L’Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue convoca i guru del clima. Alla presenza di 3 ministri chiederà al Governo interventi urgenti per fronteggiare la carenza di acqua. Chiesta anche una cabina di regia per la gestione delle risorse idriche
“E’ necessario l’ausilio di una rete di bacini medio-piccoli e multifunzionali come quelli previsti dal Piano Laghetti, da noi proposto insieme a Coldiretti”. Francesco Vincenzi, presidente di ANBI nazionale, non ha dubbi. Non ne ha mai avuti: con il Piano Laghetti si può combattere la siccità che in questo periodo morde su tutto il territorio nazionale. Lo ribadisce ai media nazionali, anticipando così una parte di ciò che dirà ai lavori dell’assemblea nazionale di ANBI.
L’Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue si ritrova e serrerà i propri ranghi martedì 5 e mercoledì 6 luglio all’Hotel Sheraton Parco de’ Medici, a Roma. Tre ministri presenti: Stefano Patuanelli, Mara Carfagna, Renato Brunetta; un’attenzione particolare, superiore alle altre assemblee nazionali. Perché ora il clima non è più un problema per professori a caccia di titoli e d’attenzione ma è un dramma sotto gli occhi di tutti: non piove, il Po e gli altri fiumi italiani sono in secca, i laghi si stanno asciugando, i ghiacciai stanno morendo.
E come se non bastasse, c’è la guerra ad Est che sta distruggendo i campi di grano e le coltivazioni dell’Ucraina. Ora il tema dell’autosufficienza alimentare è un’emergenza. Cambiano clima e contesto, aumentano attenzioni e preoccupazioni.
Piano Laghetti e cambio di mentalità
Mercoledì 6 luglio si terrà una conferenza stampa per la presentazione del Piano Laghetti. Già perché il progetto ANBI con Coldiretti lo ha già pronto. Da qualche anno. Si spera solo che questa volta davvero si trovino le attenzioni che in passato non sono pervenute, come le piogge.
Il problema però è anche di mentalità. “La violenza di alcuni episodi meteo registrati al Nord – dice Massimo Gargano, direttore generale ANBI – è indicativa del paradossale rischio, cui la siccità sottopone il nostro territorio. Rovesci copiosi ed improvvisi su terreni aridi, li trasformano in moltiplicatori del rischio alluvionale, perché incapaci di assorbire forti quantità d’acqua. L’inarrestabile cementificazione di ampie porzioni di territorio e la più volte denunciata inadeguatezza della rete idraulica dopo anni di mancati investimenti per la prevenzione idrogeologica ci rendono oggi più che mai vulnerabili. Ecco la chiave di volta. Il rovescio di una medaglia è tutto in queste considerazioni”.
Una cabina per la gestione delle risorse idrica
L’emergenza siccità impone riflessioni e soprattutto interventi ad ampio raggio da parte del Governo. I Consorzi di Bonifica ed irrigazione sono pronti a recitare la loro parte. Lo hanno sempre hanno fatto per loro storia, lo stanno facendo in modo particolare da qualche anno da quando la loro mission è cambiata: ora sono la prima linea nella lotta alle conseguenze di un clima inesorabilmente diverso.
“In un momento di grande preoccupazione per la condizione delle risorse idriche del Paese e con lo stesso spirito di 100 anni fa al Congresso di San Donà di Piave, i Consorzi di bonifica ed irrigazione chiamano al confronto docenti universitari, tecnici e politici. È una chiamata con cui attrezzare il territorio italiano alle evenienze, causate dai cambiamenti climatici, nonché dalle conseguenze delle emergenze pandemica e bellica” ha spiegato Francesco Vincenzi, presidente nazionale ANBI.
“Un compito non semplice ma necessario. Le piogge, che non hanno allentato la morsa della siccità lo impongono. Sconcertante è il confronto con i volumi invasati negli anni scorsi: in questo periodo, lo scioglimento delle nevi provocava un picco, mentre quest’anno i laghi, privi di apporti nivali, si stanno svuotando nella parte alta del Paese”.
Una regia per il clima
La richiesta è quella di creare una cabina di regia per la gestione delle risorse idriche. “Giorno dopo giorno si allarga il dramma per campagne arse dalla siccità in un momento fondamentale del processo colturale” ha chiosato il direttore nazionale ANBI.
“Per questo, chiediamo al Governo di accelerare la decisione su una scelta che, permanendo le attuali condizioni climatiche, appare ineludibile: la creazione di una cabina di regia per la gestione delle risorse idriche sotto il coordinamento della Protezione Civile”.
L’importanza del Patto per il Suolo
Diventa fondamentale trovare sinergie con quel Patto per il Suolo che nel Lazio è stato lanciato dal direttore di ANBI Lazio Andrea Renna.
Segnali di ricezione ce ne sono. Dalla Regione Lazio molti, così come dall’Anci Lazio, in alcuni Ministeri oltre che dalle parti del Campidoglio e della Città Metropolitana. Tra gli ultimi il comune di Tarquinia. Con un sindaco, Alessandro Giulivi, che è anche vice presidente di Anci Lazio, che ha messo la propria struttura a lavorare e concretizzare così un’intesa tra il Comune di Tarquinia ed il Consorzio di bonifica Litorale Nord (con sede a Roma).
Obiettivo i lavori di manutenzione di opere di scolo di competenza comunale. Far ricorso ad “invasi minori” da realizzare laddove possibile in tutto il territorio regionale, principalmente ad uso irriguo, ma anche potabile, idroelettrico e ambientale, può diventare una risposta seria ed attuabile.
Occorre però non perdere tempo. Pardon, altro tempo.