Totem di pace: Montecassino verso l’Unesco ad 80 anni dalla distruzione

Donato Fallica e Gennaro Sangiuliano

Dossier a Parigi entro il 2026 ed il ministro Sangiuliano "benedice" l'iniziativa con un summit: "Parte attiva della nostra identità"

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Promuovere la pace con la cultura, l’arte e le scienze: l’Unesco ha questa mission fondamentale che in un certo senso l’abazia di Montecassino se la “chiama” in team quasi per fisiologia. E proprio il monastero fondato da San Benedetto nel 529 è ufficialmente nella lista delle probabili candidature Unesco nella Lista propositiva nazionale nel 2016 assieme ad altri 7 siti. Lo è dallo scorso aprile 2023 ma in questi giorni si è formalizzato uno step fondamentale. Sono siti accomunati tutti da un fattore chiave: quello degli “Insediamenti benedettini altomedievali in Italia”.

Che significa? Che Montecassino ed i posti insufflati dallo stesso spirito di Montecassino hanno le carte in regola per entrare nella bacheca etica dell’agenzia Onu che eleva posti, contesti e nicchie di sapere a totem dell’Umanità nella sua pienezza di realizzazione. Della candidatura si è discusso al Ministero della Cultura da pochi giorni, con un’apposita riunione presieduta dal titolare del Mic Gennaro Sangiuliano. Come in tutte le cose serve uno sparring, un fautore sul terreno dell’iniziativa, e questo ruolo lo ha rivestito la Fondazione Comunitaria del Lecchese insieme al Comitato scientifico.

La riunione al Ministero della Cultura

Il chiostro di Montecassino (Foto: Michele Di Lonardo)

Alla fine sono stati selezionati “8 contesti paesaggistici e monumentali”. Si tratta di Subiaco, Montecassino, San Vincenzo al Volturno, San Pietro al Monte a Civate, Sacra di San Michele, San Vittore alle Chiuse di Genga, Sant’Angelo in Formis, Santa Maria di Farfa. I siti sono “ubicati in 6 regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Lazio, Marche, Molise, Campania), che insistono in 10 Comuni: Capua (CE), Cassino (FR), Castel San Vincenzo (IS), Civate (LE), Fara in Sabina (RI), Genga (AN), Rocchetta a Volturno (IS), S. Ambrogio (TO), Subiaco (RM), Chiusa San Michele (TO)”.

Il Lazio ne ha dunque due, il sito primigenio sublacense e quello cassinate. Quello cioè dove la parola “pace” trovò una disapplicazione così immensa da condurre alla distruzione totale dell’abazia, l’ennesima della sua travagliata storia, il 15 febbraio del 1944.

Quando la Pace fu seppellita dalle bombe

Enzo Salera (Foto © Stefano Strani)

Visto come un cupo mastio germanico farcito di difensori della linea Gustav, il monastero venne raso al suolo dai B17, B-25 e B-26 degli alleati alle 9.45. Quasi 400 tonnellate di bombe che cancellarono uno dei posti del mondo che avevano messo a dimora la pace e la preservazione di quello che la pace la tiene in asse con l’uomo: il sapere. E per ricordare quello scempio assieme a quello della distruzione della città di Cassino, il 15 marzo all’ombra dell’Abazia è previsto l’arrivo del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Ad annunciarlo a fine gennaio era stato il sindaco Enzo Salera.

La messa in onda nella serata di ieri di La7 del documentario Sacrificate Cassino ha suscitato l’ennesima ondata di commozione in chi l’ha visto. Una nota ufficiale del Ministero spiega che “il progetto di candidatura mira a testimoniare, attraverso l’insieme degli 8 complessi citati, la nascita del fenomeno benedettino.

Un fenomeno “in connessione con l’evoluzione dell’architettura religiosa, con la trasmissione del sapere in Europa”. Che è esattamente l’habitus di cui Montecassino si fregia con la modestia dei sai che vi abitano da secoli: quello di trasmettere lo scibile assieme al mandato etico che lo scibile presuppone sempre quando la cultura diventa ponte e non muro.

