Le addizioni di Astorre, i ponti di Buschini, i distinguo di Valentina Corrado, le asticelle di Conte: diplomazie al lavoro per riallacciare i fili del dialogo in vista delle Regionali nel Lazio
Le diplomazie sono già al lavoro. A fari spenti, lontano dai radar. Stanno cercando di riallacciare i fili del dialogo per la costruzione dell’alleanza di centrosinistra. Quella da schierare alle prossime Regionali del Lazio ora che Nicola Zingaretti rassegnerà le dimissioni per accettare la carica di deputato a Montecitorio.
La vittoria a vele spiegate del centrodestra nelle Politiche di domenica non demoralizza i generali del fronte Progressista. I numeri li ha declinati sulla sua bacheca Facebook il Segretario Regionale Pd Bruno Astorre. Senza fare ragionamenti, scrivendo soltanto le cifre: con caratteri a prova di miopia ed appoggiandole su sfondi dai colori accesi.
I numeri sono quelli del Senato nel Lazio. Sommando i voti presi dalla lista Democratici e Progressisti (26,13%) con quelli del M5S (17,74%) e di Azione-Italia Viva (8,54%): “Modello Lazio è al 49,41%, Centrodestra 44,90%.con un margine di oltre 100mila voti potenziali sugli avversari. (Leggi qui: Vincitori e vinti alle urne del Lazio).
Confermare la maggioranza Zingaretti
Il mantra ha iniziato ad intonarlo già una settimana prima del voto. Lo ha ripetuto ad urne appena chiuse e poi quando i risultati hanno preso forma. Per Bruno Astorre c’è una sola strada per confermare alla guida della Regione Lazio il centrosinistra. È la maggioranza costruita in questi anni da Nicola Zingaretti: unica in Italia, tanto da battezzarla Modello Lazio.
«Il dato del Lazio conferma la maggioranza Zingaretti come molto competitiva in vista delle prossime Regionali. Dobbiamo lavorare per confermare questa esperienza di governo nella quale, un anno e mezzo fa, abbiamo creduto molto» dice il Segretario regionale del Pd.
I numeri hanno confermato le sue analisi: il Campo Largo va costruito con le forze più vicine e cioè pentastellati e centristi. Escluderli significa non essere competitivi. «L’ho sempre pensato, detto e ripetuto come fosse un mantra: serve un PD plurale che sia la guida della parte più riformista del Paese e capace di parlare e includere più anime. Ripartiamo da cosa ci unisce e non da cosa ci divide».
Partire dai punti in Comune
Nelle file dei pontieri c’è Mauro Buschini tornato subito al suo ruolo di coordinatore della maggioranza Zingaretti in Regione Lazio. «Il dialogo deve ripartire da ciò che ci unisce e non da ciò che ci divide» ha detto intervenendo in diretta su Teleuniverso durante lo Speciale Elezioni che ieri mattina ha analizzato il voto.
È realista. Sa che sarà impossibile fare finta di niente. Il Governo Draghi è entrato in fibrillazione e poi è collassato su un provvedimento ben preciso: l’inserimento nel Decreto Aiuti della norma per realizzare a Roma un termovalorizzatore. E per il Movimento 5 Stelle è un tema non negoziabile: sono contrari. Nicola Zingaretti aveva tarato il suo Piano Regionale dei Rifiuti su quel niet, rafforzato da una norma regionale che dice no a nuovi impianti di quel genere. Ma il sindaco Roberto Gualtieri e quindi il Pd hanno scavalcato quella norma regionale.
Buschini ieri ha ricordato al M5S i provvedimenti approvati insieme durante questa legislatura. Dice che si deve partire da lì. Il punto di sintesi? «Roma ha bisogno di impianti e questa è un’evidenza. Penso che sulla tecnologia da utilizzare all’interno di quegli impianti ci siano i margini per una riflessione». È una posizione molto vicina a quella declinata dall’assessore Roberta Lombardi. Che ha sempre detto si al tavolo del Modello Lazio: specificando «prima il programma, poi l’alleanza e poi l’uomo capace di tenere unito tutto».
In serata, sempre da Teleuniverso arriva la risposta della coordinatrice regionale del M5S Valentina Corrado. «Il Pd deve chiarire cosa vuole fare. Non può dirci una cosa in Regione e poi farne un’altra al Comune ed al Governo». La soluzione Buschini? «Qui il problema a questo punto è nazionale».
L’asticella di Conte
Giuseppe Conte non ha bisogno del pallottoliere per fare le addizioni di Astorre. sa benissimo come stanno i numeri. E che senza un Modello Lazio i margini di vittoria sono prossimi allo zero. Ma non intende mettersi al tavolo fingendo che nulla sia accaduto. Non solo a Roma, non solo nel Lazio: brucia la storia del termovalorizzatore e brucia la scelta di Enrico Letta d’isolare il M5S in queste elezioni.
«Veniamo da una esperienza siciliana in cui ci siamo resi conto che non c’erano le condizioni per stare con il Pd. Ogni situazione va valutata, caso per caso e nel Lazio valuteremo una eventuale alleanza». Il leader del M5S lo ha detto ieri durante una conferenza stampa a Montecitorio Possibilista? Forse. Non a costo zero. «Voglio avvertire però la dirigenza del Pd: non sarà facile dialogare con noi, la nostra asticella si è alzata».
Il problema è questa Segreteria. È Enrico Letta con i suoi no. Perché puoi anche dire non al M5S perché ha buttato giù Draghi: ma se poi fai l’alleanza con Fratoianni che gli ha sempre votato contro allora qualcosa non quadra. «Ho già detto che non ci sarà dialogo con questo gruppo dirigente: ma la questione non è personale. I punti sono politici. Non è solo questione di gruppo di dirigente ma di agenda».
Bisogna vedere quale Pd verrà fuori” dopo il congresso. Nel frattempo le diplomazie sono al lavoro.