“A Porte Aperte” con… l’Ottobre Rosa e le Guerriere senz’armi

Mimma si sentiva «un'eroina a mani nude, perché le guerriere le hanno le armi». Barbara ha paura del suo tumore al seno: «Niente più tabù, non nascondiamoci». Marta ce l'ha fatta: «Senza Prevenzione non sarei qui coi capelli lunghi». Non c'è Prevenzione senza Sanità: confronto D'Amato-Savo. In attesa del nuovo Manager della Asl di Frosinone: «Di alto profilo e con voglia di restare».

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Mimma Panaccione non si considerava una guerriera, ma un’eroina. Perché le guerriere imbracciano le armi, ma solo se gliele fornisce la Sanità. Altrimenti sono eroine che devono combattere a mani nude. Mimma lottava contro il cancro e ha sguainato la Prevenzione. È una penna affilata e lingua tagliente che manca da ormai quasi sei anni.

Apprezzata giornalista, umanamente stimata, se ne andò nel pieno della carriera ma lasciando un’associazione in eredità. Si chiama Noi ci siamo” ed è composta esclusivamente da donne malate di tumore al seno metastatico.

Mimma Panaccione

È l’unica formata da pazienti al quarto stadio: quando il male si propaga oltre la mammella ed è rimasta soltanto una possibilità su tre di sopravvivenza. La storia di Mimma, purtroppo, è la storia di tante. La rete sociosanitaria provinciale ne cura e assiste oltre trecento, metà ciociare e metà da altre province.

La terza puntata di “A Porte Aperte”, dedicata all’Ottobre Rosa, viene aperta dall’ormai classico pugno allo stomaco. Mimma viene ricordata dalla collega e amica Katia Valente. Fu lei a spronarla a fare una visita. Non tutte, purtroppo, hanno una persona speciale che lo fa. Di lei parlerà anche un’altra eroina, Marina La Norcia, presidente dell’associazione creata dall’indimenticata Mimma. (Leggi qui Ricordando Mimma * Con il cuore in valigia di Mimma Panaccione).

Niente Prevenzione senza Sanità

Alessia Savo nello studio di A Porte Aperte

Se si parla di Prevenzione, non si può prescindere dalla Sanità. Il direttore Alessio Porcu, nel mese che assicura screening gratuiti anche alle giovani, per la puntata di A Porte Aperte su Teleuniverso ha voluto con sé la Prevenzione: oltre all’eroina Marina La Norcia, i medici Adriana Bonifacino e Norberto Venturi.  L’una è responsabile del reparto di Senologia Clinica all’Istituto dermopatico dell’Immacolata di Roma (Idi Irccs). L’altro, anche consigliere comunale di Frosinone, è storico chirurgo della Asl e coordinatore regionale e centro-nazionale della Lilt: la Lega italiana per la lotta contro i tumori.

Si è collegato dall’ex ospedale Umberto I di Frosinone, che ospita la sede provinciale della Lega contro i tumori. C’è anche chi ce l’ha fatta, come l’insegnante Marta Di Palma. E c’è chi combatte ancora a mani nude: come Barbara Biasia, paziente oncologica.

Ma era presente anche la Sanità: Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della passata Regione Lazio; e la ciociara Alessia Savo, presidente dell’odierna e specifica Commissione regionale, anche nella veste di medico. Pressata, durante la trasmissione ha anticipato i caratteri distintivi del nuovo e atteso manager della Asl di Frosinone: alto profilo, ambizione e, non da ultima, la disponibilità alla permanenza sul territorio.

AAA manager attendesi

L’ospedale Fabrizio Spaziani di Frosinone Foto: Archivio Zeppieri

Un dettaglio non scontato. Di direttori generali, di così alto profilo da essere quasi sempre promossi a prestigiosi incarichi a Roma, la Asl di Frosinone ne ha avuti del resto 16 in 22 anni: tra un vento politico e l’altro.

C’è chi la ritiene l’ultima gavetta prima del grande salto, ma anche chi pensa che sia il classico il classico promoveatur ut amoveatur: promossi per essere rimossi. (Leggi qui Aliquò se ne va: è il nuovo Dg dello Spallanzani).

I fatti parlano da soli. Angelo Aliquò è stato spostato da Frosinone e mandato a guidare lo Spallanzani, la linea nazionale del fronte contro le epidemie e le pandemie. Prima di lui nella stanza di Dg della Asl c’era la dottoressa Pierpaola D’Alessandro che ora è direttore vicario al Comune di Roma. E prima ancora c’era Stefano Lo Russo, andato da Frosinone al Ministero della Salute come Capo segreteria del Ministro. Ed oggi responsabile della Direzione generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica. Bravi, bravissimi, superlativi: ma ogni volta la Asl di Frosinone deve ricominciare daccapo. Ecco perché la richiesta di essere disponibili a rimanere.

