Carcere duro nel Lazio: più 80 agenti, quelli che servono solo a Frosinone

Nei giorni del report di Antigone lo scenario è quello peggiore: sucidi, superlavoro degli agenti e condizioni insostenibili. Serve una soluzione-terapia che non sia solo una diagnosi. A Frosinone mancava pure la Tachipirina

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

“La carcere è la semplice custodia d’un cittadino finché sia giudicato reo, e questa custodia essendo essenzialmente penosa, deve durare il minor tempo possibile e dev’essere meno dura che si possa. Già, è scritto proprio così, al femminile, “la” carcere. E sono ormai decenni che ogni volta che si parla di detenzione e problemi connessi noi italiani ci rifacciamo, solenni, a quel “Dei delitti e delle pene” che Cesare Beccaria Bonesana diede alle stampe nel 1763.

Ora facciamo un salto in avanti di 261 anni, ai giorni in cui Antigone ha pubblicato un suo report. E saltiamo e pie’ pari a chi oggi delle considerazioni di Beccaria dovrebbe fare tesoro: Andrea Delmastro per dire. Che non ha colpe particolari, ma che è solo l’ultimo di una lunga fila di governanti che sui temi di sovraffollamento, condizioni ed edilizia la toccano “piano-forte”.

Il sottosegretario alla Giustizia con delega di specie ha spiegato più volte che “c’è un’emergenza carceri che stiamo affrontando”.

Come la pensava Delmastro sull’argomento

Andrea Delmastro delle Vedove (Imagoeconomica)

Ci fa piacere e proseguiamo: “Da una parte con l’aumento della capacità detentiva dei nostri istituti, abbiamo investito 255 milioni per l’edilizia penitenziaria. Dall’altra con le assunzioni di uomini e donne della polizia penitenziaria”.

Questo perché “più sono presenti le divise tanto più sono presenti anche i diritti anche dei detenuti”. A febbraio si era festeggiato il 25mo del Gom della Polizia Penitenziaria e Delmastro aveva colto l’occasione per uno dei suoi recap. Il sottosegretario alla Giustizia con delega aveva anche firmato un bando per l’assunzione di nuovi 2568 allievi agenti Polizia Penitenziaria. In queste settimane sono partiti i concorsi. E’ sì un segnale, ma resta secchiello in oceano.

E i numeri non sconfessano il sottosegretario, semplicemente lo mettono nella condizione tutta ipotetica di onorare quel che dice. Perché ci sono realtà durissime e ci sono regioni italiane messe davvero male. Va detto che il Lazio, in tema di strutture di detenzione, proprio benebene non sta.

I numeri li dà Anastasia

Una generica di un carcere

Serviva una messa a terra “papale” e ci aveva pensato già il sociologo, garante e fondatore di Antigone Stefano Anastasia. Lo aveva fatto giusto prima della Conferenza dei garanti territoriali e della pubblicazione di un report. Prima di quella e di “una analoga iniziativa della Camera penale di Roma”. Dove “abbiamo letto i nomi dei morti in carcere e di carcere del 2024, compresi quelli di quattro poliziotti che si sono tolti la vita. ‘Servono risposte urgenti’, ha detto il mese scorso il presidente della Repubblica.

E ancora: Trenta suicidi in tre mesi e più di 61mila detenuti. Nel Lazio abbiamo un sovraffollamento del 142%, 6731 detenuti per 4742 posti: 2000 in eccesso. A Regina Coeli (ci sono) 1150 detenuti per 628 posti, praticamente il doppio. Va bene la promozione del lavoro per i detenuti di cui si e’ discusso ieri al Cnel, ma se i numeri non cambiano, il lavoro sarà un premio per pochi”.

Lui, Delmastro, intanto ha intitolato 3 carceri alla memoria di altrettanti caduti di Polizia Penitenziaria. La Casa circondariale di Viterbo, il già “Mamma Gialla”, è stata intitolata alla memoria di Nicandro Izzo. Quella di Vallo della Lucania alla memoria di Alfredo Paragano e quella di Benevento è stata intitolata alla memoria dell’agente di Polizia Penitenziaria Michele Gaglione.

Suicidi, aggressioni e condizioni pessime

Essendo a fine aprile valgono ancora i dati di inizio anno, quelli spalmati sul trimestre con aggiustamenti in itinere, e più che dati sono dolenti note. La riprova? Una previsione di integrazione personale per la Regione sancisce come arriveranno 80 agenti in più a turare le falle operative. Bene, 80 sarebbe il numero esatto di agenti che servirebbero al solo carcere di Frosinone e magari in sommatoria a quello di Cassino.

