Manuale per riconoscere il webete: anche allo stadio di Frosinone (di H.D. Toro)

Manuale breve e comprensibile per riconoscere il webete. E capire se pure noi lo siamo. Messo a punto dal prof. D.H. Toro del liceo scientifico Severi di Frosinone. Da leggere, ripassare spesso e usare ogni giorno. Anche quando si va allo stadio per vedere il Frosinone

Henry David Toro

Preside frusinate in prestito all'Emilia

La filosofia dovrebbe insegnare a vedere la vita con ottimismo o, almeno credo io, con sano realismo: il classico “bicchiere mezzo pieno”.

Certo dall’antichità ad oggi tanti filosofi questo bicchiere lo hanno visto per lo più mezzo vuoto o hanno fatto una fine orrenda. Empedocle ha concluso i suoi giorni terreni gettandosi nell’Etna (per tornare ad unirsi al caos primigenio), Socrate è stato condannato e mandato a morte ingiustamente (non c’erano magistrati/politici o giornalisti/pubblici ministeri a salvarlo), Montaigne e Pascal si sono autoreclusi per non ascoltare più stupidaggini e sciocchezze varie, Schopenhauer ci ha ammorbato col suo pessimismo universale e Nietzsche è “andato ai pazzi”.

Tuttavia, il pensiero filosofico occidentale ci insegna che il miglior atteggiamento da tenere nei confronti della realtà circostante è quello della tolleranza, della ragionevolezza e, nei limiti del possibile, della “atarassia”, ovvero della assenza di turbamento. In altre parole: è inutile stracciarsi le vesti per le cose (e sono tante) che non vanno; cerchiamo di guardare a quelle che vanno bene e staremo già un po’ meglio.

 

Questa rubrica si è aperta con la notizia non molto rassicurante dell’aumento considerevole di analfabeti funzionali nel nostro paese (leggi qui Il ritorno degli analfabeti. E non lo sanno (di H.D. Toro)); un problema serio, se solo riflettiamo sulla mole di insulti e offese che gli italiani si lanciano sui social (e anche nella vita reale), in televisione, in Parlamento, nei Tribunali e nei pubblici uffici. Ma fortunatamente ci sono migliaia, forse milioni, di italiani che si impegnano nel sociale, studiano, lavorano duramente e onestamente ed hanno senso dello Stato. Non fanno molta notizia, è vero. Ma vi assicuro che esistono.

 

Si è parlato poi di quelli che pensano di conoscere tutto e parlano (a sproposito) su tutto. (leggi qui Quelli che parlano di tutto anche se ci capiscono niente) E’ vero, l’italiano medio è di norma commissario tecnico della Nazionale, avvocato, ingegnere, sismologo, politologo et cetera ma qui la filosofia ha buon gioco a smascherare i webeti sparsi nel paese. Basta pazientare, parlare solo quando necessario e quando si è competenti – insegna la filosofia -, e non esporsi mai troppo, andandosi a rileggere alcuni commenti dei presunti sapientoni dopo settimane o mesi, per sbellicarsi dalle risate.

Certo la cultura può aiutarci, ma non è facile far capire a un webete che lo è. Perché la sua caratteristica fondamentale consiste proprio nella presunzione di non esserlo (con buona pace del socratico “so di non sapere”). (leggi qui Il problema del webete? È che non sa di esserlo) E infatti se dici a un tizio sovrappeso di fare la dieta, quello probabilmente comincia a farla. Ma provate a dire a un webete che è ignorante, difficilmente si metterà a leggere “Gente di Dublino” o “Il Maestro e Margherita”. Misteri della vita.

 

Prendiamo un altro esempio classico: il tifoso di calcio. (leggi qui Quando il webete guarda una partita di calcio) Uno pensa di fare progressi nella cultura sportiva (e calcistica), ma guardate cosa accade dopo il rigore di Madrid al 92’: schiere di difensori del portierone (che in fondo ha sbagliato nella reazione al cartellino rosso), offese all’arbitro, ma peggio offese e insulti da parte di molti tifosi non juventini.

Ho letto panegirici coltissimi che attaccavano un giornalista reo di avere attaccato Buffon; l’autore del panegirico ovviamente era della Juve.

Insomma, un mondo di faziosi con fette di prosciutto sugli occhi grosse come un San Daniele.

 

E i tifosi de Frosinone? Fantastici, perdono (perdiamo) in casa: via, tutti a casa, è un complotto, anzi è il Presidente che non vuole andare in A; poi vinci fuori casa: grandi, bravissimi, con questa squadra si va in A, è sicuro!

Per fortuna poi un ragazzino ad Aprilia sbaglia volutamente un calcio di rigore inesistente concesso dall’arbitro e torni a rivedere il bicchiere mezzo pieno.

 

E poi c’è la politica, quella delle manfrine del dopo 4 marzo. E qui ti rendi conto che nonostante Platone, Aristotele, Cartesio e Kant non ce la fai proprio a digerire il cumulo di sciocchezze da manicheo, le utopie e i continui capovolgimenti e cambi di programma dei leader politici.

 

Ma qui si spera, oltre che nella filosofia, in Mattarella e in qualche (coraggioso) uomo di buona volontà.

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