Perché Claudio Durigon non lascia ma raddoppia

Il Capitano Matteo Salvini ha fatto una concessione ai “colonnelli” Giorgetti e Zaia, ma da adesso in poi la partita nella Lega cambia. E il ruolo politico interno di Claudio Durigon è destinato a rafforzarsi, anche nell’ambito della campagna del centrosud. Si illude chi pensa che possa aprirsi anche il fronte del coordinamento regionale del Lazio

Claudio Durigon ha voluto togliere il Capitano Matteo Salvini dall’imbarazzo politico, perché da 22 giorni l’unica domanda che gli esponenti del Carroccio si sentivano ripetere era quella relativa alla posizione dell’ex sottosegretario al Mef. Ma è anche vero che Durigon ha potuto sperimentare sulla sua pelle quanto sia forte la pressione di un’altra Lega, quella che fa riferimento al ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e al Governatore del Veneto Luca Zaia. L’ala governativa (Giorgetti) e quella nordista e autonomista (Zaia).

Con ogni probabilità al suo posto al ministero andrà Massimo Bitonci. Ma adesso nel Carroccio si apre anche un fronte politico interno. Non a caso Claudio Durigon ha voluto sottolineare che l’unico insostituibile è Matteo Salvini. Il quale ha portato la Lega al Governo e stabilmente sopra il 20% (con punte del 34% alle europee) per la capacità di saper sfondare nel centrosud per quanto riguarda il voto di opinione. (Leggi qui Salvini telefona, Durigon si dimette: “Ma non sono fascista”).

Senza Sud la Lega è solo Nord

Claudio Durigon e Matteo Salvini (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

E nel centrosud non c’è dubbio che Claudio Durigon sia l’elemento strategicamente più importante. Quello che ha portato in dote al segretario della Lega un’organizzazione spartana ed efficiente come quella mutuata dall’Ugl. Lo stesso apparato di comunicazione di Salvini, la cosiddetta Bestia, nasce da quel tipo di humus. E’ chiaro che Durigon non è simpatico a Giorgetti, a Zaia e all’ala nordista del Carroccio. Ma soltanto con il traino del Nord la Lega non potrebbe mai arrivare neppure in doppia cifra nel Paese.

Certamente Claudio Durigon ha commesso degli errori della vicenda del cosiddetto Parco Mussolini. Lo ha ammesso lui stesso, con spietata lucidità, scrivendo nella sua lettera aperta di addio “Un processo di comunicazione si valuta non in base alle intenzioni di chi comunica, ma al risultato ottenuto su chi riceve il messaggio: è chiaro che, nella mia proposta toponomastica sul parco comunale di Latina, pur in assoluta buona fede, ho commesso degli errori. Di questo mi dispiaccio e, pronto a pagarne il prezzo, soprattutto mi scuso”.

Durigon è blindato

Matteo Salvini

Ma adesso la questione assume un’altra valenza. La Lega di Durigon deve assolutamente contrattaccare e deve farlo nel Lazio. Fra due anni ci sono le Regionali e lui è uno di quelli in corsa per la candidatura alla Presidenza. Verrà sempre ricordato come quello del Parco Mussolini? Probabilmente sì, ma ci sono tempi e modi per metabolizzare quello che resta un incidente di percorso. Anche perché a questo punto la blindatura da parte di Matteo Salvini sugli altri fronti sarà impenetrabile.

Si illude chi pensa di poter aprire ora un dibattito sul ruolo di coordinatore regionale del Lazio di Claudio Durigon. Non sarà possibile. Il passo di lato e l’uscita dal Governo rappresentano la “concessione” del Capitano ai colonnelli Giorgetti e Zaia. I quali però non potranno chiedere oltre. E il fatto che Salvini abbia subito rilanciato gli attacchi a Luciana Lamorgese sta a significare che a questo punto il Carroccio sarà più di piazza che di governo. Almeno per tutta la durata della campagna elettorale.

Ma inevitabilmente si aprirà un dibattito su quale sarà il volto della Lega nel prossimo futuro. L’ipotesi di federazione con Forza Italia e con altri cespugli centristi può spostare il  baricentro, ma anche allargare il campo di azione. Specialmente nel centrosud. Per questo il passo di lato come sottosegretario al Mef di Claudio Durigon chiede una fase e apre una stagione.