Il rettore Minnucci: custode a Siena di una bellezza imparata ad Alatri

L'orgoglio della terra di origine e la curiosità della terra di approdo. Tutto con la consapevolezza che cambiare vita aiuta a crescere

Prima la docenza nel posto in cui si era laureato in Giurisprudenza, poi la scrittura come solido ed autorevole ponte per chi volesse imparare di più. Da gigante del Diritto a nocchiero di bellezza il passo è stato breve ma ha comportato una “eradicazione” dal luogo natio. Che però non gli ha cancellato le memoria delle origini e che lo ha fatto crescere. Tanto breve che lui, da studente, si è ritrovato docente, poi prorettore. Sempre con la fregola buona di chi deve mettere in un libro quello che sente nell’intelletto. E sempre dopo averlo equalizzato con un amore immenso per il sapere. Il professor Giovanni Minnucci, 69 anni, di Alatri, da poco più di un anno è il rettore dell’Opera della Metropolitana di Siena. (Leggi qui: Da Alatri a Siena, per fare il preside e ora il rettore).

Amministra e tutela la splendida cattedrale ed il suo museo. Una storia dedicata alla cultura ed alla ricerca: oltre cento libri, Minnucci è stato preside e pro rettore dell’università. E’ Ordinario di Storia del Diritto Medievale e moderno; Decano del Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali. Poi presidente della Biblioteca “Circolo Giuridico”. E da maggio 2022 Rettore della Fabbriceria del Duomo (Opera della Metropolitana) di Siena, dove abita sulla Strada dei Cappuccini.

Professor Minnucci è stato un anno vissuto pericolosamente o tutto sommato sonnacchioso?
Giovanni Minnucci

“L’Opera della Metropolitana di Siena, guidata da un Consiglio di Amministrazione fortemente unito e motivato, sin dal suo insediamento, il 9 maggio dello scorso anno, si sta impegnando nel perseguimento dei suoi compiti istituzionali. “Questo in proficua collaborazione con il cardinale arcivescovo Augusto Paolo Lojudice e con i Prefetti che in questo periodo si sono succeduti, Maria Forte e Matilde Pirrera. I beni che ci sono affidati sono di una incommensurabile bellezza e di un inestimabile valore: la Cattedrale, il Battistero, la Cripta, il Museo con la Maestà di Duccio e il Facciatone del Duomo Nuovo“.

“Siamo fortemente impegnati nella cura delle nostre opere d’arte, in proficua e quotidiana collaborazione con la Soprintendenza, con i restauratori professionali. E con il fondamentale supporto delle nostre maestranze e di tutto il nostri personale. Nel garantire la sicurezza dell’intero Complesso, per coloro che quotidianamente vi esercitano la loro funzione spirituale, per chi lo frequenta come visitatore e per chi vi lavora.

Per ‘sicurezza’ è chiaro che non intenda il servizio di vigilanza

“Noi prestiamo particolarissima attenzione alle operazioni di consolidamento e di restauro; occorre vigilanza perché puntiamo molto sull’innovazione, grazie alle nuove tecnologie che la scienza mette a nostra disposizione. Lo facciamo collaborando, attivamente, con le due Università senesi sia sotto il profilo storico-artistico sia scientifico-tecnologico.

La vostra vocazione è la Cultura

“È anche la realizzazione di eventi culturali e musicali di altissimo livello, in piena sinergia con le realtà istituzionali cittadine vocate a questi scopi. Ricordo, fra le iniziative più importanti realizzate o in corso d’opera: oltre alla pubblicazione di alcuni volumi, un ciclo di Conferenze dal titolo “Lecturae”. I Concerti in Cattedrale con Noa e lo Stabat Mater di Rossini diretto dal M. Paolo Olmi in collaborazione con l’Accademia Musicale Chigiana. Il Festival di alto profilo culturale ‘Pace, pienezza, bellezza’ con relatori importanti

Poi il recupero e restauro del reliquiario di San Galgano, e di altri importanti ‘pezzi’ di proprietà dell’Arcidiocesi e oggi in mostra nella Cripta del Duomo. E ancora: il restauro del preziosissimo Fonte battesimale con opere di Jacopo della Quercia, Donatello, Ghiberti, etc. in collaborazione con l’Opificio delle Pietre dure“.

Ha da poco ricevuto il “ciclope d’oro”, onorificenza che l’amministrazione di Alatri ha istituito per gli alatresi che si distinguono al di fuori delle mura. Un commento.

“Ho avuto questa notizia dal Sindaco di Alatri Maurizio Cianfrocca pochissimi giorni prima. Una notizia del tutto inattesa; il che si spiega anche perché il premio è stato istituito da poco, tant’è che questa è stata la I edizione. Ovviamente ne sono molto lieto e orgoglioso, e ringrazio vivamente la Commissione e l’Amministrazione comunale per aver voluto pensare alla mia persona. Non ho mai dimenticato le mie origini che ho sempre fortemente sottolineato. Chi mi conosce bene sa quanto io sia sempre stato legato alla mia terra. Alla storia di Alatri, inoltre, ho dedicato anche alcuni studi”.

“Credo che questo riconoscimento, come si desume dalla motivazione, derivi da tutto ciò e da una vita intera (oltre 40 anni) dedicata allo studio e alla ricerca. Come attestano le mie pubblicazioni e la mia carriera accademica. Ringrazio, inoltre, i miei cari che, insieme ai pochissimi amici e ad alcuni fra i miei compagni di scuola hanno voluto manifestarmi il loro affetto. Un affetto come sanno pienamente contraccambiato”. Lo hanno fatto “con la loro presenza (insieme a quella dei cittadini intervenuti) la sera della cerimonia avvenuta il 21 giugno scorso: ‘dies natalis’ di Alatri.

