La via di Natalia per l’ambientalismo consapevole

Il vertice sul depuratore industriale di Anagni. La Regione disponibile a finanziarlo. Acea pronta a gestirlo. Ci sono voluti cinquant'anni. La via dell'ambientalismo consapevole del sindaco Natalia

Cinquant’anni per riunire un tavolo e mettere tutti d’accordo. Dopo mezzo secolo di attesa l’area industriale di Anagni inizia a vedere il profilo del suo depuratore. La Regione Lazio è pronta a metterci i soldi, Acea è pronta a gestirlo. È emerso dal tavolo riunito nelle ore scorse dal sindaco Daniele Natalia.

Lo aveva fissato nei giorni più caldi della crisi industriale sul territorio nord ciociaro: il vice presidente di Unindustria Gerardo Iamunno aveva salutato tutti e trasferito in Friuli Venezia Giulia il suo gioiellino dell’arredo bagno, idromassaggio e wellness. Lo aveva fatto denunciando che in Ciociaria era impossibile fare impresa. A stretto giro era arrivata la conferma del presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo che ad Anagni ha la sua capofila Saxa Gres: troppa burocrazia, troppe lungaggini rispetto al resto dell’Italia.

La risposta di Daniele Natalia era stata amministrativa e politica: da sindaco di un capoluogo dell’industria ciociara e da sub coordinatore provinciale d’un Partito di governo come Forza Italia. Aveva scritto alla Regione e reclamato il completamento del depuratore industriale capace di dare una ragione in più alle industrie per restare. (Leggi qui: La biga alata non vola: addio pure alla ex Michelangelo).

Il tavolo tecnico

Nelle ore scorse nella Sala della Ragione del Palazzo comunale di Anagni si è svolta la riunione del tavolo tecnico proprio per parlare del depuratore. Presenti i rappresentanti del Parlamento, della Regione Lazio, della Provincia di Frosinone, di Acea e di Unindustria. Presenti tra gli altri il deputato Aldo Mattia (FdI – Commissione Ambiente della Camera), Manuela Rinaldi (FdI – assessore regionale ai Lavori pubblici), Roberto Cocozza (presidente ed amministratore delegato di Acea Ato5) e Miriam Diurni (presidente di Unindustria Frosinone). Per l’amministrazione comunale di Anagni, con il sindaco Daniele Natalia c’era l’assessore all’Ambiente Vittorio D’Ercole ed il presidente del Consiglio comunale Davide Salvati.

«Abbiamo un obiettivo che è un obiettivo di tutto il territorio, dalla politica al sistema produttivo: attivare il depuratore consortile della zona industriale di Anagni. Si tratta di una battaglia a favore delle aziende, dello sviluppo territoriale e dell’ambiente» ha evidenziato il sindaco.

Farlo richiederà tempo. Il sindaco ha bisogno di un segnale concreto per le fabbriche: per farle restare, per attirare altri investitori. Per questo ha detto «Puntiamo ad una soluzione transitoria in attesa della riattivazione del depuratore, per favorire il rilascio delle autorizzazioni uniche ambientali da parte della Provincia».

L’ambiente non sia un freno

Fin quei il dato amministrativo. Da qui in poi c’è però un dato politico. Che può essere un solco nel quale aprire un dibattito all’interno di Forza Italia. Per Daniele Natalia «I temi della sostenibilità e della sicurezza ambientale sono ormai all’ordine del giorno in ogni discussione, negli interessi dell’opinione pubblica e nelle scelte delle istituzioni e delle imprese. Le tematiche ambientali non possono più essere trascurate ma non possono né devono rimanere un “freno”».

Natalia è tra quelli che più di altri guarda all’estero ed alle soluzioni utilizzate nel campo del risparmio energetico e dell’economia circolare. Nei mesi scorsi aveva ricordato ai suoi Consiglieri come in Olanda i fumi depurati non vengano immessi nell’atmosfera ma incanalati sotto terra per riscaldare le serre ed avere la verdura tutto l’anno. «Per noi le tematiche ambientali devono stimolare scelte pragmatiche in merito. Lavorare per attivare, finalmente, il depuratore di Anagni è una di queste scelte».

Ha ribadito la linea dell’ “ambientalismo consapevole”. Da anni chiede alla Regione Lazio ed ai Governi nazionali di riesaminare i vincoli imposti nella Valle del Sacco. Lo chiede sulla base degli esami condotti fino ad oggi: «Hanno portato alla luce una serie di errori di valutazione che hanno impedito a tante aziende di investire ad Anagni».