Una nuova coltellata alla schiena del sistema industriale nella provincia di Frosinone. Il Def oggi in approvazione in Regione prevede lo sviluppo industriale al Nord del Lazio. Dopo il caso Catalent e la norma che invita ad investire fuori dalla Ciociaria, l'ultima novità è un ospedale all'interno dell'Area di Sviluppo Industriale
La parola Frosinone è scritta nove volte in tutto il documento ma mai per un progetto, sempre per descrivere l’esistente. Le 178 pagine del Documento di Economia e Finanza Regionale arrivano oggi in Aula alla Regione Lazio. Lì ci sono le linee strategiche sulle quali inizierà a muoversi il governo di centrodestra guidato da Francesco Rocca. (Leggi qui: Cosa c’è nel Def regionale per la Ciociaria).
Tre macroaree (‘Il Lazio dei diritti e dei valori‘, ‘Il Lazio dei territori e dell’ambiente‘, ‘Il Lazio dello sviluppo e della crescita‘), 6 indirizzi e 17 obiettivi. Il tutto da realizzare con 19,4 miliardi di euro di fondi statali e soprattutto europei (compreso il Pnrr). C’è tutto ciò che il governo di centrodestra intende fare nel quinquennio di mandato.
Con diversi punti di discontinuità dal passato targato Nicola Zingaretti. Ma anche con punti del tutto sovrapponibili. A differenza del passato non ci sarà più il Taglia Tasse che in questi anni ha abbassato la Dichiarazione dei Redditi per chi guadagna meno di 35mila euro l’anno; è ufficiale da ieri sera dopo l’incontro con i sindacati. Come nel passato non c’è una sola riga per lo sviluppo della provincia di Frosinone: né sul piano industriale né sul piano economico.
Niente per la Ciociaria
La Ciociaria è stata per trent’anni il polo industriale del Lazio. La prima voce di occupazione è stata quella dagli anni Settanta fino al nuovo millennio. Ma stranamente i governi di centrodestra e centrosinistra assegnavano ai politici ciociari l’assessorato all’Agricoltura, ritenendoli più competenti in materia. Fu così con Badaloni che nominò il compianto Maurizio Federico, così proseguì Storace indicando Antonello Iannarilli; dovette arrivare Piero Marrazzo per capire che qui c’era la Fiat ed il suo indotto, Agusta-Leonardo, Klopman, Abb-Sace, Videocolor, Squibb ed il polo farmaceutico: a Francesco De Angelis diede le Attività Produttive ma siccome a Roma pareva esagerato gli ridussero le competenze alle Piccole e Medie Imprese ed al Commercio. Come se l’industria abitasse in qualche altra parte del Lazio.
Cosa prevede Francesco Rocca per lo sviluppo dell’industria? Nulla per la Ciociaria. Le linee strategiche passano altrove. Sul versante della politica industriale, la Regione Lazio darà priorità di intervento “alle aree delle province di Rieti e Viterbo‘ dice il Defr in discussione oggi. Perché al Nord del Lazio e non al Sud dove c’è già un intero tessuto industriale che ha bisogno solo di un revamping, come una potentissima Ferrari ma ferma perché nessuno adegua i filtri alla nuova benzina? La Regione spiega che scommette sul Nord per la presenza più acuta di crisi occupazionali e processi avanzati di spopolamento. Siccome gli altri stanno male, invece di curare il paziente che potrebbe tornare in forze con poco lo lasciano andare. Non basta. C’è di peggio.
Basta leggere. “In tema di internazionalizzazione e innovazione, la Regione si concentrerà sui ‘distretti produttivi del Lazio (elettronica e difesa; farmaceutico; ceramica)”. Non una parola sull’Automotive del Cassinate, nemmeno una riga sul Contratto di Filiera che ha messo insieme tutta l’industria della componentistica nel Sud del Lazio, sviluppando un progetto da centinaia di milioni d’euro, coinvolgendo i poli universitari di ricerca, attraendo a Cassino una joint venture di Fincantieri.