Stiamo messi così, insomma. Partiamo dai dati nazionali di esordio anno. Tra il 5 e il 14 gennaio si erano suicidati già 4 detenuti. Nello stesso range ci sono state 14 morti classificate come “naturali” ma in predicato di eziologia con la difficoltà di curare i detenuti a dovere. A metà marzo i suicidi in carcere erano già diventati 24.

Nel 2023 si erano ammazzate 85 persone, a gennaio dell’anno erano state 5 quindi c’è aria di trend nefasto anche per l’anno in corso. Le cause? Le solite, prima tra le quali sovraffollamento e conseguente lassismo verso specifiche criticità. Attenzione, qui si schiude un vaso di Pandora. Quello cioè che mette a fuoco aspetti “politici”, con un governo che ha incentivato le possibilità di detenzione per reati che magari potevano prevedere misure alternative.

Quanti detenuti in più e i possibili perché

La Camera dei Deputati

E con un sistema generale di condizioni carcerarie che emerge solo quando per converso il mainstream propone vicende che puntano i fari sul tema, come quella di Ilaria Salis in Ungheria.

Procediamo a scatti e per umore quindi, invece che avanzare con costanza e per progetti, d’altronde siamo parolai da sempre e per indole.

A fine 2022 in Italia c’erano 2000 detenuti in più, e questo è dato che esula quindi da considerazioni politiche strette. Poi però c’è il dato del 30 dicembre 2023: lì si erano registrati 4000 detenuti in più. Tipologie di reato e fisiologia della loro epifania sono dati concreti, quindi nessuna lettura pruriginosa post 25 settembre 2022, non ci sono elementi.

Ce ne sono e come invece se si tiene conto del fatto che il trimestre ottobre 2023-gennaio 2024 ha fatto segnare un aumento di 1196 detenuti, con poco meno di 400 new entry al mese quindi. Ed in carcere ci sono anche più minori. Sono 516 e senza che siano aumentati i reati. ma allora cosa è aumentato?

Più minori in custodia cautelare

(Foto © DepositPhotos.com https://it.depositphotos.com/stock-photography.html)

Il range procedurale per metterli in custodia cautelare. Lo spiega Antigone: “L’estensione delle possibilità di applicazione dell’accompagnamento a seguito di flagranza e della custodia cautelare in carcere stravolge l’impianto del codice di procedura penale minorile del 1988. E sta già determinando un’impennata degli ingressi negli Ipm”.

Ci sono dati anche sull’indice di affollamento. A metà gennaio l’Italia stava messa così: si era al 127,54% con 60.328 persone detenute, “13.000 in più rispetto ai 47.300 posti disponibili”. Lo aveva spiegato Agi, e “con punte di sovraffollamento del 232,10% nella Casa circondariale di San Vittore a Milano, del 204,95% nella Casa circondariale di Canton Mombello a Brescia, del 204,44% in quella di Lodi, 195,36 in quella di Foggia.

Intanto dall’inaugurazione di una mostra-padiglione della Santa Sede in mood Biennale al penitenziario femminile della Giudecca il ministro Carlo Nordio ha fatto sapere che “la vita in carcere è un mondo spesso ignorato. L’arte evita il rischio della cultura dello scarto”. Verissimo, ma in certe cose se magari prima dell’arte arrivasse un po’ di “mestiere” male non farebbe. Anche perché poche ore dopo un detenuto avrebbe aggredito e strangolato il suo compagno di cella nel carcere di Opera.

Frosinone e Cassino sono al 257%

Carlo Nordio (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

E nel Lazio, come siamo messi? Prima i numeri crudi. Si è registrato un incremento del 9% ed il numero dei detenuti è salito di 532 unità. La Regione conta 14 istituti di detenzione e tutti sono sovraffollati oltre il 100%. Via Arenula e Dap, dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, vanno nello specifico.

Al 31 dicembre 2023 il carcere di Latina segnava un +170% di presenze. Velletri 150% , NC Rebibbia 142% , NC CC Rieti 140% , CCF Rebibbia 135% , NC Viterbo 158%. Veniamo a Ciociaria e Cassinate. Il San Domenico della Città Martire registrava un 154% e quello di Frosinone, il Giuseppe Pagliei, era al 103%.

Ergo e dato che i numeri hanno code lunghissime, i due istituti di pena della provincia di Frosinone erano e presumibilmente sono al 257% rispetto al dato massimo consentito del 105%. Con un margine di tolleranza al rialzo cioè dovuto alle dinamiche carcerarie di traduzione e custodie di cautela. Non va affatto bene dunque.

La nuova detenzione di media sicurezza

Tutto questo incrementa tre cose: i suicidi, il superlavoro in condizioni di stress e scarsa sicurezza del personale, aggredito sempre più spesso. Poi il venir meno delle condizioni minime non solo di sicurezza, ma anche di decoro e diritto alla salute che attengono i detenuti. Insomma, Cesare Beccaria lo citiamo per buffoneggiare come “Patria del Diritto” ma ci guardiamo bene dall’ascoltarlo.

