La svolta di Berlusconi. Ma nessuno è convinto

Il presidente Berlusconi ieri sera ha nominato Toti e Carfagna coordinatori della transizione verso il Congresso. I dubbi di Fazzone. E Ciccone. Una mossa per prendere tempo, scommettere sulla crisi, evitare le riforme. Il ruolo di Verdini.

«È un’apertura ma non credo che possa essere una conclusione. Ciò che vogliamo è qualcosa di completamente diverso: noi chiediamo una libertà totale nell’individuazione della linea, della crescita, della partecipazione al Partito. Credo che l’apertura fatta dal presidente Silvio Berlusconi non sia una cosa né sufficiente né definitiva»: Claudio Fazzone è il potentissimo coordinatore regionale di Forza Italia nel Lazio. È stato tra i primi a chiedere una radicale trasformazione del Partito: era febbraio e per tutti era un eretico. (leggi qui Fazzone prepara le valigie: «Così non si va avanti» e leggi anche qui Terremoto in Forza Italia, il ground zero di Claudio Fazzone). Senatore e componente della Commissione Antimafia, ormai da anni siede al tavolo con Silvio Berlusconi quando si parla di strategie regionali. Proprio per questo è prudente di fronte alla mossa fatta nelle ore scorse dal Cav per riunire Forza Italia: la nomina di Mara Carfagna e di Giovanni Toti come nuovi coordinatori del Partito, incaricati di organizzare la transizione verso il congresso nazionale.

La mossa del Cav

Silvio Berlusconi tenta di disinnescare la bomba ad orologeria capace di disintegrare Forza Italia. Sa che ha bisogno di tempo. Gli serve per diluire l’iniziativa del 6 luglio nella quale Giovanni Toti annuncerà l’avvio di quella scissione che dovrebbe traghettare un pezzo di Forza Italia verso la Lega di Matteo Salvini.

All’ora di colazione del mercoledì, la separazione veniva data come inevitabile. Ma se a chiamarti per un caffè e poi per il pranzo è Silvio Berlusconi, non c’è decisione che tenga. Così, il Cavaliere ieri vede a pranzo Giovanni Toti alla residenza del Plebiscito e parlano a lungo; durante le pause di recupero imposte dai medici, Toti parla con lo Stato Maggiore. Sostiene che «Bisogna stabilire la linea politica, le parole d’ordine, mettere in discussione anche il nome di Forza Italia».

In serata arriva il via libera ad una sorta di diarchia per la guida di Forza Italia. Da qui al congresso nazionale Giovanni Toti e Mara Carfagna saranno i coordinatori, guideranno la commissione che dovrà scrivere il Regolamento in base al quale si svolgerà il confronto (non avendone mai svolto uno, Forza Italia non ha un regolamento per il Congresso).

Non solo. La parlamentare e il Governatore della Liguria dovranno anche «curare il Coordinamento di un gruppo incaricato di redigere una proposta di modifica dello Statuto da presentare al Congresso Nazionale». 

I dubbi di Fazzone. E degli altri

Il tutto viene annunciato in maniera ufficiale con una nota scritta. Che è il trucco migliore per fare nulla. Nella nota viene spiegato che alla Commissione parteciperanno anche il vice-presidente Antonio Tajani e le due capigruppo a Camera e Senato Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini. Scriveranno le regole per le assise che si faranno “entro l’anno“, assicurano da Forza Italia.

Tutto da scrivere, insomma. E potrebbe volerci un tempo indefinito che potrebbe essere infinito. Ma la vera trappola è un’altra. Nella nota in cui annuncia le deleghe a Mara Carfagna e Giovanni Toti, Silvio Berlusconi mette in chiaro un punto: «responsabilità di coordinare l’organizzazione del Partito» avverrà «sulla base delle mie indicazioni». Cioè, decide sempre lui.

Claudio Fazzone da subito ci mette prudenza. «Voglio vedere se realmente questo avviene. Non basta dire che bisogna scrivere le regole: bisogna riformare il Partito organizzandolo su livelli territoriali, la politica si fa dai Comuni e bisogna mettere in chiaro che in futuro si dovrà portare rispetto alle classi dirigenti locali. Perché sono loro che ci mettono la faccia con i cittadini».

