Ogni italiano, malgrado la siccità, consuma 100 litri di acqua in più rispetto all'europeo medio. Dall'agricoltura l'altra metà del fabbisogno nazionale. È in arrivo la 40esima edizione di MacFrut: la Fiera internazionale dell'Ortofrutta, un quarto della produzione agricola nazionale. L'Anbi sarà protagonista. E fa squadra con l'Anci, l'Associazione dei Comuni
La grande sete è tornata. Il fiume Po è in secca, come lo scorso anno. Con una differenza: quando il grande fiume del Nord si mostrò scheletrito nel 2022 erano le ultime settimane di agosto, al termine di un’estate torrida e asciutta; ora siamo all’inizio della stagione. Sarà drammatico: non c’è acqua.
Cambia il clima, cambiano i problemi: cambia la strategia con cui affrontarli. Non si può continuare a ragionare per pezzi d’Italia e singole regioni. Il Nord si tiene a galla soltanto grazie alle precipitazioni dei giorni scorsi. Ma successe anche l’anno scorso prima dalla Grande Sete estiva. E nel Centrosud continuano a calare le disponibilità di acqua meteoriche. (Leggi qui La risposta alla siccità: c’è ma è ferma).
Poca acqua, torna la grande sete
Nel Lazio, se si guarda al proprio giardino, i laghi di Bracciano e Nemi non mostrano miglioramenti e i fiumi Tevere, Sacco e Nemi sono decrescenti. L’Aniene, un tempo chiamato Teverone, ha però battuto tutti: settemila litri al secondo in meno. Chiaro che il Centrosud abbia le proprie specificità, ma la questione non può restare territoriale. Nelle Marche ha piovuto tanto, vedi Macerata con oltre cinquanta millimetri in una settimana, ma i corsi fluviali si sono abbassati a vista d’occhio. Anche in Umbria non sono mancati i rovesci, ma il Lago Trasimeno continua ad asciugarsi.
Da qualche anno, in Italia la sfida ai cambiamenti del clima l’ha raccolta Anbi, l’Associazione delle bonifiche e irrigazioni. Ha esperienza. Tanta. E fatta sul campo. Lancia un segnale: è tempo ormai di affrontare la questione Siccità in un quadro nazionale. Non più per aree. «È fondamentale disporre di dati certi – dice il presidente di Anbi Francesco Vincenzi -. Se l’utilizzo dell’acqua in agricoltura è sceso sotto il 50% del fabbisogno idrico nazionale, è evidente che confinare la siccità come un mero problema agricolo è un grave errore di prospettiva. Se ogni italiano usa ogni giorno circa 100 litri d’acqua in più della media europea, c’è innanzitutto un grande bisogno di cultura su una risorsa vitale. Di cui la crisi climatica sta mostrando i limiti».
Gli italiani ne usano 100 litri in più
Ecco, ogni italiano medio ha bisogno di cento litri d’acqua in più dell’europeo medio. A noi serve anche per far bollire la pasta e ricorrere al bidet, a differenza di altri, ma l’uso generale è spasmodico. Si potrebbe confezionare bene dicendo che siamo più attenti all’igiene personale, ma va tenuto conto un altro dato allarmante: almeno un terzo viene disperso con le perdite idriche durante la fase di distribuzione.
L’Italia, in ogni caso, spreca troppa acqua. Metà se ne va via per l’agricoltura e metà per tutto il resto. Quella che c’è, però, non basta più per fare quello che si è sempre fatto. Dovrebbe essere chiaro a tutti, visto che il punto di non ritorno è sempre più vicino: quel grado e mezzo in più di temperatura media che, senza un contrasto al riscaldamento globale, renderà il cambiamento climatico irreversibile. Come sempre l’Anbi, che bonifica canali e fossi e distribuisce acqua agli agricoltori, lancia un appello innanzitutto al cambio di mentalità.
Lo farà ancora una volta in questi giorni. Scegliendo un palco speciale: l’Associazione delle bonifiche e irrigazioni prenderà parte al Macfrut di Rimini: semplicemente il punto di riferimento nazionale e internazionale dell’Ortofrutta. È uno dei settori chiave dell’economia italiana: 300mila aziende, oltre un milione di lavoratori, un’industria da 15 miliardi di euro, che fornisce un quarto della produzione agricola nazionale.
MacFrut: Ortofrutta… e acqua
C’è grande attesa per quella che sarà la quarantesima edizione del MacfFrut. Si terrà dal 3 al 5 maggio all’interno del Rimini Expo Centre. Al taglio del nastro, tra gli altri, sarà significativamente presente Francesco Lollobrigida: il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare del Governo Meloni. MacFrut è una fiera verticale: è rappresentata l’intera filiera. Sono nove i settori: produzione e commercio; macchinari e impianti; materiali e imballaggi; macchinari per la coltivazione; serre e irrigazione; spezie ed erbe officinali; vivaismo e sementi; biosolutions e, infine, logistica e servizi.
