Cassino battè Formia e Gheddafi ci bombardò perché eravamo “americani”

Due missili su Lampedusa e l'orgoglio per Sigonella ad incombere tra Italia ed Usa mentre il terrorismo libico minacciava l'Europa

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Negli anni ‘80 il sistema di navigazione Loran era il must have della tecnologia militare. Lo era per chi avesse urgenza di compiere blitz veloci e rovinare addosso agli stati canaglia senza preavviso, quindi per gli Usa in particolare. Erano gli Usa di Ronald Reagan, il presidente-attore che aveva fatto dell’America repubblicana un lungo western dove John Wayne arrivava sempre a picchiare duro i nemici. In quell’ottica ed a quei tempi non c’era dubbio su chi fossero, i nemici, né sul fatto che andassero picchiati.

Uno di quei sistemi Loran era stato piazzato a Lampedusa in ottica strategica Nato. E nel suo spettro radio ci stavano cose, popoli e governanti molto inquieti. Il primo della lista era Muhammar Gheddafi, colonnello autocrate di una Libia che si strusciava forte addosso al terrorismo islamico. Ad aprile, il 5, c’era stato un attentato ad una discoteca di Berlino frequentata da soldati Usa che fece tre morti e 250 feriti e la matrice libica pareva accertata.

Reagan se la lega al dito: “Bombardate”

Mikhail Gorbaciov e Ronald Reagan al summit di Reykjavik (Foto © Ronald Reagan Library)

Accadde perciò tutto con la consueta modalità spiccia reaganiana: 24 bomber dell’Usaf schizzarono su Tripoli e picchiarono duro il complesso residenziale di Gheddafi. Fu l’operazione “Canyon El Dorado” che non ammazzò il target. Ma che in compenso fece strage di civili e spedì in cielo Hanna, 15 mesi, figlia adottiva del dittatore libico. Questo era il quadro di quell’aprile del 1986, che a sua volta stava stretto stretto in un altro quadro, quello di contesto di un biennio terribile.

E teso per i rapporti Roma-Washington. Solo pochi mesi prima da noi c’era stata la crisi di Sigonella e lo scatto di orgoglio dell’Italia craxiana. Ad ottobre 1985 i Vam dell’aeronautica avevano accerchiato la Delta Force Usa, non proprio delle educande marmittone, per impedire il prelievo del terrorista Abu Abbas. Fu la prima ed unica volta nella storia in cui John Wayne ebbe strizza di Alberto Sordi.

“Merecà non ti muovere, questa è Italia”

L’arabo aveva fatto il mediatore per conto dell’Olp sul caso della nave Achille Lauro e l’aereo che trasportava i falangisti-dirottatori era preda golosa per le forze speciali di Zio Sam. Ma quello era territorio italiano e i GI Joe americani dovettero starsene fermi e zitti con il vivo di volata dei Mab che puntava al loro sterno. Insomma, il sugo è che in quei mesi noi eravamo occidentali e Nato, ma molto poco “americani” e Nato a modo nostro.

Gheddafi però non la vedeva così, lui vedeva solo le installazioni Usa sul nostro suolo, e dopo l’attacco a Tripoli se l’era legata al dito. Legata tanto stretta che andò a finire coi due boati a Lampedusa, il 15 aprile.

Il Cassino batte Formia in Coppa Italia

Il 1985/’86 a Cassino fu quello della gloriosa vittoria della squadra di calcio locale nella Coppa Italia Dilettanti, una vittoria che aveva il sapore di miele e fiele, a contare che arrivò con la sconfitta degli storici avversari Pontini del Formia. Era un’Italia arlecchina quella. Che si viveva il suo spensierato boom economico, in cui avanzava sempre qualcosa dello stipendio e nella quale spopolavano i paninari e Drive-In in televisione.

Italia arzilla che faceva tanto di quel debito che alla fine sarebbe scoppiata. Tuttavia in quegli anni di disimpegno politico era tutto un proliferare di lacca, scaldamuscoli e cambiali firmate in allegria. Tanto in casa entrava mediamente più di quanto si spendesse e i poveri c’erano, ma come amadriadi a parte.

Due boati poco prima delle 17.00

Quei due botti a Lampedusa ci ricordarono in un certo senso che c’era un prezzo da pagare ad essere occidentali. Li sentirono gli isolani poco prima delle 17.00 e no, non erano cannonate di motovedetta. Erano – pare – due missili di fabbricazione sovietica SS-1c Scud B – R-300 9K72 “Elbrus” e li aveva fatti lanciare Gheddafi contro X-ray, la postazione radio sull’isola.

Il comandante dello spot era un italiano, il tenente Ernest Del Bueno, e fece evacuare i soldati Usa ma non quelli tricolore. E quando gli abitanti di Lampedusa videro camion e camionette stellate darsela si fecero prendere dal (legittimo) panico e iniziarono a lasciare la case. Tra Lampedusa e Tripoli ci sono meno chilometri che tra Roma e Potenza, e la cosa ebbe il suo peso, nel far levare lepre le gambe dei residenti.

Fuggi fuggi di civili nelle grotte

Giovanni Spadolini

Molti trovarono riparo nelle grotte della Seconda Guerra Mondiale e nei “dammusi”, le casupole pastorali sparse nell’entroterra. Ministro della Difesa era il repubblicano Giovanni Spadolini, che ordinò al generale di Brigata Aera Mario D’Arpino di pianificare una ritorsione contro Tripoli. Arrivarono i parà della Folgore, quelli carabinieri del Tuscania e partì l’operazione “Girasole” con pattugliamento delle acque territoriali. Eh, sì, “Girasole”. Come quello con cui si faceva l’olio di Nino Castelnuovo che zompava gli steccati nella pubblicità tv.

Il suo superiore diretto, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Basilio Cottone, ebbe ad esprimere dei dubbi malgrado la rivendicazione ufficiale della Libia. Lui di quei due Scud non ne vide traccia e sull’Italia gravava un ticket Usa per il quale Washington avrebbe voluto Roma più decisa nelle sue posizioni contro Gheddafi.

I dubbi del generale Cottone

Ovviamente lo disse (a L’Espresso) quando non aveva più incarichi operativi, il generale. Il dato è che i nostri radar non erano in grado di rilevare l’arrivo degli Scud, solo i satelliti Condor Usa potevano. I loro operatori inviavano a Lampedusa ping codificati a cui nessun italiano, soldato o generale che fosse, poteva accedere. E dal novembre ‘85 su Washington pendeva la richiesta di un aereo Awacs… che però ci venne consegnato a sette mesi di distanza da quell’aprile ‘86. Come la carta igienica ma dopo che si è usciti dal Wc dell’area di servizio e si è in viaggio da mezzora.

E il quadro di quel 15-19 aprile del 1986 ci consegnò un’Italia riportata malignamente al suo ruolo di pedina dopo lo scatto d’orgoglio di Sigonella. Un Paese che tutto sommato – anche al netto del mood odierno e di quel momento a Sigonella, il più alto dell’orgoglio patrio degli ultimi 70 anni – in questi ultimi 38 anni non è cambiato molto.

Schierata ma non troppo. Perché noi non eravamo abbastanza “americani” per l’America e non eravamo abbastanza anti-americani per la Libia. Perciò nel dubbio i primi ci lasciarono in mutande ed i secondi ci bombardarono.