Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 17 febbraio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo giovedì 17 febbraio 2022

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende in questo giovedì 17 febbraio 2022.

TOP

BRUNO ASTORRE

Bruno Astorre (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

Il Pd frusinate è a metà tra una polveriera e una Torre di Babele: impossibile trovare una soluzione condivisa su candidatura a sindaco e alleanze. Il senatore Bruno Astorre, scuola democristiana di livello assoluto, lo ha capito subito l’altra sera durante la riunione. (Leggi qui Il Pd va alle Primarie all’unanimità e lancia due messaggi).

In queste condizioni è veramente arduo pensare di poter arrivare ad una decisione. Allora il Segretario regionale ha pensato bene di fare uno scatto in avanti, perché il Pd rimane comunque il primo Partito della coalizione. La proposta è quella delle primarie e del Campo largo, dicendo agli alleati che chi non dovesse essere d’accordo si assumerebbe la responsabilità di una eventuale terza sconfitta consecutiva del centrosinistra.

Probabilmente non basterà a rimettere insieme i cocci, però intanto darà al Pd la possibilità di togliersi da un angolo politico molto pericoloso.

Magia da vecchia scuola.

ZICCHIERI-GERARDI

Hanno tirato fuori orgoglio, attributi e senso di appartenenza a dei territori che più di altri hanno bisogno di utilizzare al meglio i fondi del Pnrr. Lo hanno fatto con toni forti e vibrati nella chat della Lega. Il problema non è la contrapposizione tra Nord e Sud, il problema è rendersi conto che finanziamenti per lo sviluppo devono essere utilizzati maggiormente dove ce n’è bisogno. Il Mezzogiorno ha bisogno di opportunità vere e il Piano nazionale di ripresa e resilienza lo è. (Leggi qui Gerardi e Zicchieri infiammano la chat della Lega).

C’è poi anche un aspetto politico e cioè che la Lega negli anni scorsi è cresciuta molto sul piano elettorale anche per la capacità di Matteo Salvini di allargare il discorso al Sud.

In questo momento il Carroccio deve guardarsi dall’avanzata di Fratelli d’Italia, ma non ha possibilità se non prova anche a rafforzarsi nel centrosud. Non è semplice in un partito che ha le radici e il cuore al Nord battersi per affermare le ragioni del Sud. Francesco Zicchieri e Francesca Gerardi l’hanno fatto con grande forza e determinazione.

Coraggiosi.

FLOP

PIERFERDINANDO CASINI

Pier Ferdinando Casini (Foto Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

È stato ad un passo dall’elezione a presidente della Repubblica, poi ha scoperto che non c’era altra alternativa se non quella di confermare Sergio Mattarella. Ed è stato lui a facilitare la strada. Pierferdinando Casini è un “cavallo di razza” vero e nessuno più e meglio di lui potrebbe rappresentare un Centro forte. Qualora però il Centro forte ci fosse.

Al di là delle chiacchiere in libertà, nessuno è in grado di poter mettere in pratica certe intenzioni. Dovrebbe essere Matteo Renzi, insieme a Silvio Berlusconi, a lanciare Pierferdinando Casini per la guida di quello che potrebbe davvero diventare il terzo polo. Ma nessuno lo farà perché Casini è troppo ingombrante, troppo autonomo, troppo bravo, troppo conosciuto.

Il suo errore è stato quello di fidarsi di chi continuava a dirgli che poteva essere soltanto lui l’uomo giusto. Adesso ha deciso di tornare nelle retrovie, ma un politico del suo livello doveva rendersi conto di quanto potente e aggregante è il sentimento dell’invidia.

Sedotto e abbandonato.

BEPPE GRILLO

Beppe Grillo (Foto Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Non è cambiato nulla: in televisione a indicare la linea del Movimento Cinque Stelle va Giuseppe Conte. La decisione del Tar di Napoli è stata completamente scordata, anche se nel frattempo non sono intervenute novità.

Il fondatore Beppe Grillo non è riuscito a tornare al centro nel dibattito interno al Movimento. Tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio nella sostanza ha scelto Giuseppe Conte.

Adesso si vedrà cosa succederà all’interno dei pentastellati, soprattutto sul delicato tema del terzo mandato. Questa doveva essere l’occasione per un ritorno in grande stile di Beppe Grillo alla guida del Movimento. Invece è stata la conferma che ormai è relegato al ruolo di padre nobile.

Rientro mancato.