Anbi ha ormai da tempo un proprio stand istituzionale in seno alla Fiera per la presentazione delle iniziative e degli eventi che promuove o realizza. Quest’anno sarà ancor più protagonista grazie alla propria attività: un’irrigazione fatta attraverso un buon utilizzo dell’acqua. In sua progressiva mancanza, è un problema che può trasformarsi in un’opportunità di sviluppo sostenibile. Non mancano le critiche per i tributi, ma raccoglie sempre più consensi.
Al MacFrut ci saranno 1.100 espositori e 1.500 buyer da tutto il mondo lungo saloni tematici e aree dinamiche. Sono state incrementate le aree espositive (+35%), come sono aumentati gli espositori esteri (+50%). Ci saranno quattro principali novità: il Padiglione Sudamerica, gli stand nazionali di Arabia Saudita ed Egitto, il ritorno della Cina. Ci sarà il mondo, ma non può che prevalere il Made in Italy: che incassa dieci dei quindici miliardi totali con l’export di prodotti freschi e trasformati.
Frutta e verdura: 125 chili a testa
Ogni italiano consuma ogni anno più di 125 chili di frutta e verdura. Anche e soprattutto grazie all’acqua fornita dai Consorzi di bonifica. Da qualche tempo l’Anbi, l’Associazione che raggruppa tutti quegli enti consortili in via di sintesi, ha introdotto una figura al passo coi tempi di magra: il Commissario nazionale per la Siccità. Vanno creati nuovi invasi, per raccogliere più acqua possibile, anziché lasciarla a disperdersi. Vanno riutilizzare le acque reflue.
Al MacFrut, con il Nazionale, sarà nuovamente presente anche Anbi Lazio. La costola regionale è guidata dalla presidente Sonia Ricci in stretta collaborazione con il direttore generale Andrea Renna. Il Lazio ha realizzato una serie di best practice: ci sono cose che hanno funzionato molto bene. Racconterà la sua esperienza mettendola a disposizione degli altri. Perché il concetto è sempre più che ci si salva tutti insieme.
Si traccerà un bilancio. Anche per dire che i Consorzi di Bonifica sono diventati soggetti attuatori per conto della Regione Lazio: mettono in campo finanziamenti per province e comuni. Nella squadra ci sono anche i presidenti Niccolò Sacchetti (Roma), Lino Conti (Latina) e Gianluca Pezzotti (Rieti), oltre alla stessa presidente Ricci nelle vesti di Commissario degli enti consortili del Frusinate.
Nella struttura capitolina è stato anche creato il nuovo catasto assieme a quello irriguo. Si sfrutta ormai la tecnologia per il monitoraggio dei dati irrigui, si strizza l’occhio alla digitalizzazione e all’informatizzazione per lo sviluppo. I lavori, inoltre, si fanno ormai in house: senza dispendiose gare di affidamento, accrescendo anche l’occupazione, la stabilizzazione e nuovi ingressi di operai specializzati e non. L’Anbi Lazio ha anche istituito un Comitato dedicato alle donne: la prima Associazione regionale delle bonifiche e irrigazioni a farlo in Italia.
Irrigazione anticipata anche nel Basso Lazio
La siccità ha imposto l’anticipazione dell’irrigazione. Nella provincia di Frosinone è stata attivata un mese prima del solito, peggio nel Viterbese e nell’area romana: due mesi di anticipo. I legami con il territorio, mentre la questione Siccità si affronta a livello nazionale, restano fondamentali. In tal senso appare fruttuoso l’asse instaurato con l’Anci: l’Associazione nazionale dei Comuni italiani.
Anbi e Anci viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda: difesa del territorio e dell’agricoltura, salvaguardia del tessuto idrogeologico e garanzia di acqua per l’irrigazione dei campi dei consorziati. Nel mentre c’è grossa soddisfazione per la nomina di Lino Conti, stimato presidente del Consorzio di bonifica pontino, all’interno del Consiglio d’amministrazione dello Snebi: il Sindacato nazionale degli enti di bonifica e irrigazione.
L’Anbi ha definitivamente lasciato alle spalle la stagione in cui era un Ente che chiedeva tasse ai suoi utenti, per una cosa del tutto dimenticata: la bonifica. Ora è la linea del fronte contro i cambiamenti del clima. Perché se si scatena un temporale tropicale ed i campi non si allagano è solo perché le ruspe della Bonifica hanno tenuto puliti per tempo i fossati di scolo. Se piove e Fiumicino non sospende il traffico aereo è solo grazie alle idrovore della Bonifica che devono essere pronte giorno e notte. Un concetto che il direttore nazionale Massimo Gargano ha voluto fosse chiaro ad ogni latitudine: dal Brennero a Lampedusa è Anbi sul terreno a contrastare la siccità.
La rincorsa alla popolarità, alle bandierine da piazzare, finisce in soffitta: quel maledetto grado e mezzo rischia di lessare un intero Paese e Anbi sa che deve impedirlo ora che si può ancora fare in tempo. Perché deve essere chiaro a tutti che tra sette anni si arriverà al punto di non ritorno.
(Foto di copertina © DepositPhotos.com).