A stretto giro, su Tg2 Post appare Giovanni Toti. È sempre più chiaro che per il momento l’apertura non è sufficiente a colmare le distanze. «Non credo – dice il Governatore – che si possa fare una rivoluzione partendo da un board. La rivoluzione si fa partendo dai contenuti e fissando tempi precisi».

Da Frosinone il coordinatore provinciale Tommaso Ciccone conferma che la serie di incontri organizzativi sul territorio annunciata a Montecitorio martedì da Mario Abbruzzese, Antonello Aurigemma, Pasquale Ciacciarelli e Adriano Palozzi andrà avanti. (leggi qui L’assalto è partito: «Basta con Forza Italia in mano ad uno staff di Segreteria»)

Anche Ciccone, come Fazzone, sollecita «Un percorso di rinnovamento, quello di Forza Italia, che deve passare, necessariamente, attraverso il coinvolgimento fattivo dei rappresentanti territoriali, conoscitori delle istanze e delle necessità delle comunità locali. Dopo la conferenza stampa di Roma, inizia ora la fase del confronto e delle proposte concrete, attraverso l’organizzazione di una serie di incontri articolati su base provinciale, per ogni provincia del Lazio».

La mossa di Verdini

Una fonte sostiene che a sbloccare tutto sia stata una telefonata fatta da Denis Verdini a Matteo Salvini. Con il suo pragmatismo toscano avrebbe domandato cosa chiedeva la Lega per evitare che l’evento del 6 luglio organizzato da Giovanni Toti diventasse il momento dello strappo. E l’inizio della fine per Forza Italia.

Secondo questa vulgata, Matteo Salvini avrebbe risposto: “Un congresso nazionale per Forza Italia e la possibilità per Toti di candidarsi a segretario“.

Di certo c’è che lo stesso Silvio Berlusconi ci tiene a far sapere che il rapporto con la Lega c’è e lo gestisce lui in prima persona. «Lavoriamo per una coalizione con la Lega e con gli altri partiti di centrodestra, anche con Fratelli d’Italia», dice incontrando i suoi parlamentari. E ammette «Ne ho parlato anche con Matteo Salvini».

La mossa di Berlusconi

Un messaggio con il quale far capire che Berlusconi non intende lasciare a Giovanni Toti il ruolo di ambasciatore con la Lega.

Con la nomina a coordinatore propone a Toti un ruolo apparentemente chiave. E allo stesso tempo rassicura anche quel “Partito del Sud” che guarda proprio a Mara Carfagna, (nei mesi scorsi aveva incontrato l’allora capogruppo di Forza Italia in Comune a Cassino Rossella Chiusaroli, che fa riferimento a Claudio Fazzone).

Nominandola coordinatrice insieme a Toti prende tempo e disinnesca un’altra possibile scissione. Il Cav prende tempo anche con la Lega. Lo fa dicendo «Allearci con la Lega non vuol dire sottomettersi alla Lega. Nessuna sottomissione, anzi. Penso che dovremo essere d’accordo sui candidati che intendiamo presentare alle elezioni e anche sui ministri che andranno a comporre il prossimo governo di centrodestra”.».

La realtà è che il leader di Fi scommette su una crisi del governo Lega-M5s. Ai Parlamentari azzurri ha parlato di un governo che sta offrendo «uno spettacolo straziante. In tanti decenni di vita politica non ho mai visto niente di così tragico, drammatico: la mattina sì, il pomeriggio no, il giorno dopo forse, uno contro l’altro, uno contro due, due contro uno, il primo ministro che dice una cosa, i vicepresidenti del Consiglio che lo prendono in giro».

I continui scontri tra i due alleati di governo e le mosse di Salvini per lui hanno questo obiettivo. «Vediamo cosa succede al ritorno di Salvini dagli Usa – commenta un parlamentare di Forza Italia vicino al Cavaliere – se Trump gli dà il permesso, lui fa la crisi…».

Un motivo in più, nella strategia di Berlusconi, per non avventurarsi in operazioni solitarie fuori da Forza Italia. E per non spaccare il partito. Restando uniti, è il ragionamento, si avrà più forza per parlare con il leader della Lega.

Se è tutto vero o solo un modo per prendere tempo lo s potrà vedere solo nelle prossime settimane.