Mimma, morta una volta sola

«Mimma era una ragazza che amava vivere e voleva lasciare un segno nella società – l’ha dipinta la sua collega Katia Valente -. Era completamente travolgente. Il quarto stadio, per lei, non è stata una sentenza di morte. Diceva che si muore una volta sola, non tutti i giorni. Le metastasi non le ha combattute nel corpo ma dentro l’anima».

Allora, come ha esordito il dottor Venturi, «bisogna fare sempre più prevenzione in tutte le fasce d’età». Le prenotazioni degli screening coprono attualmente i prossimi quattro mesi, segno che c’è tanta voglia di prevenzione. Ma ottobre è il mese rosa e bisogna approfittarne.

Le donne tra i 49 e i 74 anni, specie se hanno predisposizioni genetiche familiari, vengono invitate a fare mammografie gratuite ogni due anni. Ora, invece, lo possono fare senza costi anche quelle dai 45 in su. La prossima sfida della Sanità regionale è garantire screening gratuiti in via ordinaria per le donne ancor più giovani e anziane.   

Si era controllata 1 su 5

La dottoressa Adriana Bonifacino

La dottoressa Bonifacino, pertanto, allarma: «Il tumore al seno non manda segnali, ma si rivela quando potrebbe essere ormai tardi. Ogni euro investito in Prevenzione è investito in Salute. Ma si può e deve fare di più. Nel 2021 ci sono stati 55mila casi in Italia, ma gli screening rilevati sono meno di 10mila». Soltanto una su cinque l’ha scoperto prima facendo una mammografia. Mentre una su nove viene colpita dalla malattia principale causa di morte tra le donne.

Al quarto stadio è arrivata Barbara Biasia, ammalatasi nel 2016, proprio l’anno in cui nacque l’associazione “Noi ci siamo”. Lorenza Di Brango raccoglie la sua testimonianza. «Secondo me non è un caso, ma un segno del destino – dice la paziente metastatica -. A me non serviva l’invito, andavo a fare ogni anno uno screening. Senza prevenzione, non sarei qui adesso».

Barbara, in tutti e due i sensi, ricorda anche Mimma: «Ce l’ho nel cuore, siamo portavoce che aiutano le donne. E le donne malate hanno paura, non deve essere un tabù dirlo, non bisogna nascondersi». La Sanità, dopo cinque anni, l’aveva dichiarata guarita. «Io sentivo ancora questo forte dolore, ma mi dicevano tutti che era depressione – esterna -. Grazie a una dottoressa che ha ascoltato le mie paure, è emerso che ero piena di linfonodi e le metastasi erano ormai partite».

Fragilità sociali e genetiche

Alessia Savo

Anche ad Alba Cavallaro, che aveva un meningioma, dicevano che era depressa. Ma ha trovato gli “angeli” dello Spaziani e ha cantato mentre le donavano una seconda vita. (Leggi qui La nuova Alba dell’Orsa: il canto della rinascita).  

C’è stato anche un cordiale ma stizzito testa a testa tra le Regioni del passato e del futuro. La consigliera Alessia Savo, presidente della Commissione Sanità, ha riconosciuto «un follow up molto attento». Nel senso che la Sanità non ti abbandona dopo la presunta guarigione. La referente territoriale, però, intende impegnarsi affinché «vengano valorizzati i professionisti e promossi consigli e punti di vista che arrivano anche dalle associazioni, perché la scienza va avanti e bisogna saperla interpretare». Si è fatta promotrice, in tal senso, di una legge che possa diminuire l’età delle donne e aumentare la frequenza degli screening. «Bisogna sfruttare l’Ottobre Rosa nel miglior modo possibile – ha aggiunto la presidente Savo – ma serve fare prevenzione anche e soprattutto nel tessuto socioeconomico in cui si riscontrano più fragilità».

Il tumore al seno, se curato, lascia cicatrici sul corpo e nell’anima. L’ex assessore D’Amato, a tal proposito, ha parlato dell’investimento fatto sul progetto dei tatuaggi coprenti. «Al primo posto c’è l’umanizzazione della Sanità e il rapporto con il paziente, la sua piena presa in carico – dichiara -. Ma, rispetto alla prevenzione, abbiamo anche introdotto i test genomici proprio per risalire a fattori e casi ereditari».

