Pranzo tra Memmo Marzi e Mauro Vicano oggi Da Livio. Promosso dagli avvocati Sandro Salera e Paolo Marandola. Catalana, pesce spada e la soluzione al problema della doppia candidatura. Ecco quale.
Una soluzione c’è: un sentiero che possa tenere uniti l’avvocato Memmo Marzi ed il dottor Mauro Vicano. Cioè, l’ex sindaco di Frosinone tornato in campo per le prossime comunali acclamato dal popolo Dem e l’ex direttore generale della Asl che nelle settimane scorse aveva fatto un passo di lato. E proposto al Segretario Regionale Pd Bruno Astorre proprio Marzi come possibile candidato di sintesi.
Ci vediamo da Livio
A favorire quella soluzione sono stati due avvocati di Cassino: Sandro Salera con il suo collaboratore Paolo Marandola. A Frosinone per una causa, incontrano per caso al Palazzo di Giustizia Domenico Marzi. Lo salutano e gli fanno gli auguri per la candidatura a sindaco. Poi l’avvocato Salera la butta lì: «Ma… io non capisco una cosa: sono amico tuo ed avvocato al tuo fianco in tante cause e sono pure amico e l’avvocato di Mauro, possibile che non riesca a mettervi d’accordo e farvi trovare una sintesi?».
Detto, fatto. L’avvocato Marzi risponde: «Ma si, andiamo. Ci possiamo vedere Da Livio, sai dov’è? A due passi dal mio studio». Parte la telefonata a Vicano: è a pranzo con due amici in una trattoria di Alatri: sta mangiando polenta con le spuntature. «Vengo per il caffè, vi raggiungo tra poco»
L’appuntamento è in via Tommaso Landolfi. Verso le 13.30 sono attovagliati ad un tavolo tondo sistemato in un angolo della sala: strategia per evitare troppi occhi indiscreti. Tre coperti. Vicano arriva per caffé ed amaro
Catalana e pesce spada
La disposizione dei posti a tavola è fondamentale per comprendere le dinamiche. Mai come in questo caso. Memmo Marzi e Mauro Vicano finiscono uno di fronte all’altro, sull’altro segmento ci sono i due avvocati dello studio Salera.
Lo chef Da Livio è celebre per i suoi piatti di pesce. Ne approfittano. Ordinano catalana come antipasto ed un pesce spada come portata successiva: «Ci teniamo leggeri che dopo dobbiamo lavorare: mica ci sta Alessio Porcu, altrimenti vi svuotava la dispensa». Scherza l’avvocato Sandro Salera, crea un clima disteso: spiana la strada verso il confronto politico.
Il presupposto per qualche spigolo ci sarebbe tutto. Perché Mauro Vicano è il candidato sul quale l’area del Pd ha lavorato per oltre un anno e mezzo. Dalle retrovie Francesco De Angelis ha tentato di costruire l’alleanza ampia sul fronte politico e su quello civico; allo stesso tempo, Vicano provvedeva a cucire con le varie sensibilità civiche del fronte opposto.
Il meccanismo si è inceppato di fronte al nuovo corso del Pd: reclama il Campo Largo ed intorno a Vicano non si riesce a costruirlo. Perché l’uomo è pieno di spigoli e se ti deve dire che gli stai antipatico non riesce ad usare nemmeno il minimo di diplomazia che converrebbe. Dopotutto è stato capace di farsi silurare da DG della Asl dopo uno scontro feroce al telefono con l’uomo messo dal Governo Monti a capo della spesa pubblica nazionale; lui nemmeno allora ha abbassato la testa, si è fatto dare ragione in quattro gradi di giudizio e poi si è presentato con l’ufficiale giudiziario a riprendersi la scrivania.
La soluzione c’è
Mauro Vicano non è di primo pelo. Fa politica da quando aveva i calzoni corti. Ha cominciato con i Socialisti, è stato per anni capogruppo in Consiglio Comunale, ha guidato la Sanità e la Saf. Conosce benissimo il momento in cui bisogna fare un passo di lato. E lo ha fatto. Appena ha visto che il semaforo del Pd regionale non si accendeva ha detto al Segretario Bruno Astorre: «Solo Memmo può essere l’uomo di sintesi».
Nasce così il ritorno di Marzi in campo. Fino a quel momento era uno dei principali sostenitori della candidatura di Vicano. (Leggi qui Vicano pensa al ritiro e propone Marzi).
L’altro colpo di scena è di poche ore prima che l’assemblea Pd acclamasse Marzi come candidato. Riuniti a pranzo, civici e Partiti dicono all’ex DG di andare avanti. E lui decide di non ritirarsi. (Leggi qui Il campo di Marzi è stretto: Vicano va avanti).
È l’avvocato Salera a cercare di mettere sul tavolo i Pro ed i Contro di una possibile convergenza e di un possibile attacco a due punte. Scoprendo che una soluzione c’è.
Pro e contro
La soluzione passa attraverso la Realpolitik. Il primo traguardo è vincere e poi viene tutto il resto. Dove stanno i Pro di una candidatura unica tra Marzi e Vicano? Domanda l’avvocato Salera. Tutti concordano: ci sarebbe un candidato unitario più forte, più autorevole, capace di fronteggiare la corazzata che il centrodestra ha allestito intorno al nome del farmacista ed ex deputato Riccardo Mastrangeli.
Dove stanno i Pro di una doppia candidatura? Anche qui la risposta è chiara: Vicano andrebbe ad aggregare ambienti di centrodestra che non potrebbero stare con Marzi per via della presenza della lista Pd nel suo schieramento. E poi per via della candidatura Marzi acclamata ed investita a pieno titolo dal Pd.
In quale caso conviene la prima ed in quale la seconda ipotesi? La prima soluzione è l’ideale nel caso di un confronto che dovesse concludersi al primo turno: in quel caso serve concentrare tutti i voti su un solo nome, senza disperderne nemmeno uno. La seconda soluzione va meglio se la sfida approda al Ballottaggio: in quel caso serve drenare quanto più voto possibile al comune avversario, per essere sicuri che non superi il muro del 50%. È quanto accaduto a Latina lo scorso autunno: Vincenzo Zaccheo ha mancato di un nulla la vittoria al primo turno, dopo quindici giorni è stato rieletto sindaco il suo avversario Damiano Coletta.
Lo soluzione c’è. Domenico Marzi e Mauro Vicano hanno concordato che sceglieranno quella migliore per il centrosinistra. L’attacco a due punte: portare la partita al Ballottaggio. E chi dei due arriverà a sfidare il centrodestra avrà la garanzia del totale appoggio dell’altro.