Zingaretti ed il tandem Ue con un giornalista: la “pazza idea” di Schlein

Il laico Tarquinio papabile per l'Italia Centrale e l'ex segretario-presidente della Pisana come jolly: anti destre ed anti... Nardella, cioè Bonaccini

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

La sintesi di quanto sia esplosiva la situazione è fornita da un’intervista. Quella rilasciata nelle ore scorse a Repubblica da Pina Picierno, europarlamentare del Pd e vicepresidente dell’Europarlamento. Carica a testa bassa contro i criteri usati da Elly Schlein per la formazione delle liste Dem in vista delle Europee.

La scelta della Segretaria è il ‘panino‘ cioè una capolista esterna al Partito, un candidato e poi una candidata interni. Soluzione che ha innescato la rivolta. “Non posso accettare che siano marginalizzate le dirigenti del Pd e, più in generale, gli europarlamentari dem uscenti. Il ‘panino’ si mangia al bar. Si può accettare di non essere candidati, non si può pretendere che si accettino formule vuote“.

Per Pina Piciernoc’è un problema di metodo. Il nostro Partito è democratico di nome e di fatto. Sono gli organismi dirigenti regionali e nazionali e i militanti a discutere e indicare le decisioni. Questa è una caratteristica a cui il Pd non può rinunciare per diventare il Partito della donna o dell’uomo solo al comando”.

Rivolta interna

Pina Picierno (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Il culto della personalità non è mai stato tollerato nel Pd. Meno ancora il cesarismo. Chi ha commesso questi errori li ha pagati in maniera pesante. Per chiarimenti citofonare dalle parti di Rignano. “Io ho appreso la testa di lista della ‘mia’ circoscrizione Sud da una trasmissione tv. La politica è una cosa seria, i nostri elettori non sono follower“.

La dirigente del Pd è scettica anche sulla candidatura dell’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, viste le sue posizioni pacifiste e contro l’invio di armi all’Ucraina: “Ne rispetto le convinzioni. Ma la domanda è: lui condivide il programma del Pse? Altrimenti diventa un caos. Tanto più, ripeto, perché andremo incontro a una legislatura costituente con la riforma dei trattati. Le liste del Pd non possono essere un bazar. Se però il problema di Schlein è che la linea tenuta finora non è giudicata convincente, allora bisogna dirlo esplicitamente e aprire una discussione. Non si può fare adottare un cambiamento di rotta politica al Pd attraverso le candidature“.

Il perché della Pazza idea

Nicola Zingaretti (Foto © Imagoeconomica)

Quella di Elly Schlein non è una “pazza idea” ma piuttosto una mossa a due scopi: arginare in un possibile scenario europeo i bonacciniani, che sono forti e in agguato. Poi mettere un eventuale capogruppo tra i socialisti europei che abbia una forte connotazione identitaria e che rimandi dritto a lei. E pescare a strascico anche su fondali dove i dem di solito rompono le reti. Ci vede questo nel redivivo – nel senso di mirante a Bruxelles – Nicola Zingaretti. Il guaio è che l’ex presidente della Regione Lazio è identitario per il Pd – ne è stato sherpa, Segretario e ne è tutt’ora uomo di punta – ma non è totem. Non degli allargamenti di maglia che Schlein vuole per la sua rosa di giugno.

Perciò per completare il puzzle elettorale nella circoscrizione dell’Italia Centrale pensa ad un laico. Così si potrà guardare con più fiducia al “sol dell’Avvenir”, anzi dell’Avvenire, a contare che si parla dell’umbro Marco Tarquinio, direttore del quotidiano della Cei.

Ricapitoliamo che la faccenda è astrusa, un po’ perché è faccenda Pd ed ha il marchio delle cose cervellotiche a prescindere. Un po’ perché per queste elezioni Europee nessun Partito può sbagliare un colpo ed essere un po’ cervellotici magari porta bene. Elly Schein non si candiderà come capolista per evitare una rivolta delle donne del Pd che verrebbero tutte messe in minoranza di competizione dalla presenza della Segretaria in vetta alle compagini.

Grande è la confusione sotto il cielo…

Elly Schlein (Foto © Ansa)

Giusto nele ore scorse ha confermato il lancio di Antonio Decaro per il Sud. Andava fatto, prima che sedimentassero i veleni della nota vicenda su Bari e presunte infiltrazioni.

Tuttavia Schlein deve candidarsi per forza perché se non ci mette la faccia, in quel voto, son guai. Perciò la leader del Nazareno pare viaggi verso una posizione di secondo o terzo slot in griglia. Così il carisma della “capa” c’è e resta ma resta anche spazio per assegnare caselle: di categoria (cosa orribile) e di utility (cosa necessaria).

