Zingaretti va oltre i suoi Partiti: i suoi simboli sono sotto di 4 punti

Le rilevazioni dell'Istituto Izi: Zingaretti più votato delle sue liste: raccoglie consenso tra gli avversari. Situazione opposta per Roberta Lombardi: prende meno del M5S.

 

Giovanna VITALE

per LA REPUBBLICA

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Neanche il crollo del PD, precipitato sotto la soglia psicologica del 20%, sembra rallentare la corsa di Nicola Zingaretti. Il governatore uscente, forte di un notevole consenso personale, non solo riesce a fare meglio degli altri candidati alla presidenza del Lazio, ma stacca pure tutte le liste schierate a suo sostegno. Incassando quattro punti in più rispetto alla somma totale degli alleati.

La sua inseguitrice più prossima, la grillina Roberta Lombardi, resta lontana, a 9 lunghezze di distanza; in compenso il Movimento Cinque Stelle schizza al 27%, diventando il primo Partito della regione.

Subito dietro si piazza lo sfidante di centrodestra Stefano Parisi– la cui performance a campagna elettorale appena iniziata – é cinque punti sotto quella della sua coalizione. Dove a sorpresa si registra un testa a testa tra Fratelli d’Italia, Partito sulla carta più radicato nell’Italia centro-meridionale, e l’arrembante Noi con Salvini, che appare addirittura in leggero vantaggio.

Doppiato invece da chi lo precede in classifica il sindaco di amatrice Sergio Pirozzi, uscito piuttosto malconcio dal braccio di ferro con Berlusconi.

Mentre a segnare un buon risultato, specie in confronto a cinque anni fa, e CasaPound: Mauro Antonini sfiora infatti il 2,5%.

Di contro, pressoché irrilevante sembra essere Jean-Léonard Touadi, da poco gettato nella mischia dalla ministra Beatrice Lorenzin: alla testa di Civica Popolare si aggira intorno al mezzo punto.

È la fotografia delle intenzioni di voto scattata dalla società Izi tra il 30 gennaio ed il 1 febbraio su un campione di 1059 cittadini residenti nel Lazio. Chiamati ad esprimere la loro preferenza sui candidati dei blocchi principali di questa tornata regionale.

Nicola Zingaretti, candidato del centrosinistra, verrebbe scelto dal 36,6%  degli intervistati: più della somma totale delle sue liste, a riprova di un elettorato ormai avvezzo al voto disgiunto. Tanti elettori sarebbero cioè propensi a scegliere lui come governatore, barrando però poi una lista concorrente. Prova ne é che la sua coalizione non tiene il passo, attestandosi al 32,5%. Con il Pd inchiodato al 19,8%, LeU al 4,7,+Europa di Emma Bonino al 2, la Civica del Presidente al 6: civica che, se da un lato rappresenta un punto di forza, in grado di arrestare l’emorragia di cui sembrano soffrire i Partiti alleati, dall’altro drena consensi sia al Pd, sia all’estrema sinistra.

«Questi numeri – spiega l’amministratore delegato di Izi Giacomo Spaini – rivelano il grande successo personale di Nicola Zingaretti. Il quale, in un quadro ben più frammentato di quanto lo fosse cinque anni fa, registra un risultato solo di poco inferiore al 2013. E se Liberi e Uguali, a livello regionale, va peggio rispetto alla media nazionale, é perché viene e erosa dagli esponenti di Sel che corrono con la civica del presidente».

All’inverso Roberta lombardi perde terreno rispetto al suo Movimento Cinque Stelle: lei si ferma a 25,7%, i pentastellati stanno al 27%, più di un punto sopra. «Dalla nostra analisi – dice la sondaggista – emerge un leggero spostamento di voti grillini su Pirozzi: segno che sulla deputata romana, all’interno dello stesso movimento, non sembra esserci unanimità. Tant’è che il sindaco di Amatrice, insieme a Zingaretti, è l’unico a prendere più voti della sua lista».

Entrambi, Lombardi e Pirozzi, in ogni caso sono penalizzati dal fatto di correre con un solo simbolo all’interno sistema elettorale che premia invece le coalizioni.

La medaglia di bronzo risulta al momento assegnata Stefano Parisi, catapultato nella campagna per il Lazio appena una settimana fa, in notevole ritardo rispetto agli avversari: grazie al traino degli alleati, tuttavia, Mr. Chili é già attestato al 23,2%: due punti e mezzo sotto la sua sfidante grillina. Ma il suo bacino potenziale è molto più alto: la coalizione di centrodestra viaggia intorno al 28,3% con Forza Italia al 12,7%, Fratelli d’Italia al 7,6.

Mentre non è stato possibile pesare Noi con l’Italia la cosiddetta “Quarta gamba” allestita dai centristi di Lorenzo Cesa, «che noi abbiamo inserito la voce ‘altri’ poiché comunque sposterà poco nel gioco del consenso interno alla coalizione», spiega Spaini. Il quale tuttavia avverte: «il centrodestra non ha ancora iniziato la sua campagna, è l’unico ad avere possibilità di crescita».

Chi invece appare in declino è Sergio Pirozzi: anche lui gode di una buon successo personale, tant’è che da solo vale l’11% contro il 6,6 della lista con lo scarpone. «I suoi voti in più sono quelli che mancano a Parisi: pure qui il voto disgiunto è evidente», argomenta l’amministratore delegato di Izi.

«Ma attenzione: anche a voler ipotizzare un ritiro del sindaco di Amatrice, posto che sarebbe un errore fare la somma algebrica dei suoi consensi con quelli di Parisi, il totale sarebbe comunque inferiore a quello raggiunto da Zingaretti», ragiona l’amministratore di Izi.

Altro dato sorprendente, il basso numero di elettori che dichiarano l’intenzione di non andare alle urne o di astenersi: 16,1%. Contenuto pure quello degli indecisi: 20%. E siccome questi ultimi «finiscono in genere opera non votare o per distribuirsi in modo proporzionale su tutti candidati», stando così le cose, l’esito delle elezioni appare quasi scontato. «Salvo ovviamente eventi imprevisti ed eclatanti», conclude Spaini.

Anche se «10 punti di distacco, a un mese dal voto, sono tanti». Davvero difficili da rimontare.

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