Al peggio non c’è mai fine
Sembra la storia del Tiranno di Siracusa raccontata dal compianto Romano Misserville, indimenticato principe del foro. A Siracusa morì il tiranno e la popolazione scese in strada per festeggiare, tutti tranne la donna più anziana; il nuovo sovrano la fece convocare e lei spiegò “Festeggiai quando morì tuo bisnonno ma tuo nonno fu peggio di lui, festeggiai alla sua morte ma tuo padre fu ancora peggio. Ora arrivi tu… non festeggio”.
Il centrosinistra di Nicola Zingaretti lascia la provincia di Frosinone con un emblema: il caso Catalent: la multinazionale del farmaco che dopo due anni di inutili attese, stanca di attendere le autorizzazioni, ritira il suo investimento da cento milioni di euro su Anagni e lo sposta in Inghilterra. I tempi di attesa per le autorizzazioni ambientali in Amministrazione Provinciale sono i più lunghi in Italia e fino a qualche tempo fa bisognava attendere più del doppio. Presentare lo stesso progetto in Emilia Romagna significava iniziare a produrre quando a Frosinone nel Lazio nemmeno avevano visto le carte.
La Legge sulla qualità dell’Aria varata a fine Legislatura dal centrosinistra è un’altra coltellata alla schiena del sistema produttivo ciociaro. Perché? Senza troppi giri di parole: ampliare un capannone ed assumere venti persone a Giuliano di Roma costa molto di più che farlo a Priverno. Perché la norma dice che qui l’aria è inquinata e chi investe deve metterci i soldi per bonificarla. Fa prima se va da un’altra parte risparmia.
Un ospedale nell’Asi che fu delle fabbriche
Si spiega così il nuovo disperato segnale mandato dalla presidente di Unindustria Miriam Diurni. Che nei giorni scorsi ha detto nella sostanza: lasciate lavorare chi è in regola. Invece l’impressione è che ci si accanisca su chi è in regola, cercando un pretesto per multare ‘tanto può pagare‘ evitando di andare dai criminali perché così ci si evita un bel po’ di problemi. (leggi qui: Il nervo scoperto degli industriali).
Ma non basta ancora. In una commedia dell’assurdo si prospetta ancora un altra coltellata per il sistema industriale della provincia di Frosinone. Un altro file critico per il Lazio è la Sanità. Su questo fronte la Regione conferma in parte la linea del precedente Governo: si punta sulla sanità ‘di prossimità‘ per alleggerire il carico sui Pronto Soccorso.
Frosinone però è riuscita ad ottenere, grazie ad un emendamento dell’ex sindaco ed ora deputato Nicola Ottaviani, l’autorizzazione al raddoppio dell’ospedale Fabrizio Spaziani. Nello stesso periodo prende forma il progetto per sistemare nella zona ‘a servizi‘ dell’Area Industriale di Frosinone, una struttura sanitaria specialistica. Non in collina nella salubre aria di Fiuggi, non nella tranquillità di uno degli e ospedali chiusi durante il governo di Renata Polverini. Nella zona Asi destinata a servizi. E per questo è già stato sollecitato un parere ad un avvocato per stabilire se la legge può essere interpretata in modo da consentire quel progetto.
La risposta? È si, la sanità fa parte dei Servizi. Legale. Non risultano ricorsi durante l’iter di autorizzazione. Che è recentemente andato a buon fine. Il timore? È che poi possano cambiare i parametri per le fabbriche. E che quell’insediamento, in quella zona, segni l’avvio di un declino definitivo per il tessuto industriale di carattere produttivo. Una declino che ha vissuto una prima tappa con il collasso del sistema Videocolor, rianimatosi solo in minima parte e solo grazie alla trasformazione nel principale polo nazionale della logistica nel campo della termoidraulica. O con il collasso della Permaflex: anche in questo caso l’unica via per la rianimazione dell’area è stata la sua trasformazione da industriale a commerciale.
Se è così, se è declino per l’industria che produce, ditegli almeno dove se ne devono andare, fuori dalla Ciociaria.
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