Cosa c’è dietro il caso Terenzio: più politica che “purismo giudiziario”

Tutto colpa di due foto: una con la candidata (ma gli altri non erano stati informati). Una con un suo ex palazzo: una polpetta avvelenata. Che ha avuto l'effetto di far ritirare la candidatura. Ma per quel palazzo, ora Casa della Cultura, tutti sono stati assolti e deve essere restituito. Le conseguenze politiche. Le imprudenze. I veleni gratuiti. E c'è chi cerca di rimettere insieme i cocci

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Una conferenza stampa annunciata, poi cancellata dietro consiglio dei suoi avvocati. Anna Rita Terenzio ci ha messo una manciata di ore per: A) candidarsi a consigliere comunale di Cassino con Fratelli d’Italia; B) poi vivere alcuni momenti forti che l’hanno fatta desistere ed infine C) spiegare sui social che è in arrivo la sua versione sui fatti.

Versione che, per quanto attiene l’eventuale profilabilità giudiziaria dell’accaduto, è e resta solo della Terenzio, che ha tutto il diritto di fare le sue mosse per tutelare se stessa “e la mia famiglia”. Lo avrebbe voluto fare domani sera e pubblicamente nel foyer del Teatro Manzoni, ma poi ha desistito.

Ed in queste ore ha annunciato che racconterà “quanto avrei esposto domani, pertanto comunico che non ci sarà nessun appuntamento”.

Il caso politico dietro all’episodio

Caso chiuso per la parte personale, certo. Ma dietro c’è un caso politico e quello no, non è chiuso affatto. Non lo è perché sembra rimandare direttamente alla frattura, tuttora scomposta e punto steccata, tra i quadri cittadini del Partito di Giorgia Meloni e la governance provinciale. Calma e gesso e partiamo dai dati certi.

Pochi giorni fa il presidente provinciale di Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini, aveva sciolto la riserva indicando in Gabriele Picano il “confezionatore” della lista che per giugno appoggerà la candidatura a sindaco della Città Martire di Arturo Buongiovanni. (Leggi qui: Ruspandini affida a Picano la lista per Cassino).

A Picano era toccato dunque il compito, decisamente arduo, di selezionare nomi ed equalizzare le sensibilità politiche del partito, che a Cassino sono quanto meno bicipiti. Ed hanno per una parte evidenti difficoltà di digestione degli ukase a volte enigmistici dei vertici. Compito delicato per partita grossa, a contare che Fratelli d’Italia nel 2019 piazzò nessuno in Consiglio e che per questa tornata bisogna(va) preservare il neo identitarismo di recupero rispetto alla scelta “civica” affidato anche al dirigente Antonio Cardillo ed alla intelligente resilienza di Angela Abbatecola.

Ruspandini sceglie ma non convince

E farlo soprattutto dopo una scelta “stealth” che aveva portato il primo Partito del Paese a non imporre ticket di supremazia. Ecco, lì un po’ di malmosto già aveva iniziato a sedimentare ed in queste ora pare sia tracimato. Come?

Con un altro dato: poche, pochissime ore dopo la nomina ufficiale di Picano a selezionatore, sui social spunta una foto. In essa campeggiano Anna Rita Terenzio e lo stesso Picano con una “didascalia” esplicita. L’imprenditrice di impianti sportivi annunciava la sua “discesa in campo” come candidata al Consiglio comunale di Piazza De Gasperi con Fratelli d’Italia. Nello scritto c’erano le sue motivazioni e il quadro d’insieme. Tutto acconcio e definitivo. Attenzione ché il timing in questa faccenda è fondamentale.

L’annuncio della Terenzio non è arrivato dopo qualche giorno di sedimentazione del ruolo di cui Picano era stato appena investito da Ruspandini. E’ arrivato veloce, magari tropo veloce per poter essere letto come esito di una discussione interna secondo mission. Il che lascerebbe presupporre che il selezionatore abbia potuto omettere o regimentare poco una fase consultiva con gli iscritti.

