E il sindaco finì ostaggio della sua maggioranza

In otto si alzano e voltano le spalle al sindaco Mastrangeli. È l'ala che dovrebbe essergli più fedele. Lo salva FdI. Il pretesto è il Piano dei Rifiuti. La sostanza sono gli assessorati. La ragion di Stato di Vicano. E le parole profetiche di Sardellitti

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

La ribellione è scattata all’improvviso: al momento di votare la delibera sul futuro della raccolta dei rifiuti a Frosinone. In otto si sono alzati e se ne sono andati: tutti della maggioranza, tutti dell’ala che dovrebbe essere più vicina al sindaco Riccardo Mastrangeli. Consiglieri della sua lista civica, della civica del predecessore Nicola Ottaviani, della Lega e di Forza Italia. La delibera è passata solo perché a fare da scudo al sindaco sono rimasti i tre consiglieri di Fratelli d’Italia.

Ha ottenuto 13 voti anziché 22. Passa ma il segnale politico è forte. È il sintomo di una lacerazione profonda: la questione dei rifiuti è solo un pretesto. Alla base di tutto ci sono i posti in giunta che alcuni dei Consiglieri reclamano. E per far capire quanto siano serie le loro intenzioni hanno mandato un messaggio inequivocabile.

Il colpo inatteso

Per Riccardo Mastrangeli è stato un colpo a freddo. Non aveva il minimo sospetto. Lo lascia intuire una frase detta dal sindaco durante il Consiglio. Parlando del Bilancio, ricorda a tutti le date in cui si discuterà del conto; sia la prima che la seconda convocazione, cioè quella che si tiene se gli argomenti non vengono affrontati. In seconda convocazione è tutto più agevole, bastano molti meno voti. Ma Riccardo Mastrangeli dice all’Aula: “Il Bilancio lo approveremo in Prima Convocazione, perché la sera della seconda c’è il Festival dei Conservatori”.

Non si aspetta che qualcuno possa voltargli le spalle. E invece sta per accadere. Sa che ci sono i malumori per la Giunta. Ma è convinto che siano i ciclici dolori di pancia che poi la mediazione politica riesce a far passare. Non questa volta.

Accade sulla delibera presentata dal Vice sindaco ed assessore all’Ambiente Antonio Scaccia. È il Piano dei Rifiuti, descrive che tipo di raccolta verrà fatta in città, come e dove. È importantissima perché sulla base di quel piano poi si prepara la gara d’appalto per individuare la ditta incaricata del servizio. Frosinone intende passare alla Tariffa Puntuale cioè ogni famiglia ha un codice e quando getta i rifiuti vengono pesati. In questo modo ognuno paga in base a quanti rifiuti effettivamente produce.

Mastrangeli e Vicano

Il consigliere Mauro Vicano interviene, due volte. Spiega perché è contrario: ha competenza in materia, per un certo periodo è stato presidente della Saf, la società tra i Comuni ciociari per lo smaltimento delle immondizie. Ritiene che Frosinone non sia in grado di passare alla tariffa puntuale, non ora. “Ma per ragion di Stato voterò sì”: in giunta esprime l’assessore Alessandra Sardellitti, se votasse no non avrebbe più senso la sua presenza nella squadra del sindaco.

C’è chi dice no

È quando arriva il momento del voto che gli otto consiglieri si alzano e se ne vanno. Le assenze nelle file della maggioranza salgono a 9: il Consigliere regionale Alessia Savo è a Roma per i lavori della Commissione Sanità di cui è presidente.

Tra chi si alza ci sono Consiglieri che avevano fatto poco prima il loro intervento. Come Anselmo Pizzutelli, come Pasquale Cirillo. I segnali politici li avevano mandati già da giorni ed in maniera inequivocabile: Cirillo reclama il ruolo da assessore che oggi svolge Rotondi, mentre Pizzutelli ritiene che spetti a lui lo spazio assegnato ad Alessandra Sardellitti. C’erano già state una serie di cene in cui definire la strategia. Che ora è stata attuata. (Leggi qui: Verso l’anno Uno della giunta Mastrangeli).

I tre segnali politici

Nicola Ottaviani (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

I segnali politici sono tre. Il primo: il sindaco non è blindato. Le otto assenze ad una settimana dal Bilancio sono un preavviso di messa in mora politica; che arriva dall’ala che dovrebbe invece essergli più fedele. Il secondo: l’ex sindaco Nicola Ottaviani non governa più lo scenario politico di Frosinone, tra chi s’è alzato ci sono uomini suoi. Non è riuscito ad impedire la sedizione. O ne è il mandante. Fattispecie, quest’ultima, altamente improbabile.

Il terzo segnale: Fratelli d’Italia ha mantenuto fede al patto pre elettorale, quando Massimo Ruspandini ritirò la candidatura del suo Fabio Tagliaferri assicurando a Riccardo Mastrangeli: “Noi saremo la tua guardia pretoriana, dovrai guardarti dai tuoi, non da noi”.

Le parole di Alessandra

Alessandra Sardellitti

Assumono ora una dimensione molto più precisa le parole pronunciate nelle ore precedenti il consiglio dall’assessore Alessandra Sardellitti: “pieno sostegno al sindaco Mastrangeli, su ciclabili e bilancio, senza se e senza ma“. Parole dalla duplice valenza ed una pluridirezionalità di messaggio.

In primo luogo: se l’Assessore con delega alla Smart City ha sentito il bisogno di difendere l’operato del sindaco è perché fino ad oggi voci di conforto per il primo cittadino non si sono sentite, anzi è stato lasciato solo sui temi più delicati. (Leggi qui Salvate il soldato Mastrangeli).

E già questa è una evidente anomalia. Ma in secondo luogo, quel silenzio era il segnale che qualcosa stava per accadere. Ed Alessandra Sardellitti ha provato ad edificare un argine, ribadendo la sua lealtà al sindaco ed esprimendo marcato dissenso preventivo verso l’iniziativa. Chiaro che si rivolgesse alla sua maggioranza: da qui il peso tutto politico del suo intervento allorquando dice “senza se e senza ma“, consapevole che questi distinguo esistono e coinvolgono più di qualche consigliere o assessore.

Una sorta di chiamata alle armi, di serrare i ranghi, per evitare che qualcuno possa fare da cavallo di troia e minare la compattezza, che tanto granitica evidentemente non è, della stessa maggioranza. Ma il richiamo è caduto nel vuoto. Le otto defezioni di queste ore dicono che il tempo dei segnali è finito.

Ora si comincia a fare sul serio. Ed il sindaco rischia di restare ostaggio. Della sua stessa maggioranza.