Quell’Italia brutale che la politica condanna ma che non sa cambiare

L'incapacità di cogliere il più terribile dei crimini: quello per cui si condanna la violenza ma non si riesce a sconfiggerla a monte

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Un rosario degli orrori con un grano in più ogni tot. Certo, è anche grazie ai social ed ai media che hanno aumentato in maniera esponenziale le informazioni. Questo in modo che la percezione dei crimini violenti sia più alta e costante a prescindere dal loro numero. Ma c’è un rovescio della medaglia su cui ragioniamo tutti poco: malgrado degli orrori se ne sappia di più e “meglio” e se ne conoscano aberrazioni e protocolli, quelli non decrescono. Non li sappiamo contenere.

In pratica da noi in Italia sta accadendo una cosa che è per certi versi peggiore dei crimini. Non sta nascendo una cultura della prevenzione malgrado gli elementi per concimarla e farla attecchire siano cresciuti a dismisura.

Da Montesi a Serena Mollicone, non siamo cambiati

Hai voglia a dire che ogni anno ed epoca hanno avuto le loro “croci” e che per ogni Serena Mollicone c’è già stata una Wilma Montesi. Ecco, quello è il momento esatto in cui ancor più aberrante di ciò che accade è il modo in cui noi lo leggiamo. Cioè limitandoci a registrare fatalisticamente il fatto, ad inorridire di esso ed a dividerci sul ruolo dei media sull’iter investigativo e giudiziario.

Ovvio che invochiamo giustizia, ma è chiaro che la Legge è l’approdo finale per punire un reato, non per correggere un errore che quel reato lo ha pasturato. Nessun male dovrebbe essere ineluttabile in un Paese che voglia dirsi civile.

E noi invece tutti a sbraitare se la Legge è dissonante dai nostri mal di pancia, o a correre alla tastiera per scrivere “giustizia è fatta”. Tutto questo per attendere il prossimo orrore, la prossima ragazzina violentata, il prossimo giovanotto innocente sparato su una scala ad Alatri per un giubbotto sbagliato.

E il prossimo sangue su cui impalcare la mistica di un paese melodrammatico nelle tragedie e poco didattico nell’usarle per evitare che figlino.

Lo sport e i bambini lì dove uccisero Thomas

INDRO MONTANELLI

Noi italiani in questo siamo maestri, amanti come nessun altro popolo di quei “fondali di cartapesta”, come li chiamava Indro Montanelli, sui cui mettere in scena il da farsi. Ma senza farlo mai davvero. O al limite cadendo nei gargarismi retorici ex post con cui una piazza, una via o una scuola prendono il nome delle vittime e alla via così.

Nulla di male nel ricordare chi ha patito la bestialità dell’uomo, per carità, ma se al ricordo mesto non si appaia l’azione per evitare altre targhe è finita. La notizia che il parcheggio “Girone” di Alatri sarà destinato a diventare un’area ludico-sportivo ricreativa è fatto di pregio assoluto.

Sindaco Cianfrocca e vicesindaco Addesse hanno voluto mettere suggello simbolico alla “renaissance”, al ritorno ad origini in purezza di un posto che ha ospitato cose orrende. La tosse del motore di uno scooter, i colpi di pistola, l’aria sparata via per l’ultima volta dai polmoni di Thomas Bricca e le grida di dolore. Grida inconcepibili, esplose via da petti squassati di dolore. Tutto giusto, ma cosa va fatto, questo e livello di macro sistema, per evitare che quelle grida risuonino ancora?

Tutti con tutto in agenda, ma solo là

Qui, nel paese delle lacrime tardive, si procede per ondate, per maree emotive, e per post saggi sui social. Lo stupro di gruppo di Palermo ha prodotto l’indignazione massima di un Paese che sa inorridire ma che non ha un sistema complesso che sappia tamponare le circostanze che producono orrore. E’ più catartico dire che bisogna buttare via la chiave e che i mostri vanno dati in pasto ai cani. Più catartico e soprattutto più comodo. Perché un parere costa due soldi, mentre un impegno è roba da sudarsi.

Ogni governo che sia salito a Palazzo Chigi da quando siamo Repubblica ha delle saldissime enunciazioni di principio per cui la violenza va rifuggita come la peste. E tuttavia nessun governo ha saputo mettere a sistema norme e regole che prevengano davvero quella violenza da primati folli. Il verbo “prevenire” è insidioso, perché contiene tante di quelle possibili vie che alla fine individuarne una empirica sembra la cosa più difficile del mondo. Le responsabilità sono stemperate su più piani e alla fine nessuno ne ha tali e tante da sentirsi chiamato ad agire.

E da noi le cose difficili, quelle che non hanno lo scatto del legiferato secco, delle norma praticona che ci lusinga il portafogli, sono sempre state difficili da risolvere. A scuola si seguono stancamente programmi mai finiti ma non si forgiano più caratteri saldamente ancorati all’Etica. Ne consegue che il limite sottile tra essere solo cafoni ed essere delle bestie è scomparso o quanto meno squlibrato.

La lavagna coi buoni ed i cattivi, senza cancellino

Palazzo Chigi

Siamo diventati fattualmente manichei: o integerrimi o stupratori. E ci siamo limitati a dividere la lavagna in due ed a segnare un confine di ferro, suggerendo anche gli ingredienti sociali che possono incentivare la colonna dei “cattivi”. Ma non facciamo quasi nulla per agire sulla zona grigia, quella dove la violenza se ne sta accucciata, pronta ad esplodere, latente ma gigantessa e orripilante.

Come è potuto accadere? Uccidendo economicamente il ceto medio la nuova politica a giogaia dell’economia ha fatto molti più danni di quanto non dicano le sole statistiche di settore. Quel “ceto” era la zona mediana in cui tutte le regole di una società che rispetta il prossimo sconfinavano. E traboccando tenevano saldo il mastice di un sistema complesso in cui essere tolleranti e rispettosi era naturale.

E lo era prima che la Storia ci mettesse alla prova su quella tolleranza. Con la sua scomparsa sono aumentate le famiglie disilluse, incazzate, disattente e propense ad un’educazione standard. Il diverso diventa il nemico, la ragazzina su di giri diventa una preda che se l’è cercata, l’immigrato è la Causa Prima e Sola della nuova austerity di una borghesia morta credendo di vivere. E la sola idea di cambiamento, di un nuovo binario morale cui costruire la mistica del rispetto è diventata un fatto accessorio.

Il vero killer è lei, l’economia ad ogni costo

Vladislav Goncharov a Saratov (Foto: social Goncharov)

Una di quelle cose che “con tanti guai che abbiamo ci mettiamo pure a fare gli spiegoni a figli e cittadini?”. E’ accaduto a livello limbico ma si è manifestato a livello empirico, terribile e concreto. Con orinatoi a forma di bocca di donna nei bagni di alcune palestre che sanno più di cattivo gusto che di totem alla violenza.

Con i ragazzini di 14 anni in giro la sera già con lo shottino in mano. E con i social che ci dicono che il cancro si cura con l’artemisia. E con la politica che deve assolutamente mettere a terra il Pnrr, e che nel farlo crea e nutre un solo scenario possibile per skillarsi come vincente. Quello delle cose ben fatte in economia, fiscalità e muscolarità di un paese che deve mostrare i pettorali, ma che non sa più indicare dove sta il cuore sotto a quei muscoli.

E cosa va fatto, oltre che mettere una pigra emoji, quando lo sentiamo battere: di rabbia per un pugno ad un debole e di gioia per una carezza ad un povero. O di nausea per quello che siamo diventati.