“Mi candido, anzi, non più”

Anna Rita Terenzio

In buona sostanza parrebbe che Picano abbia avallato la candidatura di una non iscritta senza sottoporne natura, opportunità e merito a tutte le sensibilità interne di FdI cassinate. Sensibilità che in fetta robusta si sentono da tempo e già di loro “briscolate”, fin dai tempi del commissario Fabio Tagliaferri.

Il che avrebbe quindi portato ad una sorta di “ostilità” in cui sarebbero poi maturate le circostanze che Terenzio ha additato come meritevoli di attenzione legale. E che non attengono l’analisi politica in purezza. Questa è una possibile lettura però, ma è deduttiva. Tuttavia una fonte molto vicina alle dinamiche di Fratelli d’Italia l’ha confermata proprio in queste ore, almeno in parte.

Spiegando e lasciando intendere che il problema non sarebbe stato tanto la consigliera candidata “d’imperio” da Picano, quanto piuttosto il mancato filtro tra le sue velleità e il diritto della restante parte del Partito (la grande parte) di analizzarle. Qualcuno – non è dato sapere se iscritto, graduato o sodale – ha preso d’aceto ed ha agito, politicamente, e magari – ma qui usiamo molle chilometriche – esacerbando tanto i toni da innescare la faccenda “personale”. Quella su cui non si accampano presunzioni narrative.

Galeotta fu la foto

La foto che ha scatenato il terremoto interno a FdI

Il che lascia intendere che la scelta di candidarla ha trovato un gradimento alternato da cui inevitabilmente si sarebbe generata una riposta-segnale. Ecco, quel segnale è arrivato pur nei confini di una circostanza specifica forse incentivata da un refuso di comunicazione. E forte.

Tutta colpa di una foto. Quella classica con cui i big si stringono intorno al candidato e lanciano la sua avventura nella loro lista di Partito. E così è avvenuto anche con Anna Rita Terenzio. L’istantanea è scattata davanti al municipio di Aquino: ritrae Anna Rita Terenzio con gli avvocati Michele Nardone ed Alberto Borrea e soprattutto il dirigente provinciale Daniele Maura. Che problema c’è? Cosa non andava in quella foto? Nulla, se non il fatto che nessuna delle altre sensibilità del Partito era stata informata. Delicatezza politica e garbo istituzionale avrebbero imposto prima un rapido passaggio interno, informando tutti della candidatura. Ma non risulta sia stato fatto. Il che ha determinato un grande problema.

Da questo punto di vista si sarebbe innescato un problema politico di grana grossa, con l’antica ed irrisolta dicotomia tutta interna a Fratelli d’Italia. Con quello provinciale che sceglie piloti, campi di battaglie e rotte e quello cassinate che avrebbe voluto e vorrebbe ancora oggi far pesare le sue decisioni. O quanto meno essere considerato un interlocutore imprescindibile per disegnarle.

Le segnalazioni giudiziarie e la lettera

Sandro Salera

Le sue motivazioni la Terenzio le ha spiegate in una lunga nota confezionata per lei dall’avvocato Sandro Salera. “Nei mesi scorsi ho sentito la necessita di rimettermi a servizio della comunità di Cassino, non solo degli amici e dei conoscenti, ma di tutte quelle persone che negli anni hanno continuato a confrontarsi con me”.

E ancora: “In passato ho ricoperto ruoli in amministrazione, diventando punto di riferimento e offrendo risposte e soluzioni ai cittadini. Con una rinnovata voglia di scendere in campo, dopo quindici anni trascorsi ad osservare le dinamiche politiche, sociali ed economiche della città, ho avviato confronti con diverse realtà locali”.

Poi l’ex candidata spiega: “Ho ascoltato e cercato di veicolare presso le sedi deputate le istanze dei cittadini che di volta in volta hanno sottoposto alla mia attenzione. Un percorso che in questi mesi ha preso forma sempre più concreta, fino a confluire nella coalizione di Centrodestra, a me sicuramente e storicamente più affine.

