Top e Flop, i protagonisti di martedì 26 settembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 26 settembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 26 settembre 2023.

TOP

FABIO TAGLIAFERRI

Tagliaferri con il sindaco ed il Gruppo FdI

Veni, Vidi, Vici: non avrebbe potuto essere più sintetico ed incisivo Giulio Cesare per descrivere la sua vittoria riportata nel 47 avanti Cristo contro l’esercito di Farnace II del Ponto. Altrettanto potrà scrivere sulle sue memorie Fabio Tagliaferri, commissario di Fratelli d’Italia a Cassino ma inviato anche ad Alatri per pacificare una situazione di doppia spaccatura.

Doppia perché lì il Partito s’è diviso. E metà se n’è andata all’opposizione di un centrodestra che appena un anno fa ha contribuito ad eleggere mettendo fine a dieci anni di centrosinistra. Con l’arrivo dell’inviato speciale, la sintesi politica con l’alleato è stato subito ritrovata. Da ieri il centrodestra è nuovamente unito nel nome del sindaco Maurizio Cianfrocca e Fratelli d’Italia ha un nuovo assessore. (Leggi qui: Missione compiuta, FdI riunita e di nuovo in maggioranza).

La ricucitura interna invece ancora non c’è. Perché nella foto che sancisce la rinnovata intesa non c’è traccia del Segretario cittadino Damiano Iovino. Nemmeno c’è traccia dell’ex presidente della Provincia e neo presidente Ater Antonello Iannarilli. Nessun cenno viene fatto al consigliere Gianluca Borrelli.

È evidente che l’intervento di Fabio Tagliaferri non sia stato solo di natura diplomatica nell’avviare un’interlocuzione con il sindaco. È stato anche sostanziale, spostando la rotta politica di Fratelli d’Italia. E riportandola a quella che era fino al giorno delle elezioni.

Nei fatti, in questi mesi FdI si era ritagliata il ruolo di opposizione interna. Aveva cominciato a logorare il sindaco e la sua giunta. Chiaro l’intento di voler proporre l’alternativa alle elezioni che ci saranno tra poco più di tre anni. Forse con Iannarilli candidato sindaco o forse con un altro nome: ma che la sintonia con Maurizio Cioanfrocca non ci sia mai stata è cosa sui cui non possono esserci dubbi.

Un commissario ha il dovere di individuare una soluzione. Anche a costo di incidere. A Fabio Tagliaferri va riconosciuto il coraggio di averlo fatto. Se quell’incisione si trasformerà in un taglio, solo il tempo potrà dirlo.

Il Tagliaferri gallico.

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Quando si mette Giuseppe Conte sotto pressione su cose intestabili a lui Conte sa dare il meglio di sé. Lo ha dimostrato con la Madre di tutte le battaglie del Reddito di Cittadinanza, dove ha fatto il distinguo tra chi profitta e chi fruisce. E lo ha fatto ancora una volta su un’altra misura che sta sotto cappello del suo Esecutivo bis. Conte l’ha detta bene, anche a fare la tara che con il Superbonus 110% si è posto più un problema di dispendiosità che di utilizzo illegale.

Perciò ha spiegato: “Se c’è un debito buono, significa che non è solo costo ma un investimento. E questo sicuramente è stato il Superbonus“. Insomma, il presidente del Movimento 5 Stelle, ha toccato uno dei temi caldi si cui si giocano le forze della prossima manovra di Bilancio. Tema emorragico per il centrodestra e quindi, in upgrade, anche tema da presentare come illegalmente utilizzato.

Ha generato quasi 1 milione di nuovi occupati e un risparmio energetico per le famiglie medio annuo di 964 euro, tonnellate e tonnellate di CO2 tagliate e rigenerazione urbana“. E ancora: “Si può anche trovare il capro espiatorio della situazione attuale nel Superbonus ma la Gdf ha certificato che dal novembre 2021 a oggi le truffe ammontano allo 0,5% rispetto all’ammontare dei crediti fiscali da Superbonus”.