A Nicola Zingaretti non gli aveva creduto praticamente nessuno quando, già un anno fa, si era tirato fuori dalla giostra per Bruxelles. Fin da quando Massimiliano Smeriglio aveva strappato con la Schlein, scartato a sinistra e salassato i dem romani di una figura forte il già uomo di vertice della Pisana era tornato in pole. Qualcuno dice che sarebbe stata proprio una franca chiacchierata con la Segretaria e rimettere in corsa Zingaretti: “Me lo ha chiesto lei, non ho potuto dire di no”.

La tesi del “no grazie” che non reggeva

Il sindaco di Firenze Dario Nardella (Foto: Leonardo Puccini © Imagoeconomica)

Tuttavia, a prescindere dalle cause, l’effetto è quello quasi certo per cui l’Italia Centrale in cui correrà il Pd vedrà il precursore del campo largo con il M5s correre. In quella stessa casella correrà quasi certamente Dario Nardella, sindaco uscente di Firenze e uomo forte della componente dem che fa capo a Stefano Bonaccini.

E qui tutto si complica e si chiarisce al contempo. Perché? Perché è evidente che per le Europee 2024 il Partito Democratico ha due scacchiere su cui muovere pezzi. Quella esterna, con le donne e gli uomini migliori per fare risultato. Poi quella interna, con le donne e gli uomini migliori per tacitare il correntismo. E portare quando più vicino possibile a zero il gioco di forze, pesi e contrappesi.

La possibile candidatura di Marco Tarquinio si inserisce proprio in questo gioco che gioco non è. Se da un lato per Zingaretti si punta ad una vicepresidenza o ai galloni da capogruppo, dall’altro si cerca di lardellare la squadra con esponenti laici. Gente che sia espressione della rotta allargata della segretaria.

Marco Tarquinio: pacifista e “laico”

Marco Tarquinio (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Perciò l’ex giornalista di Corriere dell’Umbria e Tempo ed attuale guida dell’Avvenire pare il tipo perfetto per chiudere la partita. E’ laico in senso politico, è propenso a riflettere sulle molte proposte ricevute ma orientato su quella sola dei dem. Poi è persona di spessore etico d’area talmente certo che il suo nome fa gola anche al M5s ed a “Pace terra e dignità” di Michele Santoro. Quella di Tarquinio non è affatto l’etica multitasking di uno spirito duttile al limite dell’opportunismo.

Semplicemente lui, per battage, vissuto e scelte morali pare vestito a puntino per una vasta gamma di “altari”. Tuttavia per sua diretta ammissione quello che ha messo in tacca di riflessione ed al netto di una posizione decisamente pacifista sulla guerra all’Ucraina, è solo l’altare del Nazareno.

Lo ha già spiegato bene nei giorni scorsi a Il Foglio: “Se mi candido? Guardi, me lo state chiedendo in tanti, la risposta è che non lo so. Non nego che me lo hanno domandato diversi Partiti, ma per una questione di correttezza di queste proposte io ne sto valutando una sola”. Poi ha ammesso che sì, è “quella del Pd”.

Una cosa è certa: Tarquinio è uno che in quanto giornalista di razza ama la verità più di quanto non ami le congetture. Perciò ha fatto sapere che a lui i disegnatori di scenari non piacciono molto.

L’equilibrio millimetrico e la livella “Zinga”

Marta Bonafoni

“Onestamente, non ho ancora deciso, mi spiace che tanti colleghi abbiano scritto della mia candidatura senza neppure farmi prima una telefonata. La Schlein lo vuole fortissimamente come capolista nella circoscrizione del centro Italia, questo per metterlo in tandem con Zingaretti ed accorparci i nomi dello stesso Nardella e di Marta Bonafoni.

In questo modo, ma è pia ipotesi, la Segretaria avrebbe tutte teste di serie più un forte sbilanciamento a favore della sua linea, con il solo Nardella a fare il vessillifero di Stefano Bonaccini. Questo però contando anche si un “ma” tutto interno. Che cioè una eventuale elezione di “Zinga” a Bruxelles-Strasburgo libererebbe il seggio parlamentare per Patrizia Prestipino. Cioè per una bonacciniana di ferro. Il guaio insomma è sempre quello che ormai si è fatto claim politico: alle Europee si correrà con il proporzionale e con l’ognun per sé. Quindi le formazioni più articolate all’interno non possono concedersi nulla che non sia inferiore alle migliori scelte possibili, per equilibri interni e per risultati esterni.

Patrizia Prestipino (Foto Sara Minelli / Imagoeconomica)

E da questo punto di vista il tagliando quasi certamente tra le dita di Zingaretti sarebbe collante forte. Già di per sé, ma collante fortissimo se in tandem con Tarquinio e con Elly Schlein defilata ma presente.

Così se messe sarà sarà abbastanza interna da portare le impronte del partito ed abbastanza esterna da pescare anche fuori dalle nomenclature tradizionali. Pescare tanto e pescare a strascico. Oppure rompere la rete.