Top e Flop, i protagonisti di giovedì 9 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 9 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 9 novembre 2023.

TOP

MARIO ABBRUZZESE

Mario Abbruzzese

Lui giura che il suo sguardo è volto altrove e che con le dinamiche per arrivare alle primarie sul candidato sindaco di Cassino 2024 non c’entra nulla. Probabilmente è vero, ma è vero come Mario Abbruzzese intende, in perfetta buona fede, la sua verità. Il politico cassinate ed esponente leghista infatti considera il quadro generale, quello per il quale la più parte delle sue energie è concentrata sulle Europee, ma sa benissimo che con uno come lui anche la parte “residua” di impegno fa succedere cose.

Cose come la definitiva scelta dei civici di Cassino di fare massa critica, sganciarsi dal centro destra ed andare per sé. Dove? Verso l’individuazione dell’avversario che proverà a scalzare Enzo Salera da Piazza De Gasperi con un voto pop che terminerà a febbraio 2024. Da quella data chi sarà stato scelti tra “Peppe e Peppino”, Giuseppe Sebastianelli e Giuseppe Golini Petrarcone, o comunque scelto in rosa ricca, dovrà solo correre come un matto.

Sì, ma perché la direzione delle primarie sotto l’abazia è una vittoria di Abbruzzese? Perché le trattative con il commissario di Fdi Fabio Tagliaferri, quello inviato per tornare con una crasi a trazione partitica, lui non le ha sabotate affatto, non è nel suo stile. Tuttavia l’ex presidente del Consiglio Comunale e Regionale ha dosato il suo carisma per piccoli ma decisivi aggiustamenti di rotta in fase di trattativa.

Ha semplicemente lasciato che il suo prestigio ed il suo battage spargessero in giro la sua legittima posizione, che non sarà mai quella piegata alla partitocrazia esternalizzata del più forte, specie se non è il suo partito. Poi il resto è venuto da sé. Ed Abbruzzese ha fatto anche in modo di non intaccare alcuna dignità decisionale dei “civici”, che su quella strada, quella delle primarie, erano già per più parte avviati.

Diciamo che è stato come il peso da due grammi messo sul piatto di una bilancia che per pendere da una parte ne aveva bisogno di uno. Ci ha poggiato quel tot di autorevolezza, ha fatto in modo che tutti scoprissero quanto la sua visione fosse simile a quelle decantate da chi non vuole una Cassino “pilotata” dai centri di comando foresti ed ha atteso.

La stanca ha giocato a suo favore e lui oggi è tecnicamente ed a meno di colpi di scena andato a meta. Non come un quarterback vanesio, ma come un mister discreto. Di quelli che a risultato raggiunto hanno già il borsone pronto e sono già in parcheggio ad aprire l’auto. Pronti per un’altra manovra.

Discreti, efficienti… e letali.

Non è game ma è set.

LUCA DI STEFANO

Luca Di Stefano

Comunque vada ha vinto. Oggi pomeriggio si riunisce la sessione introduttiva agli Stati generali della Provincia di Frosinone. In pratica? Di fronte all’abbandono della Ciociaria di industriali dello spessore di Gerardo Iamunno, Catalent e molti altri, la scorsa estate il presidente Luca Di Stefano promise “Non staremo a guardare.

Riunì un po’ di analisti: la risposta che ottenne fu “abbiamo potenzialità enormi, ma siamo come una Ferrari che viaggia usando solo le prima e la seconda marcia”. Nacque lì la decisione del presidente della Provincia di Frosinone: riunire tutti, fare esprimere il loro parere, metterlo in un motore capace di generare o reclamare le soluzioni da chi di competenza. Un esempio su tutti: ci sono decine di analisi fatte ai terreni nell’area Sin ed hanno detto cose ben precise, una su tutte non esiste alcuna valle dei veleni in provincia di Frosinone. Ma occorre prendere quelle singole evidenze, riunirle, metterci intorno un progetto di politica industriale. E lanciarlo.

Una riunione di quel genere si chiama “Stati Generali”. Che non sono quelli di oggi. Nel pomeriggio in agenda c’è la sessione introduttiva. Qual è la differenza? Che occorreva un punto dal quale partire per poi iniziare ad ascoltare tutti all’interno di un motore nel quale ascoltare tutti, sentire la loro proposta e la loro analisi, catalizzare risposte e soluzioni. Oggi viene presentato quel punto di partenza. Da domani inizierà l’ascolto di tutti.

