Regionali, Pd verso l’alleanza senza veti

La Direzione Regionale Pd traccia la rotta per le elezioni. I messaggi in codice. Le posizioni e gli interventi. I dettagli dimenticati. La sensazione che il problema abbia nomi e cognomi. E la soluzione stia proprio nel Lazio

Il Partito Democratico non è in liquidazione, non è stato messo in svendita. Il messaggio che parte dalla Direzione regionale riunita martedì pomeriggio è forte e va in due sensi. Verso gli alleati che compongono l’attuale campo ultralargo al governo della Regione Lazio e verso gli elettori. Ai primi ricorda che l’alleanza già c’è ed è al lavoro ormai da cinque anni: si rischia di liquidarla sacrificandola sull’altare di una discussione nazionale. Ai secondi ricorda che il Pd c’è ed intende vendere cara la pelle.

L’analisi di Astorre

Bruno Astorre

Ad aprire i lavori è stato il Segretario regionale Bruno Astorre. Ha analizzato i numeri delle elezioni Politiche del 25 settembre registrati nel Lazio. E cifre alla mano ha ribadito che la Regione è difendibile: a condizione però che ci sia un progetto forte, solido, capace di reggere all’assenza di un candidato Governatore come Nicola Zingaretti che 5 anni fa vinse andando ben oltre i Partiti che lo sostenevano.

Astorre ha ribadito che sarebbe una follia non riproporre il Modello Lazio: un’alleanza costruita in questi anni non intorno ai numeri ma intorno ai progetti condivisi con le altre forze. Ha parlato della necessità di «Una scelta convintamente politica e non numerica». Ma se l’alleanza già c’è allora perché c’è bisogno di parlarne così tanto? Perché «ci sono forti difficoltà per creare la nuova riedizione della coalizione».

Le difficoltà hanno nomi e cognomi precisi. Non sono né Azione né Movimento 5 Stelle ma Carlo Calenda e Giuseppe Conte. Nella sala è chiaro il concetto: il Lazio rischia di dover ammainare la bandiera del centrosinistra perché verrà sacrificato sull’altare di uno scontro nazionale tra Pd e le ambizioni di Calenda e Conte. Che sono uniti dallo stesso progetto: abbattere il castello Dem ed appropriarsi delle macerie per tornare indietro di vent’anni e ricostruire i Diesse (Conte) ed il centro (Calenda).

Presenti e assenti

Nicola Zingaretti

Presente alla Direzione regionale il governatore uscente Nicola Zingaretti. Non ha preso la parola, non ha detto quando si dimetterà innescando il conto alla rovescia che da quel momento concederà 90 giorni al massimo per tenere le elezioni con cui individuare il suo successore.

Presenti e silenti anche il vicepresidente Daniele Leodori e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato: entrambi aspirano alla presidenza. Partecipa e non interviene pure Sara Battisti, il vice Segretario regionale: prima che cascasse il Governo era per una sintesi politica sul nome di Enrico Gasbarra ma da allora pare trascorsa un’era geologica. C’è il presidente della provincia di Frosinone Antonio Pompeo che ha annunciato la sua intenzione di candidarsi, della Federazione sono presenti il Segretario Luca Fantini e la presidente Stefania Martini.

Astorre lancia il dibattito sostenendo una tesi: bisogna fare di tutto per provare a riproporre il Modello Lazio, senza pregiudizi e senza precondizioni. Ma in tempi brevi: il Segretario non vuole ritrovarsi in una condizione come quella vissuta in Sicilia. La discussione andrà avanti due ore.

Mal di pancia ed esortazioni

Matteo Orfini (Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica)

La senatrice Monica Cirinnà ha un diavolo per capello. Attacca Enrico Letta contestandogli il criterio con cui ha concepito le liste e l’assenza di alleanze: dice che è stato questo a farle perdere il collegio. Sollecita un’analisi del voto ancora più approfondita per capire quali aree del Lazio hanno risposto bene e quali no. Poi si rivolge a Nicola Zingaretti e gli dice che non deve dimettersi subito ma aspettare tutto il tempo che la Legge gli assegna. Perché è necessario prepararsi bene a questa nuova sfida e la fretta non è una buona alleata.

L’ex presidente nazionale Matteo Orfini è stato eletto nel collegio Frosinone – Latina. Lì ha sentito con le sue orecchie centinaia di elettori che gli promettevano il voto turandosi il naso: ha detto che sarà necessaria un’analisi anche su questo. Ma intanto condivide la linea Astorre e dice che il dibattito sul Lazio va tenuto separato dal confronto nazionale. Perché è lì che M5S ed Azione sono incompatibili mentre nel Lazio stanno assieme senza problemi. Condivide anche il fatto che si debba fare in fretta e se fosse impossibile tenere tutti dentro allora «scegliere almeno uno dei due alleati, altrimenti rischiamo di non chiudere con nessuno». Non lo dice ma si capisce che fosse per lui i centristi sono più affini dei pentastellati.

