Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 12 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 12 luglio 2022

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire, attraverso di loro e quanto hanno fatto, cosa ci attende nella giornata di martedì 12 luglio 2022.

CLAUDIO FAZZONE

Claudio Fazzone

Comunque vada a finire, a Latina ha già vinto lui. Sia che si torni al voto, sia che il Consiglio di Stato annulli la sentenza del Tar e non riporti alle urne 22 sezioni per rivotare il sindaco. (Leggi qui: I ricorsi che “consegnano” comunque vada la città a Fazzone).

Claudio Fazzone, il potentissimo signore di Forza Italia ha vinto perché quella sentenza e la successiva presa di posizione fatta da Fdi e Lega dimostrano che senza di lui non si vince, che tentare di metterlo all’angolo durante le trattative per definire la candidatura fu il vero errore all’origine di questo stallo.

Lo ha scritto con chiarezza nella risposta politica inviata al coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Nicola Calandrini ed al coordinatore regionale della Lega Claudio Durigon. Lasciando capire che anche in caso di vittoria alle urne, anche in caso d’un cambio di sindaco, comunque con lui e con i suoi Consiglieri si dovranno fare i conti.

E questo è solo un preavviso. Ora si discute delle Regionali. E Claudio Fazzone intende giocare la partita. Fino in fondo.

Dominatore silenzioso.

GUIDO D’AMICO

Alla fine sono i risultati quelli che contano. Ed i risultati, in Italia, si raggiungono nella maggior parte dei casi, a tavola. Esattamente come ha fatto Guido D’Amico, presidente di ConfimpreseItalia, l’associazione delle piccole e microimprese. Che – forse per questo – viene guardata con un certo snobbismo.

Invece i tavoli organizzati dal presidente Guido d’Amico – si concludono con il caffè ed il dolce. Come nel caso di Francesco Zicchieri e Luigi Di Maio. Li ha attovagliati nello scorso mede si novembre al ‘Delle Terme‘ di Fiuggi. Ed intorno ad un piatto di strangozzi al cesanese ha fatto in modo che tra i due scoccasse la scintilla. Tanto che Zicchieri disse, in maniera profetica: «Luigi Di Maio è cresciuto molto, sta diventando un leader. Dobbiamo studiarlo con attenzione: rischiamo che costruisca qualcosa di nuovo che va verso il Centro e lì c’è l’elettorato al quale invece dobbiamo guardare noi».  (Leggi qui: Zicchieri abbraccia di Maio: tutto è nato un giorno a Fiuggi).

Nelle ore scorse la notizia: l’ex capogruppo della Lega si è avvicinato alla nuova formazione politica messa sù dal ministro degli Esteri. Ed una pattuglia di ex leghisti sarebbe pronta a seguirlo. A novembre nessuno lo avrebbe immaginato. Tranne Guido d’Amico.

Democrazia di relazione.

FLOP

L’ITALIA

Foto © GraphitePoint

Il concetto di attribuzione di colpa non risponde mai alle logiche della scienza esatta. È un po’ come nel giornalismo, dove dare i fatti crudi è molto più nobile (e comodo) che dare l’interpretazione dei fatti. In questo caso il cronista è l’Istat e il dilemma è questo: meritano il flop gli italiani che non fanno più figli o l’Italia che non permette più agli italiani di farne?

Il dato crudo è che nel nostro Paese per la prima volta ci sono più single che sposati e con figli, con un rapporto del 33% contro 31,2%. Il dato crudo è che in Italia i bambini non nascono quasi più. Ed il dato ancora più crudo è anche che se nel 2021 nel Paese ci furono solo 400mila nascite per il 2022 siamo già ad un meno 12% e che negli ultimi 12 mesi l’Istat ha registrato un calo della popolazione di 658 mila unità a fare il saldo aritmetico fra chi è morto e chi è nato.

Insomma, nei cieli dell’Italia la cicogna ci vola zoppa di remigante e senza fagotti attaccati al becco. Quello che l’Italia sta perdendo non è solo la sua capacità di produrre lavoro, ricchezza e stabilità sociale, che sono i “fertilizzanti storici” e la causa prima di quanto accade con le nascite. Ma anche e soprattutto il suo “capitale umano” che è l’effetto di quel che l’Italia non fa per far decidere a due persone di allevare un figlio e portare la croce fiorita della genitorialità.

La riprova? Sta tutta nel dato finale dell’istat, per cui il crollo delle nascite è “particolarmente accentuato tra le donne con meno di 30 anni”. Vale a dire che a fare meno figli sono quelle che hanno l’età biologica “migliore” per farlo e quella sociale peggiore anche solo per pensarci. E questo in un Paese dove trovare un lavoro stabile equivale per lo più ad usare il primo stipendio per l’antirughe. Un Paese che ormai ha le sue, di rughe, e che non sente più i vagiti che annunciano il suo futuro.

Fiocco nero.

TOTTI e ILARY

Hanno incarnato la favola. Quella dei due ragazzi di periferia che conquistano il sogno, senza passare per le scorciatoie ma attraversando ettari infiniti di sudore e fatica. E poi restano profondamente uguali. Un po’ come Sandra e Raimondo, il pigiamone di paille, i soldi investiti nel mattone. Quella di Francesco Totti e Ilary Blasi è stata una favola urbana nella quale tutti potevano immedesimarsi.

La fine della loro storia è un evento collettivo proprio per questo. Ci ricorda che ci sta, ci può stare. Che è meglio un buon addio di una pessima convivenza. Che arriva un momento nel quale si deve avere il coraggio di staccare la spina perché è più doloroso continuare.

Ma quando si ha un ruolo pubblico, quando tutti ti guardano, quando migliaia di persone prendono l’esempio da ciò che dici, fai, indossi, utilizzi, metterci la faccia fino in fondo consente l’uscita di scena a faccia alta. Una cosa è mancata: scusarsi per le bugie. Non quelle dette tra di loro. Ma in pubblico quando Dagospia aveva anticipato la loro crisi.

Era tutto vero; avevano negato, con a pieno diritto, per tutelare la tranquillità dei figli. Ma ora, ammettere che i cialtroni non erano i giornalisti, avrebbe consentito di chiudere un cerchio. E poi via, di schiena, ciascuno per la sua strada. Non farlo, ammette in modo implicito che sia lecito mentire davanti a tutti. Non è così. Soprattutto se sei il pezzo di una favola che tutti leggono.

Saluti incompleti.