Procaccini per il dopo Gentiloni? Sì, e forse in tandem con la Moratti

L'europarlamentare pontino viene dato nel poker che la Meloni sta approntando per il voto di giugno con la Commissione in target

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

C’è un toto-briscole anche in salsa pontina, nella road map di Giorgia Meloni per occupare la casella cruciale di Commissario Ue al voto di giugno 2024. Cioè quella che verrà lasciata libera per sua stessa ammissione da Paolo Gentiloni, che dall’Economia in chiave Bruxelles ha detto di voler tornare a fare politica in Italia. Il dato è che Fratelli d’Italia sta selezionando il nome da incasellare in lizza per quella stanza dei bottoni fondamentale e che c’è un poker di papabili.

Tra essi, secondo Il Foglio di Claudio Cerasa, Nicola Procaccini, procacciatore ottimo massimo di tesi meloniane sul tema. L’europarlamentare che aveva trovato il suo bingo nel voto del 2019 e correndo nella voluminosa circoscrizione dell’Italia Centrale sarebbe nel novero dei “desiderata” di Via della Scrofa. Procaccini sta in rosa con altri idonei, e sono tutti nomi di calibro grosso: da Raffaele Fitto che è in evidente pole al ministro Adolfo Urso. E per la parte che attiene da regolamento le “quote rosa” è spuntato il nome di una outsider che in zona Meloni non si vedeva fin dal famoso caffè milanese della allora non ancora premier.

Moratti, da papabile sul Colle a Commissaria

Letizia Moratti (Foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica)

Quello in salsa quirinalizia del 2021 di donna Letizia Moratti. E speso illo tempore per accarezzare l’ipotesi di una “Letizia for President” che servì a Meloni più che altro per agitare le acque ad Arcore ed avvelenare una chiama intermedia ma a suo parere perigliosa. C’è un contenitore strategico e va rammentato per sommi capi: per le Europee 2024 FdI punta a toccare il 30% e non potrebbe essere altrimenti. Perciò, per avere quel lusinghiero tetto a portata di occhi bisogna puntare su nomi mainstream nel nazionale, mentre Procaccini è già accasato a Bruxelles e paga pegno alla maggior notorietà degli altri.

Nicola Procaccini

D’altronde è vero anche che nel toto nomi della Meloni pesa anche un datato bisogno tattico di fare un rimpasto a Palazzo Chigi, ed a questo punto di vista Fitto ed Urso spostati di casella sarebbero ciò che effettivamente pare voglia. Tuttavia c’è il rovescio della medaglia. Ed è quello per cui non basta solo manovrare per ottenere il risultato, ma brigare per consolidarlo ed ottimizzarlo. E da questo punto di vista l’ex sindaco di Terracina ha skill di rilevo assoluto.

Il fedelissimo che si sa muovere a Bruxelles

Esaminiamole: Procaccini è un fedelissimo di Meloni originario di una provincia che per la destra è un po’ come la Terra di Mezzo di tolkieniana memoria. E’ copresidente dell’Ecr, il partito che Meloni guida e che la premier vorrebbe identitario ma col pugno non troppo piantato sul grugno del Ppe. Spieghiamolo meglio, questo passaggio fondamentale. L’europarlamentare è notoriamente uno non proprio amico amico della prospettiva di una destra italiana aggiogata ai popolari europei. Non lo è al punto da spiegare, questo la scorsa estate, che la Lega deve restare tra i sovranisti di Id.

Consiglio superfluo a parte, la rotta di Procaccini è molto più sottile e, guarda caso, ricalca perfettamente quella di Giorgia Meloni. E’ la linea dell’equilibro identitario. Quello per cui non serve essere ancelle del Ppe ma è utile considerare un ascendente attivo di Ecr che in alcune cose costringa il Ppe a pensare liberal ma ragionare da conservatore stretto.

