è stata chiara: tutto dipende dal programma.

Per Astorre “si ripartirà dalla carta di intenti che abbiamo quasi ultimato. La stavamo costruendo con tutta la coalizione. Ora andrà rivista anche alla luce del risultato delle elezioni politiche“. Il Segretario Regionale ha ricordato che la Legge elettorale del Lazio è a turno unico: vince la coalizione che conquista anche un solo voto in più. Per lui “è inevitabile prendere atto della necessità di aggregare quanti più soggetti possibile che si riconoscano in un comune sentire ed un comune programma”.

Calenda e Corrado sono interlocutori

Valentina Corrado con Mauro Buschini

Il dibattito nazionale rende più complicato del solito tenere ancora insieme Azione e Movimento 5 Stelle. Ma per Astorre il Lazio è una cosa diversa: per questo ha parlato di Modello Lazio e non di Campo Largo.

Entrando nel dettaglio. “Azione ha sempre detto ‘quando sceglierete il presidente, con o senza primarie, o le modalità per la sua scelta’ noi decideremo se starci. Non ha mai detto ‘Usciamo dalla coalizione’ ” ha puntualizzato Astorre. Sul piano. strategico “Per me Azione è fondamentale, come lo sono tutti gli altri. Siamo impegnati a costruire un modello Lazio sulle cose concrete“.

Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle. È un’evidenza che porterà in Aula alla Pisana una pattuglia di consiglieri rivoluzionata rispetto a quella che nel 2021 sposò l’ingresso in maggioranza. Mancheranno gli assessori Roberta Lombardi e Valentina Corrado, il vice presidente d’Aula Devid Porrello. Ma “nel Lazio– ha spiegato Bruno Astorreil nostro interlocutore dei 5 Stelle è Valentina Corrado, che resterà Segretaria regionale del Movimento anche dopo. Non c’entra nulla se qualcuno è candidato o meno o se qualcuno si candida a livello nazionale o meno”.

C’entra e molto il 25 settembre e le scelte diverse che si stanno delineando. “Ma l’interlocuzione regionale con le forze politiche è la stessa“.

Il futuro dopo il 25 settembre

Sara Battisti con Enzo Foischi e Bruno Astorre

Anche per Sara Battisti “per il 25 settembre passa anche il futuro del Lazio. Sui 5 Stelle “è un fatto noto a tutti che si è aperto un dibattito sul doppio mandato che si è concluso con una sua conferma. Il 25 settembre ci troveremo nuovi alleati e il 26 nuovi interlocutori”.

Bisogna rimettere tutto in discussione? Compreso il patto che ha portato in maggioranza i grillini? “Non rinuncio all’esperimento del Campo Largo portato avanti nel Lazio, il cui più grande teorico è stato Nicola Zingaretti segretario nazionale del Pd. Ma inevitabilmente ci sarà una nuova traduzione. Questo modello passa per il 25 settembre. Il 26 si apre un’altra stagione“. Perché “quando sancimmo la nuova maggioranza regionale con i 5 Stelle abbiamo stilato un programma di fine mandato insieme a loro. Se cambiano gli interlocutori: o questi riescono a stare dentro le priorità che abbiamo come Regione o si faranno altre valutazioni“.

Il ruolo di Calenda

Enzo Foschi

Anche le decisioni di Carlo Calenda avranno le loro ripercussioni sulle elezioni nel Lazio. È in bilico tra andare alle Politiche con il Pd o con un’aggregazione di centro: attende il responso dei sondaggi.

Enzo Foschi sintetizza la situazione dicendo “A Carlo Calenda mi lega il fatto che sia un tifoso della Roma, il resto è complicato”. Nella sua analisi della situazione “La campagna elettorale delle politiche determinerà molto di quella delle Regionali. Le dichiarazioni di Calenda e di tanti sono preoccupate rispetto al risultato che potrebbe ottenere la destra”. Per Foschi è fondamentale concentrare le forze ed organizzarle. perché “se ogni forza politica che si vuole contrappore alla destra poi nei collegi uninominali presenta un proprio candidato, così si fa un grandissimo regalo alla destra. Lì è il tema dell’alleanza tecnica, perché ci rende competitivi ma non ci snatura“.

Senza alleanza tecnica, secondo Foschi, “la destra farà filotto. E il problema non saranno Brunetta e la Gelmini ma che la destra avrà una maggioranza assoluta per cambiare la costituzione senza nemmeno passare per i referendum”.

Per questo ritiene che alle Politiche sia necessario il massimo impegno. A prescindere dai risultati nei collegi. Perché “Se il Pd del Lazio si confermerà il Partito più forte di quelli che competono, saremo anche più credibili il 26 settembre per aggregare attorno a noi quella rete che dobbiamo difendere. Quanto sono stretti o larghi i campi lo decidono gli elettori col voto“. 

I candidati locali a Camera e Senato

C’è poi il trema delle candidature da schierare nel Lazio. Le statistiche dell’Istituto Cattaneo individuano proprio nel Lazio gli unici 4 collegi blindati per il centrodestra al di fuori del Nord. (Leggi qui: Quei collegi che tutti vogliono: e martedì verranno assegnati).

Per Foschi le candidature di territorio potrebbero allora fare la differenza. Perché sono molti quelli che vorranno essere paracadutati nei collegi sicuri: contrastarli con i candidati territoriali potrebbe essere un’arma importante. “È vero che ci sarà un tavolo nazionale dove si deciderà quali candidature portare nei collegi o nel proporzionale. Ma per quanto riguarda noi avere, soprattutto in alcune province difficili, un candidato piuttosto che un altro può fare la differenza anche dopo il 25 settembre” ha detto il vicesegretario del Pd Lazio, Enzo Foschi.

Cita un precedente concreto: Matteo Renzi assegnò ai suoi i collegi sicuri. Foschi ribadisce che questo andrà evitato. “Se pensiamo che dobbiamo presentarci come partito etereo, dove tutto è calato dall’alto, questa esperienza l’abbiamo già vissuta ed è finita molto male”. Ricorda il risultato del 2018: “Abbiamo preso il 18,6% regalando l’Italia ai populisti e alla destra. Porrei quindi un’attenzione particolare alle indicazioni che arrivano dalle federazioni e dai territori. Perché avere figure importanti che aiutano a fare la campagna elettorale ci aiuterà anche a fare meglio l’operazione (per le elezioni nel Lazio, ndr) dopo il 26 settembre“.

Mobilitazione generale

Sara Battisti ha confermato. E aggiunto: “Vengo dalla provincia di Frosinone e non mi voglio trovare nella situazione per cui il 26 mattina la provincia di Frosinone e il basso Lazio esprimano 7 parlamentari della Lega e Fratelli d’Italia e non abbiano una loro rappresentanza. Questo comprometterebbe anche il lavoro che dobbiamo fare dopo“.

Cosa intende? Che dal risultato delle Politiche dipende poi quello delle Regionali. “Siamo chiamati ad una mobilitazione generale: le elezioni politiche in prima battuta, dalle quali passerà anche la prospettiva per la nostra Regione. Dopo il 25 settembre cambieranno tante cose e anche il campo largo così come era stato costruito e declinato da Nicola Zingaretti nel Lazio, pur essendo irrinunciabile, ci porterà a confrontarci con interlocutori diversi e nuovi“.

Conferma che si sta lavorando per dare alle province di Frosinone e Latina quella candidatura eleggibile che cinque anni fa non venne assegnata. “Stiamo lavorando alla composizione delle liste secondo i principi stabiliti dal segretario nazionale Enrico Letta: liste autorevoli e capaci di garantire un’ampia rappresentanza territoriale“.