Essere riusciti a mettere a punto un dato di partenza, che abbia visto insieme contribuire tutte le principali forze produttive è un enorme successo politico. Luca Di Stefano ha messo al centro dell’azione politica in provincia di Frosinone un termine ormai dimenticato: concertazione. Che non significa andare per concerti musicali ma mettere insieme e creare una sinfonia unica per il territorio.

Oggi il primo tocco di bacchetta.

Musica maestro Di Stefano.

FLOP

DELIVEROO E UBER

Foto: Kostya Klimenko © DepositPhotos.com

Malgrado in Italia siano in molti a e pensare il contrario e qualcuno magari anche a ragione in Italia in Punto di Diritto si aggiustano cose. Si aggiustano perché la legge quello fa e per quello è nata: sanare storture, individuare soprusi e mettere le cose a posto.

La sanzione, la pena, la “punizione” sono solo un accessorio estremo di questa mission. La verità è che semplicemente grazie alla legge l’ingiustizia viene sempre tallonata. E a volta stanata. Come con le due sentenze del Tribunale di Milano per le quali Deliveroo e Uber dovranno versare i contributi all’Inps per migliaia di rider. I pronunciamenti sono infatti divenuti esecutivi.

Le società di delivery avevano intentato causa contro l’Istituto nazionale di previdenza che aveva ingiunto ad esse di fare quello che ogni datore di lavoro deve fare per mission e protocollo, non certo dietro pungolo di un istituto nazionale. Deliveroo ed Uber avevano “resistito”, come si dice in gergo, ciascuna per sua fiata e il Tribunale ha dato loro (ovviamente) torto.

Il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia ha riassunto bene vicenda e valore dell’esito giudiziario. “Le sentenze del Tribunale di Milano che obbligano Deliveroo e Uber a versare i contributi per migliaia di rider sono molto importanti perché sanciscono un diritto sacrosanto.

E’ “quello di veder riconosciuta la specificità di un lavoro sottopagato e sfruttato. Per questo è necessario individuare una disciplina contrattuale specifica per questi lavoratori, in modo da evitare che aziende sleali facciano concorrenza a quelle che li assumono come dipendenti.

Giustizia da asporto.

MAURIZIO GASPARRI

Maurizio Gasparri (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Non un segno di ravvedimento, come è costume del personaggio. Non una parola per dire che forse sì, nella sua sceneggiata è andato magari oltre. Maurizio Gasparri è stato protagonista indiscusso e non certo in positivo di un attacco scenografico e sopra le righe contro Sigfrido Ranucci.

Il giornalista di Report era stato convocato in Commissione Vigilanza Rai per alcune verifiche (contestazioni) sulla linea editoriale della trasmissione di inchiesta della televisione di Stato.

Attenzione: che un organo parlamentare vigili sulla giusta condotta di un format di pubblico servizio ci sta, ma che lo abbia fatto con un personaggio come quel Gasparri che abbiamo visto ed ascoltato è stato prova provata d un degrado a cui non avremmo voluto assistere. Attacchi, scenate con allusive bottiglie-mignon di cordiale, carote simboliche e soprattutto un contraddittorio che non è previsto.

Né dalla formule né dal bon ton di lasciare spazio all’audito giornalista per fornire elementi di conoscenza ed esibire documenti. Gasparri sembrava essere rientrato nel “limbo” degli ex pasdaran di destracentro poi giunti a più stanchi e miti consigli. Ma la sola presenza di Ranucci in una posizione “subordinata” lo ha fatto scatenare come il toro con la muleta. Specie in tema di FI-Berlusconi.

Tanto scatenare che ad un certo punto la stessa presidente Barbara Floridia è stata costretta a richiami plurimi. Piccolo florilegio gasparriano: “Qui fuori c’è stata una marcetta di quaranta persone, contavo su un numero di accompagnatori maggiori. Telefigurante, telericiclo, telericiclaggio, telebaiardo, telecolombia. E poi teleminaccia, telespia, con la signora con il babbo incontinente che trova Renzi all’autogrill. Questo è giornalismo?”.

Imbarazzo per tutti ed un’occasione sprecata per far vedere che sì, certi organismi magari sono grevi ed “inquisitori” di intenti, ma sanno funzionare senza scadere nel processo sommario. O nella gazzarra.

Vede rosso e scatta.