Il funambolismo che serve a Giorgia

Un funambolismo questo molto caro alla premier, perennemente in bilico tra ciò di cui va fiera e ciò di cui ha bisogno. In più Procaccini guida il Dipartimento Ambiente ed Energia di Via della Scrofa. Cioè un settore che in chiave europea e decisoria sarà cruciale per i prossimi anni (già lo è, ma in Italia amiamo le iperboli futuribili più di quanto non rispettiamo il da farsi oggi, tutti). L’europarlamentare conosce Meloni dai tempi barricaderi di Azione Giovani. Ed ha con lei un rapporto centrato su quella militanza “passatista” e bella che in FdI, se non sei Fabio Rampelli last version, è sempre garanzia di attenzione maggiorata da parte della “capa”.

Fabio Rampelli (Foto: Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

Al “Domani” lo stesso Procaccini aveva rivendicato con orgoglio di aver “conosciuto Giorgia Meloni quando io avevo 16 anni, lei 15, e militavamo insieme nel Fronte della gioventù. Spiega Il Foglio: “Menzionato nella top chart degli uomini più influenti di Bruxelles da Politico, Procaccini cerca ora l’ingresso nella Bruxelles che conta. Liberandosi della vecchia immagine di militante dell’estrema destra romana e dalla sua nomina tesse relazioni con i colleghi di altri gruppi. Ma soprattutto difende a spada tratta la premier da ogni attacco che arriva da Bruxelles”.

L’endorsement a tempo sul Piano Mattei

Ma la vera briscola di Procaccini è la sua posizione, recentemente espressa, sul Piano Mattei. Il che lo mette in casella per due motivi: non solo il merito di ciò che ha detto (tutto sommato gli toccava per funzione), ma anche il timing di esternazione. Cioè quell’elemento sincronico tra un tema ed una verifica di idoneità a ché quel tema diventi tua mission istituzionale. Noi terragni diciamo “botta e lepre”.

Impianto di biogas Foto © Riccardo Squillantini / Imagoeconomica

“È un approccio non più predatorio ma di vantaggi reciproci su molti settori, economici, sociali e culturali. Oltre che sui cruciali temi migratori ed energetici. Per questo il Piano che coinvolge tanti soggetti: imprese, università, società civile e territori con la Conferenza delle Regioni, può diventare un modello virtuoso per l’Europa e non solo”. In ottica Fdi non fa una grinza.

Il preambolo era stato quello da post legiferato. “Ora che il Piano Mattei è legge, l’Italia si è dotata di uno strumento importante per attuare concrete politiche di collaborazione e intensificazione dei rapporti con gli Stati africani”.

Petti, medaglie e conferenze Italia-Africa

E ancora: “È un atto che qualifica l’Italia e l’azione del governo italiano in ambito internazionale”. Insomma, se Urso potrebbe medagliarsi (molto relativamente) della condotta sul caso Ex Ilva e Fitto sul Pnrr che tutto sommato sta in paniere di Roma nei tempi più o meno previsti, Procaccini pare avere un petto ancor più paludato. Per i prossimi 28 e 29 gennaio è in calendario la conferenza Italia-Africa, step voluto da Meloni più dell’Anello creato da Sauron, e per il voto europeo la “Compagnia” potrebbe avere il suo Gandalf pontino. Un “Grigio” perfetto per la zona grigia che Meloni vuole approntare in Europa.

(Foto: Dominique Hommel © European Union – EP)

E con quello puntare al suo personale “tesssoro” in Commissione Ue. Magari in tandem con colei che una fonte “nel secondo cerchio più stretto della premier” indica nell’azzurra neoconversa Letizia Moratti. Per “depotenziare Forza Italia”, dare maquillage di moderazione e gettoni a Fratelli d’Italia. E per consentire a Meloni di pagare la sua antica “cambiale quirinalizia” con una lady che in Lombardia scardinerebbe molti fortini.

Ovviamente con vantaggio per entrambe, perché in politica le cambiali in bianco non esistono. Ma i grigi, quelli sì.