E’ cardine occidentale in purezza e l’iniziativa rende giustizia ad esso prima che ai siti in sé.

Dossier a Parigi entro il 2026

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al cimitero Polacco di Montecassino

La Riunione di coordinamento, a cura dell’Ufficio UNESCO del Ministero del 31 maggio 2023, era culminata con l’elaborazione di un “dossier per la verifica preliminare da parte degli organismi consultivi dell’UNESCO”. Si tratta di ICOMOS per i siti culturali in particolare ed il dossier era stato già “inviato a Parigi a settembre 2023”.

Sono in corso degli approfondimenti con il team di lavoro per una road map precisa. Con essa “il percorso di candidatura condiviso con gli organi politici prevede l’invio a Parigi del dossier completo nel 2026 per la valutazione finale nel Comitato del Patrimonio Mondiale del 2027.

Il ministro Sangiuliano ha detto dell’iniziativa: “È una richiesta che abbiamo sostenuto con convinzione fin dal primo momento. I monasteri sono parte integrante e attiva della nostra identità”.

“Sangiuliano: “Luoghi centrali dell’esistenza”

Gennaro Sangiuliano

“Sono luoghi che nei secoli hanno rappresentato elementi centrali della vita dei territori e delle comunità italiana. Ogni monastero è stato un faro di cultura che ha trasmesso una grande storia e, inoltre, sono scrigni di arte e bellezza”. E in chiosa: “Per questo è doveroso sostenere questa aspirazione”. All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, “il Sottosegretario alla Cultura, Giammarco Mazzi; il Consigliere diplomatico, Clemente Contestabile; il Capo di Gabinetto, Francesco Gilioli; il Vice Capo di Gabinetto, Giorgio Carlo Brugnoni. Poi il Segretario generale, Mario Turetta; la Dirigente Ufficio Unesco MiC, Mariassunta Peci.

Presente anche la Regione Lazio con il responsabile della segreteria dell’Assessorato alla cultura della Regione Lazio, Massimiliano Tommasi. E ancora: “Il Direttore Cultura e Commercio Regione Piemonte, Raffaella Tittone; il Direttore generale Cultura Regione Lombardia, Sabrina Sammuri; la funzionaria dell’Ufficio di Rappresentanza Regione Molise, Maria Antonietta Angelini; il Presidente del Comitato scientifico del progetto di candidatura, Ruggero Longo.

Dom Luca Fallica presente in doppia veste

Poi i prelati preposti al governo spirituale e religioso dei siti: “il Parroco di Civate (LC) Basilica di San Pietro al Monte, Don Luca Civardi; il Sindaco di Genga (AN), Marco Filipponi; il Rappresentante Scuola Beato Angelico, Don Umberto Bordoni. Ovviamente era presente anche il 193mo Abate di Montecassino S. E. Dom Luca Fallica, che lo è anche di San Vincenzo al Volturno. Con lui ed in virtù del doppio incarico di dom Fallica anche il Referente per S. Vincenzo al Volturno, Giancarlo Pozzo.

E ancora: la Presidente Fondazione Comunitaria del Lecchese, Maria Grazia Nasazzi ed il Rettore della Sacra di san Michele, Don Claudio Massimiliano Papa.

La “luce nascosta del mondo”

Il Vangelo di Matteo, a 5,14, riporta questa frase: “Voi siete la luce del mondo, non può restare nascosta una città collocata sopra un Monte”. Montecassino e gli altri luoghi di Benedetto da Norcia restarono nascosti proprio per diffonderla, quella luce.

Ed oggi il mondo è chiamato a riconoscere che preservarla fu la più meritoria delle opere. Basta affacciarsi dal Chiostro del Bramante per capire di quale luce si parli e dove essa sia arrivata nella storia dell’uomo malgrado le sue aberrazioni. L’ultima delle quali 80 anni fa.