Ripartenza: la spinta è giovane. E donna

Le under 35 trainano la nascita delle nuove attività. Lo certifica l'osservatorio per l'imprenditorialità femminile di Unioncamere e InfoCamere. Il Lazio fa la sua parte. Ma l'altra faccia dei numeri dice che la strada per colmare il gender gap è ancora lunga

Alessio Brocco

In definitiva, le parole sono tutto quello che abbiamo

Mary Katherine Goddard è un nome che, forse, ai più non suona familiare. Eppure nella storia conserva un posto speciale. America, 1774. Goddard, sostituendo il fratello alla guida del The Journal Maryland, diventa la prima donna editore. Un giornale rivoluzionario, anche nella stanza dei bottoni.

Fu lei a stampare, prima di tutti, la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti con i nomi dei firmatari. Fu lei, fulmine a ciel sereno, a tracciare il solco del binomio donne -imprenditoria che, nel corso degli anni, ha fatto passi da gigante, ma che ancora oggi deve fare i conti con una mentalità fuori tempo.

Mary Katherine Goddard

Fuori tempo perché la spinta imprenditoriale femminile c’è e vuole contare. E, più delle altre, lo sanno le giovani generazioni che, sgomitando, decise si fanno largo. Lo certificano i dati i dell’osservatorio per l’imprenditorialità femminile raccolti da Unioncamere e Infocamere. Sono quelli relativi al primo trimestre 2021.

La spinta delle under 35

L’indagine mette in evidenza che, rispetto alle iscrizioni registrate nei primi tre mesi del 2020, le nuove imprese fondate da under 35 sono aumentate dell’8,1%. Mentre sono ancora timorose le colleghe più adulte, la cui voglia di mettersi in proprio è inferiore di 2 punti percentuale.

Coraggio, incoscienza, visione lungimirante? Come spesso accade la verità non sta mai tutta da una parte sola. La vitalità dell’imprenditoria è tornata a salire a mano a mano che il piano di vaccinazioni andava avanti e restituiva un po’ di sicurezza. Certo, la ripresa è ancora disomogenea. Non tutti i comparti sono riusciti ancora a prendere una boccata d’ossigeno, ma la condizione generale, rispetto al passato recente, è sicuramente più vivace. Anche nell’imprenditoriale femminile.

Sono, infatti, 26.299 le imprese femminili nate tra gennaio e marzo 2021, contro le 26.044 dello stesso periodo di un anno fa (il dato più basso dal 2015). Sebbene ancora al di sotto delle performance del passato, la crescita dell’1% rispetto al trimestre 2020 lascia un messaggio di fiducia in ottica futura. Perché c’è anche un altro fattore da tenere in considerazione. Quello della resilienza. Lo sono le under 35.

“Nel secondo e nel terzo trimestre 2020 – si legge nel report – le iscrizioni delle imprese femminili giovanili si sono ridotte in misura minore rispetto a quelle over 35 (-38,6% contro -44,0% nel secondo trimestre, -3,7 contro -5,3% nel terzo), fino a tornare in positivo nei primi tre mesi del 2021”.

Il Lazio fa la sua parte

Sono oltre un milione e 300mila le imprese guidate da una donna in Italia. Di queste, 144mila si trovano nel Lazio che è la seconda regione in termini numerici alle spalle della Lombardia che, invece, ne conta 179mila. Ma con una differenza perché il Lazio (22%), rispetto alla Lombardia (18,93%), ha una percentuale in linea con il totale nazionale (21,97%) nel raffronto tra le imprese totali e quelle al femminile.

A livello numerico Lombardia e Lazio, in questa speciale graduatoria, sono seguite da Campania (138mila) e Sicilia (115mila).

Molise (27,26%), Basilicata (26,26%) e Abruzzo (25,71%) sono le regioni in cui, invece, il “peso” delle donne d’impresa è maggiore e pari a oltre un quarto del totale delle attività esistenti.

Imprenditoria e l’altra faccia dei numeri

C’è spesso un’altra faccia della medaglia. Perché se da una parte la voglia di imprenditoria femminile giovanile rappresenta un segnale chiaro di vivacità e consapevolezza, non bisogna dimenticare, così come spiegano da Unioncamere, che le donne continuano a pagare un prezzo più alto degli uomini alla crisi indotta dalla pandemia. Anche nel primo trimestre di quest’anno, infatti, l’incremento percentuale delle nuove imprese guidate da donne continua ad essere ben inferiore a quello delle imprese maschili (1% a fronte del 9,5%)”. (leggi anche Tutti sono uguali. Ma gli uomini sono più uguali delle donne).

A questo quadro bisogna anche aggiungere l’aumento, a livello generale, dell’età dell’imprenditoria. Se nel 2010, stando a un’altra elaborazione congiunta di Unioncamere-Infocamere, infatti, i piccoli imprenditori in Italia sopra i cinquant’anni rappresentavano il 54,8%, nel 2020 la percentuale ha fatto registrare un incremento di oltre 11 punti attestandosi al 66,4%.

Significativa, sotto questo aspetto, anche la situazione della provincia di Frosinone dove, secondo uno studio condotta da Cna, a fare impresa sono soprattutto i “senior”. La fascia di età 18-30 è, infatti, prossima al 5% e, sommando le classi fino a 40 anni, arriviamo al 20%. Il gruppo più numeroso, viceversa, è quello degli over 60”.