Alatri vive una fase pericolare della sua storia, spesso per via di episodi di cronaca balzati sui media nazionali. Una involuzione palese che nasconde quali problemi?
Giovanni Minnucci Lecturae all’Opera con Tomas Montanari

Alatri ha una storia gloriosissima, di bellezze storiche, artistiche e paesaggistiche. Nel corso dei secoli ha dato i natali a personalità autorevoli; è stata per secoli un importante centro culturale del Basso Lazio. Ma tutto questo non basta. Nella contemporaneità, non possiamo vivere esclusivamente del riflesso che ci deriva dalle grandezze del passato. Un passato, beninteso che deve essere studiato e conosciuto”.

“La società attuale manifesta gravissimi problemi di natura sociale ai quali va data una risposta che sia innanzitutto educativa. Educare, innanzitutto, all’amore per la propria terra, affinché la si conosca e la si rispetti. Il che deve indurre a considerarsi una comunità in cammino che abbia intanto valori comuni e condivisi. Un tema che deve essere posto all’attenzione delle famiglie e della scuola. Solo un piccolissimo primo passo. Da dove, secondo me, occorre cominciare a ricostruire, a tutti i livelli, una comunità che dia un senso alla vita, soprattutto a quella dei più giovani.

Qualche tentativo di rilancio c’è. Come le iniziative delle associazioni culturali. A proposito: a breve, la Gottifredo farà intitolare, previa autorizzazione favorevole del comune, una scala al musicista Stephane Grappelli, una figura legata alla sua famiglia. Giusto?
Yehudi Menuhine Stephane Grappelli

“Il maestro Grappelli, molti anni fa, era alla ricerca delle sue origini familiari. Per un caso fortuito venne indirizzato a casa di mio padre Gino che, com’è noto, è sempre stato un cultore delle patrie memorie. Ne nacque un’amicizia affettuosa con lui e con mia madre, Vittoria. E con mia sorella Paola e la sua famiglia, che si è perpetuata per lunghissimo tempo. Tant’è che il Maestro, non solo dava continuamente notizie ai miei durante i suoi spostamenti per i concerti, ma veniva regolarmente a trovarli. Almeno una volta o due l’anno”.

“Tanti anni fa proposi all’amministrazione comunale di Alatri di conferire la cittadinanza onoraria al maestro. Sul tema hanno insistito verbalmente ed a lungo anche i miei familiari. Ma senza esito. Forse non ci si era resi conto che si aveva a che fare con una vera e propria celebrità nel campo del jazz. Un’occasione irrimediabilmente perduta. Alla sua morte Joseph Oldenhove, suo segretario-manager, scrisse ai miei”.

Lo fece “affinché una parte delle ceneri venissero sparse nel giardino del Palazzo Grappelli (di tutto ciò abbiamo in casa la documentazione fotografica). Il che avvenne grazie ai proprietari che furono veramente generosi e disponibili. Sono stato nella sua casa a Parigi; so che un mio nipote che lo ha conosciuto sin da piccolo sta per andare a trovare Joseph. Avrà la sorpresa di vedere qualche foto dei suoi nonni col maestro e i libri che il nonno Gino gli aveva regalato. Che ora Alatri si ricordi di un uomo che l’ha spesso frequentata e molto amata, intitolandogli un luogo, è una cosa bella. Forse un po’ tardiva. Ma meglio tardi che mai“.

Sono tanti i giovani che, partendo da Alatri, studiano e cercano fortuna altrove. Anzi, sono sempre di più. Lei ha lasciato la cittadina ciclopica per l’Università, per poi affermarsi altrove. Quali consigli per i tanti che, in qualche modo, ricercano un percorso di questo tipo?

“Facendo il mio lavoro di docente universitario da molti anni ho avuto modo di incontrare tanti giovani che hanno scelto di studiare lontano da casa. Sono percorsi difficili – e questa è anche un’esperienza personale – perché ci si allontana dagli affetti. E dalle consuetudini consolidate, e si va a vivere in realtà talvolta profondamente diverse. Ma tutto questo aiuta a formare il carattere; a superare da soli le difficoltà che ovviamente ci sono. Ad integrarsi in realtà diverse dalle proprie e con la comunità studentesca che, per definizione, soprattutto oggi, è una ‘comunità globale'”.

“Ci si apre al mondo: questa è la verità. Anche se le radici non vanno mai dimenticate. Se si studia con serietà e con passione, le opportunità non mancheranno, anche se la situazione oggi e molto più complessa. In definitiva: occorre mettersi in gioco avendo dietro le spalle una storia e un percorso formativo. Che siano aperti a tutte le novità che una società complessa come quella attuale ci pone davanti”.

Quali iniziative per il Duomo da qui a fine anno? 

“Abbiamo in programma la scopertura del Pavimento: 56 tarsie a sgraffio e a commesso marmoreo di grandissimi artisti che lo hanno realizzato in circa quattro secoli”. Pavimento “sul quale è apparsa di recente una bellissima pubblicazione. La scopertura è in corso e ci sarà fino alla fine di luglio, per riprendere il 18 agosto fino al 18 ottobre. Avremo inoltre in autunno una serie di importanti concerti dei quali, però, non posso ancora anticipare nulla”.

“Segnalo due eventi. Una trasmissione di Raicultura appositamente dedicata al Pavimento della nostra Cattedrale e la presentazione del recentissimo volume cui ho fatto cenno”.