“Naturale identificarmi con Meloni”

Come donna, come moglie, madre ed imprenditrice ho trovato naturale identificarmi nel partito guidato da Giorgia Meloni. Ed e con questo spirito che, pur avendo ricevuto richieste da altre formazioni di area, ho deciso di candidarmi nella competizione elettorale dell’8 e 9 Giugno proprio nelle fila di Fratelli d’Italia”.

Ma allora cosa è successo? “Immediatamente dopo l’ufficializzazione della mia candidatura, pubblicata sui social, ho dovuto constatare con estremo stupore e profondo rammarico un fatto. Che alcune candidate/candidati della stessa lista hanno arbitrariamente e strumentalmente fatto arrivare ai vertici del Partito foto e informazioni personali relative a precedenti e remote vicende giudiziarie riguardanti i miei congiunti e non la mia persona. Ma quelle sono vicende “già definite con assoluzioni nei tre gradi di giudizio”.

Il caso del Palazzo della Cultura

Il Palazzo della Cultura

E poi, a precisare: “La confisca del Palazzo della Cultura è intervenuta prima della definitiva assoluzione”. Che significa? Che per la Terenzio è stata confezionata una “polpetta avvelenata” che però sembra avere basi più politiche che procedurali. In pratica: al Partito è stata mandata la foto del Palazzo della Cultura recentemente realizzato a Cassino. Dove? In uno stabile confiscato ad alcuni familiari della Terenzio. Ma le persone alle quali l’immobile è stato tolto sono state poi assolte in maniera chiara e definitiva fino in Cassazione.

“Proprio per questo motivo pende oggi presso la Corte di Giustizia Europea un procedimento da noi introdotto. E volto ad ottenere la revoca della confisca e la conseguente restituzione dell’immobile alla mia famiglia. Il sunto è che i certificati penali della Terenzio sono “a disposizione” di tutti, e che probabilmente c’è qualcosa di meno legato al movente del “darwinismo giudiziario”.

Tanto che l’imprenditrice ha sfidato “i Partiti di tutti gli schieramenti a richiedere non solo ai propri candidati ma anche ai loro familiari i certificati penali e dei carichi pendenti”. Poi la chiosa che spiega la decisione, non senza rammarico.

“Costretta ad uscire da questo clima”

“A seguito di questa strumentale e deprecabile azione diffamatoria nei confronti miei e di tutta la mia famiglia, ho voluto preservare i miei cari. Da ulteriori situazioni di stress, adottando un profilo di assoluto distacco. In modo particolare per quanta riguarda i miei figli e i miei nipoti, tutti molto giovani. Ho quindi dato mandato ai miei legali di agire in sede penale e in sede civile nei confronti di coloro che hanno diffamato me e la mia famiglia.

“Seppur con profondo rammarico, quindi mi vedo costretta ad uscire da questo clima intriso di veleni e ostilità, che delinea un centrodestra tutt’altro che coeso. Da ultimo, e mio desiderio esprimere i più sentiti ringraziamenti ai tantissimi che in queste ore pubblicamente e non stanno esprimendo sentimenti di solidarietà e di apprezzamento nei miei confronti”.

La mediazione a fari spenti

Antonio Cardillo

La faccenda ha urticato tanto la candidata. Che si è immediatamente ritirata. Ed in queste ore ha anche rimosso da Facebook il profilo Anna Rita Terenzio Candidato. Non ne vuole più sentire parlare.

A tentare di ricomporre i cocci, ci sta provando – a fari spenti – il dirigente provinciale Antonio Cardillo. Si è imposto in questa tornata elettorale la più totale neutralità tra le sensibilità interne. Proprio per questo può agevolmente lavorare per raffreddare le temperature e smussare gli angoli. In stretto contatto con il coordinatore provinciale Massimo Ruspandini. Per riportare ad una dimensione territoriale quello che avrebbe dovuto restarci fin dall’inizio. Il messaggio di Ruspandini è chiaro: Frosinone non intende fare invasioni di campo.