Sanità non ancora guerriera

Norberto Venturi

Serve, senz’altro, una buona medicina territoriale. «È fondamentale – pensa Norberto Venturi, per conto della Lilt -. E, in particolar modo, è fondamentale la prevenzione fatta con un baluardo: il medico di famiglia, il primo che accoglie e indirizza le donne. Questa Asl, in ogni caso, ha dimostrato durante l’emergenza Covid tutta la propria organizzazione. C’è molta strada da percorrere, ma le novità del Pnrr sono case e ospedali di comunità».

Ma una Sanità senza Manager, praticamente commissariata da un paio di mesi, non può essere una guerriera. La consigliera Savo, ai fini della scelta del nuovo Dg, ha «dato più pareri e un contributo alla discussione con i colleghi del territorio». La realtà politica dei fatti è più complessa: una parte vorrebbe un manager del territorio, nella convinzione che impiegherebbe meno tempo a comprendere la situazione; Alessia Savo mette al primo posto le competenze e solo al secondo la territorialità.

«L’identikit – così la consigliera regionale di FdI – è quello di un manager che vorrà e dovrà stare per diversi anni alla guida della Asl di Frosinone. C’è bisogno di prospettiva, uno dei principali criteri che sta utilizzando il presidente Francesco Rocca».

Il nuovo Manager della Asl

Angelo Aliquò con Francesco Rocca

Il nuovo Direttore Generale, in cambio dell’attuale facente funzioni, dovrà fare i conti con le ristrettezze economiche. Mentre si mettono in dubbio anche i progetti del Pnrr per la Sanità. Conseguenza dei tagli che il Governo Meloni dovrà fare per riuscire a far quadrare i conti. Ma anche dei numeri ballerini della Sanità laziale. I governi Marrazzo – Polverini – Zingaretti 1 e 2 hanno messo le briglie al buco di bilancio da dieci miliardi. Ora però è spuntato un deficit di 130 milioni di euro: provocato dall’eccedenza delle uscite sulle entrate. Alessia Savo lo mette in evidenza ricordando che la Corte dei Conti lo ha rilevato. 

Alessio D’Amato difende i conti che ha lasciato ai suoi successori. Lo fa mettendo in evidenza che dalla Corte dei Conti «è avvenuta comunque la parifica dei conti e questo è l’importante. Non tutte le parifiche sono lisce come l’olio – commenta l’ex assessore, già candidato presidente della Regione dal Pd e ora consigliere d’opposizione di Azione -. Non sono abituato a scaricare colpe sulle altre gestioni, è un gioco che non mi appartiene. Di certo abbiamo lasciato un disavanzo sotto la soglia d’allarme del fondo sanitario».   

Conti da mettere a posto, altrimenti mancano i finanziamenti anche per l’associazionismo impegnato nella Prevenzione: che costa meno della Sanità anche in termini di decessi. Marina La Norcia, presidente di “Noi ci siamo”, rammenta «i fondi con cui abbiamo attivato il psiconcologo in rete nonché incontri di rilassamento, rigorosamente online per non far correre rischi ai pazienti metastatici con uscite da casa». E pensa a Mimma: «Aveva una sorta di idiosincrasia per la parola “guerriera”, perché si sentiva eroe a mani nude, senza strumenti a disposizione».  

«Senza screening non sarei qui»

La dottoressa Bonifacino si è proiettata poi a venerdì 13 ottobre, giornata nazionale del tumore al seno. «Dal 2020 abbiamo richiesto e ottenuto il suo riconoscimento in gazzetta ufficiale – ha detto la presidente della Fondazione IncontroDonna -. Ma bisogna aggiungere qualche altro punto, stimolare le donne a partecipare agli studi clinici, perché c’è ancora reticenza alla sperimentazione».

“A Porte Aperte” lascia il dolce alla fine. Lo fa con la storia della maestra arnarese Marta Di Palma. Scoprì il cancro nel febbraio 2019, dopo che si era portato via suo padre. «Senza prevenzione – ha detto tra le lacrime – non sarei qui con i capelli lunghi». Anche lei, in piena pandemia, era stata dichiarata presumibilmente guarita. Non rientrava tra i fragili, non ebbe precedenza nella vaccinazione anti Covid.

Oggi è un’altra persona: «Sono una Marta diversa, migliorata, che affronta le giornate con grinta. La malattia porta inevitabilmente a un cambiamento». Al Policlinico Umberto I c’erano tante ragazze col male in seno. Allora la maestra Di Palma aveva 33 anni, tante altre poco più di 20. «Ringrazio ogni giorno Dio, la Scienza e la mia Famiglia – conclude Marta -. Ho ripreso a insegnare da qualche anno ed è stato importante essere impegnata».   

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