Via all'assalto finale a Forza Italia. L'annuncio domani a Montecitorio con Abbruzzese, Aurigemma, Ciacciarelli, Palozzi. Una sfida da Underwolrd. Con Toti che osserva da vicino. Niente scissione. Ma rivoluzione dall'interno. Assalto al cerchio magico
L’assalto a Forza Italia inizia domani pomeriggio alle 17.30. È l’assedio al cerchio magico, l’inizio della fine per la monarchia assoluta di Re Silvio Berlusconi: del suo Partito – Azienda, della sua satrapia personale. Ha tentato di resistere fino all’ultimo nella sua fortezza: giovedì gli ambasciatori hanno dovuto comunicargli che questa volta non hanno fermato l’assalto dei riformatori né il bastone (la minaccia di espulsione) né la carota (la promessa di una collocazione). Gli hanno dovuto dire che Giovanni Toti, il suo ex pupillo, andrà avanti.
A lanciare l’assalto domani da Montecitorio saranno gli uomini di Forza Italia che presidiano la Regione Lazio: il capogruppo Antonello Aurigemma, l’ex vice presidente del Consiglio Regionale Adriano Palozzi, il presidente della Commissione Cultura Pasquale Ciacciarelli. Non saranno soli: a suonare la carica ci sarà l’ex presidente del Consiglio Regionale Mario Abbruzzese, oggi vice coordinatore nazionale Enti Locali di Forza Italia.
La loro conferenza stampa sarà l’annuncio delle ostilità. Il segnale di partenza della rivoluzione. Fatta dall’interno. Per spezzare i cerchi magici ed iniettare linfa nuova nelle vene di un Partito Personale che sta lentamente declinando con l’età del suo fondatore. Una rivoluzione che chiede di cambiare sangue e pelle, come quella raccontata da Len Wiseman nel suo Underworld, dove lycan e vampiri lottano senza esclusione di colpi ma l’unico modo per salvarsi è tornare insieme; ed il capo della casata dei vampiri non lo vuole, per mantenere il dominio su tutto. In Forza Italia servirà una rivoluzione analoga.
Il nome della conferenza stampa è già una rivoluzione: Forza Italia / Laboratorio Lazio per il cambiamento. Il cambiamento è la fine del cerchio magico, la fine dei coordinatori locali nominati dall’alto, la fine dei candidati paracadutati sul territorio. La fine dei privilegi di casta: primo tra tutti poter diventare Deputato o Senatore senza avere nemmeno un voto. I riformatori vogliono che siano i cittadini a poter scegliere i loro parlamentari. Con quella conferenza stampa domani rivendicheranno riforme radicali, ben più incisive rispetto a quelle decise da Silvio Berlusconi la scorsa settimana ed annunciate giovedì nel corso dell’Ufficio di Presidenza.
«Con la nascita di Laboratorio Lazio – dichiarano Abbruzzese, Aurigemma, Ciacciarelli e Palozzi – vogliamo dare una nuova spinta propulsiva, forte, per un cambiamento profondo all’interno di Forza Italia, sia in termini di rigenerazione politica che per parlare con sempre maggior incisività al cuore dei cittadini, degli imprenditori, degli artigiani, e dei tanti giovani che si aspettano da Fi azioni in grado di intercettare le loro istanze».
Il problema è tutto lì: il Paese sta andando avanti da un anno alla continua ricerca di un nemico, senza un progetto. Nè per l’industria né per lo sviluppo. E Forza Italia non se ne fa interprete perché ha perso il contatto con la base, con le piccole imprese che continuano a morire di burocrazia, di pagamenti in ritardo, di regole sempre più machiavelliche.
I consiglieri regionali chiedono che cambino i suonatori affinché la musica sia diversa. E torni lo spartito delle origini di Forza Italia. «Questa proposta deve essere accompagnata da un rinnovamento della classe dirigente del Partito, che deve partire dal basso, attraverso le primarie, eleggendo quindi i nuovi coordinamenti, a tutti i livelli territoriali (fino a quello nazionale)».
Nessuno parli di scissione. I quattro del Lazio non vogliono andare via da Forza Italia. Vogliono riformarla dall’interno. «La nostra sarà una battaglia interna per cercare di cambiare le regole. Inoltre, Laboratorio Lazio intende essere un punto di incontro e riferimento per i tanti amministratori eletti in liste civiche, vicine al centrodestra: tutto ciò con il fine di contribuire ad una vera rigenerazione della politica».
La conferenza stampa sarà una fuga in avanti. Perché un dialogo analogo intendeva avviarlo anche Claudio Fazzone, il potentissimo coordinatore regionale di Forza Italia. Che però sta attestato sul fronte opposto a quello di Aurigemma, Abbruzzese e gli altri. Anche lui guarda da vicino la sfida lanciata da Giovanni Toti. E anche lui dice no ad una scissione da Forza Italia. Ma ad una rivoluzione dall’interno. Ora rischia di perdere la primogenitura.
Tutti sanno che c’è un rischio concreto: Silvio Berlusconi non intende abdicare, piuttosto si asserraglierà dentro Forza Italia e la farà saltare in aria. (leggi qui Le inutili grandi manovre all’interno di Forza Italia). In quel caso sarà ancora di più l’inizio della fine.