Al limite per noi il “Beccaria” è il carcere minorile milanese dove sono stati arrestati 13 agenti di Polizia penitenziaria e sospesi altri 8 per le presunte torture e violenze sui detenuti. Il Garante dei detenuti aveva spiegato alcune cose in ordine alla densità di popolazione carceraria ed ai problemi annessi.

Ad aggravarla sarebbe “la modalità con cui viene attuata la nuova disciplina della detenzione della media sicurezza”. Che significa? Che non si fanno più attività e che la reclusione inerte genera problemi.

“La carenza di attività, riscontrabile in modo diffuso nel nostro sistema penitenziario, determina, pertanto, la permanenza nel chiuso delle celle. In spazi che in due Istituti sono anche certificati come inferiori al limite dei 3 mq per persona per cui la Corte europea dei diritti dell’uomo ha indicato la forte presunzione di trattamento inumano”. E, sia chiaro, questo “in violazione dell’articolo 3 della Convenzione, articolo che – lo ricordiamo – non ammette deroghe, neppure in situazioni eccezionali”.

Sanità penitenziaria, lettera a Rocca

Francesco Rocca (Foto: Vincenzo Livieri © Ansa)

Tradotto? Troppi detenuti senza far nulla, poche carceri per tenerceli e pochissimo personale per gestirli, è tritolo puro. Senza dimenticare il dato sulla sanità penitenziaria. Come ti curi in un posto che a malapena ti trova spazio per poggiare la testa su un cuscino? A giugno 2023 FNS CISL LAZIO e le altre sigle avevano scritto una lettera-report al presidente della Pisana Francesco Rocca. In piedi c’è il Progetto di recupero e rifunzionalizzazione dell’ex carcere borbonico di Santo Stefano in quel di Ventotene e per il CIS locale, ma non basta.

La nota unitaria ha sollevato una questione delicatissima su cui ad esempio si sono scontrati al Tg4 Tommaso Foti di FdI ed il direttore de L’Unità Piero Sansonetti. Tra l’altro con il primo a declamare che “ci sono meno reati perché ci sono meno denunce”, opponendosi alla tesi dell’altro che però parlava di “meno omicidi”, cioè si reati che non abbisognano di denuncia. Siam messi così insomma.

La nota del 2023 citava anche “criticità delle carceri del Lazio non ultime quelle legate alla gestione di detenuti con problemi psichiatrici e quelli attinenti alle REMS”. Servono interventi di rango legislativo per una situazione che “non può continuare a ricadere sul personale di Polizia Penitenziaria, Direttori e Funzionari del Corpo”. Ci sono poi le singole “croci” di ogni istituto. Come la riapertura della stanza dedicata ad ospitare i detenuti nell’ospedale di Viterbo.

L’ispezione di Droghei e Marotta

Emanuela Droghei e Claudio Marotta

Ed “il ripristino delle norme contrattuali, con procedura mediante il Commissario ad acta , negli istituti di Viterbo, Cassino, Frosinone, IPM “Casal del Marmo”. A Cassino i media citavano addirittura “relazioni sindacali interrotte” ma la notizia potrebbe essere superata. In tutto mancano nel Lazio 600 operatori di Polizia penitenziaria.

E non è passato poi molto tempo da quando i consiglieri regionali di Pd e Verdi-Sinistra Emanuela Droghei e Claudio Marotta avevano ispezionato gli istituti del territorio. “I problemi sono comuni agli altri istituti: il sovraffollamento, la mancanza di personale sociosanitario e la carenza di organico per la polizia penitenziaria”.

E ancora: “È urgente chiedere al Parlamento di intervenire in modo sostanziale. Al fine di alleggerire la pressione sul numero dei detenuti in carcere”. E come? “Spingendo per l’applicazione delle pene alternative, a cui migliaia di detenuti in tutta Italia potrebbero accedere già oggi”.

Al Pagliei mancava perfino la Tachipirina

“Nello specifico, per ciò che riguarda la Regione Lazio e la Casa circondariale di Frosinone, abbiamo raccolto l’allarme sulla difficoltà di approvvigionamento di farmaci basilari, come Tachipirina, la limitatezza di accesso ad esami diagnostici e la carenza di personale infermieristico”.

Capito? A Frosinone per un detenuto era stato difficile perfino prendere una Tachipirina, e per risolvere quella situazione servirebbero solo lì, tra mansioni ed esigenze di rotazione per lavorare senza impazzire, 80 agenti totali tra organico preesistente ed innesti. Gli 80 che per il 2024 dovrebbero coprire tutto il Lazio. E tanti saluti a Beccaria.