Tutto questo per chiosare e fare un distinguo netto: “Questo per quanto riguarda le truffe. Poi se parliamo di irregolarità, può aumentare questo dato“. E il risultato? Per ora solo concettuale, risultato su una cosa che andava ribadita, non asseverata. Piaccia o meno farla a Giuseppe Conte è molto più difficile di quanto non suggerisca la sua bonomia “lombrosiana” e l’ex premier è ormai “adulto”. In politica pura ed in strategia.

Giuseppi ha studiato.

FLOP

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

Francesco Lollobrigida (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

Lo frega il lessico, poco da fare, quello ed un certo modo di inquadrare le idee che finisce sempre irregimentato in una categoria concettuale antica. Antica e difficile da digerire, non tanto per le differenze di posizione ideologica, quanto piuttosto per il fatto che Francesco Lollobrigida ha una skill.

E’ skill in negativo per la quale il ministro dell’Agricoltura sembra aver litigato permanentemente con il lessico di opportunità. Perciò anche quando parla di argomenti condivisibili finisce per metterci quel grano di pimento che guasta tutto. “In Italia abbiamo necessità di un’immigrazione legale molto importante e per i prossimi tre anni avremo 400mila immigrati legali che entreranno”.

Poi il titolare della Sovranità alimentare ha spiegato: Quest’anno abbiamo aumentato di 40mila persone quelle che avevano diritto a entrare legalmente per venire a lavorare. Allora il lavoro c’è, ma questo lavoro è degno per gli immigrati e non è degno per quegli italiani che dicono che andranno a rubare se non ricevono il reddito di cittadinanza?”.

Tutto benebenissimo? Fini ad ora sì, poi si tracima nel paragone neutro ma al tempo stesso becero, una di quelle cose che se non ci sono è sempre meglio. “Noi non importiamo schiavi. Quelli che vengono a lavorare in Italia hanno la stessa dignità di quelli che invece pretendono di avere soldi senza fare niente”.

La chiosa finale è perfetta, a dimostrazione che le pecche di Lollobrigida sono nel suo “lessico spiccio”. Ma quelle contano. “Dobbiamo cercare di ricostruire un’economia competitiva, avere un’Europa capace di rendersi conto fino in fondo della situazione nella quale ci siamo trovati ridefinendo un piano che ritrovi nella solidarietà generale tra le nazioni un elemento portante della ricostruzione di un’Europa nuova, più forte e più autorevole”. C’era quasi, stava per dire una cosa interamente ineccepibile. Quasi.

Lessico draconiano.

PASQUALE CIACCIARELLI

Pasquale Ciacciarelli

È la punta più avanzata del territorio ciociaro all’interno dell’amministrazione regionale guidata da Francesco Rocca. A lui quindi compete anche portare le istanze di un’intera provincia: che nella burocrazia ha da decenni la più mortale delle paludi. Senza dimenticare inoltre che in materia di Urbanistica qualche competenza diretta l’assessore regionale Pasquale Ciacciarelli la abbia.

Cassino è da tempo un gigantesco cantiere. Si stanno rifacendo strade, piazze, fontane, rotatorie, chiese, teatri ed ogni altro genere di attività sia possibile. Ma ci sono cantieri fermi a causa dei ritardi burocratici riconducibili alla Regione Lazio.

Gli uffici comunali sono pronti ad aprire alle ditte i cantieri ma non possono perché mancano ancora i permessi regionali. Quali cantieri sono impantanati? Quelli per il Teatro romano e la Colonia solare. Cosa manca? Non ci sono le autorizzazioni paesaggistiche che deve dare la Regione Lazio. Ritardo fisiologico? Mica tanto, se si considera che sono già arrivate le autorizzazioni archeologiche.

Non è certo l’assessore Pasquale Ciacciarelli a dover esaminare le pratiche ed autorizzare/negare i lavori. Ma deve assolutamente prendere atto della necessità di uno snellimento nella procedura. Che valga non solo per il Comune di Cassino ma per tutti i cittadini del Lazio. La modernizzazione e lo sviluppo di un territorio passano anche e soprattutto dalla gestione dei suoi tempi burocratici.

Il segnale di cambiamento si vede da lì. E non dai selfie fatti in occasioni di convegni e tavole rotonde. Che sono un giusto segnale di presenza. Ma non di sostanza.

Troppo lento dentro casa.