Prende la parola il vice Segretario Enzo Foschi. Fa un richiamo ad un Pd che anche nel Lazio torni ad essere orientato a sinistra. Che torni ad essere popolare mettendo il tema del lavoro al centro.

Non dobbiamo avere paura

Gian Paolo Manzella (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Anche Marianna Madia pone l’accento sul tempo. Ha chiesto di verificare l’esistenza del questo Campo largo ma in tempi brevi, così da potere partire con la campagna elettorale.

Il responsabile regionale Organizzazione Andrea Ferro invita però a non farsi prendere dalla fretta. Perché «non possiamo dare la patente di affidabilità o inaffidabilità a nessuno: dobbiamo discutere con tutti. E tentare fino alla fine una mediazione» sul Modello Lazio

Fa sentire il peso della sua autorevolezza Gian Paolo Manzella, già assessore regionale e poi Sottosegretario. Dice «Non dobbiamo avere paura del XXI secolo, cioè di quelli che sono i cambiamento sociali e della nuova funzione che si chiede alla sinistra. Se non la interpretiamo, rischiamo di farci trovare fuori dal nostro tempo».

Molto agitato e critico l’intervento di Lucia Palone assistente dell’onorevole Patrizia Prestipino, anche lei non confermata. Sarà per questo che chiede «un passo indietro a tutta la classe dirigente che ci ha portati fino a questo punto. C’è bisogno di una vera e propria rigenerazione. Molti circoli si sono svuotati».

La profezia del coordinatore

Mauro Buschini

C’è un punto che molti però hanno dimenticato. A riportarlo al centro della discussione è il coordinatore della maggioranza Zingaretti, Mauro Buschini. «Sommessamente ricordo che cinque anni fa, nello stesso giorno, gli elettori del Lazio si ritrovarono in mano due schede: votarono il centrodestra alle Politiche ed il centrosinistra alle Regionali. Sono due elezioni diverse e due storie diverse: sta a noi tenere il dibattito sul Lazio ben distinto da quello nazionale, come fummo capaci di fare cinque anni fa».

Poi c’è un passaggio con un messaggio in codice. Compito del Pd per Buschini «è quello di tenere il dibattito sul livello regionale. Perché qui sul panorama regionale siamo tutti d’accordo su tutto. Su tutto». Breve pausa. «Su tutto» ripetuto tre volte. L’impressione è che voglia dire: se lasciano decidere a noi nel Lazio sappiamo tutti benissimo cosa si deve fare e siamo pronti a farlo per vincere queste elezioni. E quel ‘noi’ non sottintende solo il Pd.

Chiude ricordando che «il tema non è se si fa o non si fa il campo Largo. Perché in Regione Lazio c’è già. Abbiamo solo bisogno di chiudere questa discussione».

Conferme… Nobili

Luciano Nobili (Foto Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

La conferma è arrivata nella mattinata con le dichiarazioni di Luciano Nobili, uno dei generali di Matteo Renzi. «Non abbiamo l’ambizione di essere l’ago della bilancia nel Lazio. Vogliamo essere centrali, ma non equidistanti. Siamo lontani da sovranisti e populisti, sia chiaro». Dalla non chiusura si passa all’apertura quando Nobili dice «Il Pnrr, gli impianti per i rifiuti, il rilancio della sanità sul modello di quello che è stato fatto per il Covid: vogliamo capire quali progetti ha il Pd su questi temi. Una collaborazione si può studiare sulla base di una piattaforma politica coerente e riformista».

Anche per questo la direzione del Pd Lazio ha confermato il mandato al segretario Bruno Astorre e ai vice Enzo Foschi e Sara Battisti. Un mandato ad “esplorare” le reali possibilità di confermare l’alleanza con Azione – Italia Viva e Movimento 5 Stelle alle prossime regionali schierando la coalizione che da marzo 2021 guida il Lazio.

La linea del Segretario Regionale Bruno Astorre è stata approvata all’unanimità. La linea è: dividere le vicende nazionali da quella del Lazio. E poi costruire un progetto intorno al quale mettere tutti quelli che si riconoscono in quelle cose da realizzare per il Lazio «innovando dove serve» per fare sopravvivere il “Modello Lazio”. Sarà poi «l’alleanza a scegliere un candidato unitario senza accettare veti». Significa che il Pd non imporrà candidati a nessuno. Ma nessuno potrà imporre candidati al Pd. Perché il Partito Democratico non è in liquidazione.