Top e Flop, i protagonisti di martedì 11 luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 11 luglio 2023.

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 11 luglio 2023.

TOP

SARA BATTISTI

Sara Battisti

Tutto in una settimana: leader di Pensare Democratico (la componente maggioritaria del Pd in provincia di Frosinone) ed ora presidente di Commissione in Regione Lazio. Non è la fortuna ad avere baciato Sara Battisti: è lei ad essere entrata nella stagione della raccolta dopo avere scavato, dissodato, seminato ed irrigato per anni ed anni. La stella polare del Pd in provincia di Frosinone in questo momento storico – politico è lei. Come dimostrano la sua scelta ‘per acclamazione’ nella recente assemblea di componente a Ripi e la sua elezione avvenuta nelle ore scorse alla Pisana dove sono stati indicati i presidenti ed i vice delle quattro Commissioni speciali al Consiglio regionale del Lazio.

Senza pennacchi, senza alamari. Sara Battisti viene da quella sensibilità del Pd nella quale era rigorosamente vietato il ‘culto della personalità‘; cioè, guai a mettere se stessi sotto i riflettori, si agisce per il Partito. Per questo non ha voluto né grancasse né fanfare: ma ha agito subito. E subito significa la sera stessa della sua designazione al timone di Pensare Democratico. Ha indicato quattro responsabili per ogni area geografica della provincia. L’indomani ha mandato un segnale chiarissimo al Segretario provinciale Luca Fantini: il Congresso regionale restituisce un Pd profondamente diverso rispetto al recente passato ed è opportuno che un dibattito interno ne prenda atto. Nei prossimi giorni infatti si terrà la Direzione. C’è lei dietro questo scelta di non arroccarsi ma di aprire e rendere plurale il Pd anche sul territorio.

C’è poco da girarci intorno: per il Pd territoriale sarà uno shock. Perché finora ha avuto un’impostazione al maschile. Nella quale il confronto è muscolare ed all’ultimo sangue, senza fare prigionieri. Non sarà ai boccioli di rosa nemmeno ora: ma il pragmatismo femminile di Sara Battisti è noto; prevede ampi margini di discussione e tentativi di pluralità. Ma non con tempi infiniti.

La donna della svolta.

RICCARDO MASTRANGELI

Il potere logora. Non quello del sindaco di Frosinone. Un anno dopo avere preso le redini del capoluogo, i suoi concittadini gli confermano il gradimento. E con le stesse percentuali che un anno fa lo hanno visto vincere alle urne. Lo ha certificato ieri l’istituto Noto Sondaggi per il Sole 24 Ore che esamina ogni anno il gradimento dei cittadini verso il proprio sindaco. (Leggi qui: Governance Poll 23, Mastrangeli tiene).

Al di là del dato numerico. È il dato politico ad essere interessante. Perché Riccardo Mastrangeli non è Nicola Ottaviani, il suo predecessore. È uno dei suoi più leali amici e fidati interlocutori. Ma l’indole, il modo di essere sindaco, gestire l’Aula e la Giunta, sono altra cosa. Nicola Ottaviani è sciabola da cavalleria ussara, votata all’attacco rapido, clamoroso e senza fare prigionieri. Riccardo Mastrangeli è fioretto, discrezione, trattativa condotta talmente nell’ombra che sembra non ci sia stata. Il risultato finale è lo stesso: lo testimoniano i risultati prodotti, su tutti, da Angelo Retrosi con lo sblocco del progetto per i Piloni, Rossella Testa che oltre agli aperitivi nel centro storico ha iniziato a portare tappeti e poltrone per farne il salotto della città, Alessandra Sardellitti che tra telecamere e Cie sta modernizzando il capoluogo.

Il municipio di Frosinone

Anche il modo di affrontare la recente sedizione degli otto consiglieri che gli hanno fatto mancare il voto sul Piano dei Rifiuti rappresenta un segnale. Perché alla seduta successiva il Bilancio è passato con tutti i 22 voti della maggioranza. Senza patiboli sulla piazza, senza squadroni della morte.

C’è questo dietro quel 55% di apprezzamento dato agli intervistati. Un anno prima, Mastrangeli era stato eletto con il 55,3%. Di mezzo ci sono state le piste ciclabili: delle quali il sindaco è convinto ma la città un po’ meno.  Nonostante le quali, Mastrangeli sta, saldamente, dove sta: esattamente dove stava.

Inamovibile.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Tutto si può dire di Giuseppe Conte, meno che lui non sappia mettere a messe politica i temi che lo furono nella stagione d’oro del Movimento Cinque Stelle. Il leader attuale e presidente pentastellato ha messo in punta di lancia e di social un cavallo di battaglia vero. Ed è un totem in negativo di quelli che da sempre fanno perno sulla parte più suscettibile degli italiani.

Premessa: i sondaggi per il M5S di Conte non vanno bene ed il Movimento è reduce da sonore scoppole elettorali. Ma con Giuseppe Conte questo non è mai stato un disincentivo, anzi. Sui suoi account social ha scritto: “Misure contro il carovita, l’aumento di mutui e degli affitti? Macché”. Poi Conte calca la mano su un termine che nella sua lettura è ossimoro e spara: “I patrioti di Giorgia Meloni evidentemente hanno altre priorità: il ripristino dei privilegi per i parlamentari.

Il tutto con una spiegazione, agra ed in narrato crudo: “Il Consiglio di Garanzia del Senato – composto per quattro membri su cinque da esponenti del centrodestra e senza nessun rappresentante dei 5 Stelle – ha ripristinato alla chetichella i vitalizi”. Sono quelli “per i senatori delle passate legislature. Un privilegio che il Movimento 5 Stelle aveva cancellato nel 2018.

Giuseppe Conte

Da Facebook arriva dunque l’ultima arringa dell’avvocato del popolo. Che ha fatto del timing estivo un protocollo di efficacia rara, a contare che queste non sono solo settimane balneari. Questo è il pre-coma temporale del Reddito di Cittadinanza. E Conte, che ha vecchie frecce in faretra nuova, ha fatto tattica. “Proprio nell’ultimo giorno utile il centrodestra ha messo a punto questo colpo di mano.

Lo ha fatto “confezionando un regalo a chi già gode di vantaggi e trattamenti di favore, dimenticando cittadini e imprese che ogni giorno si sacrificano per sbarcare il lunario. Ecco cosa c’è sotto la maschera dei patrioti: nulla per cittadini, solo favori agli amici di Palazzo. Funziona sempre, e nessuno meglio di Conte lo sa.

Quello che Conte non ha capito è che sta continuando a segare il ramo su cui il MoVimento sta appollaiato. Trattare i parlamentari (cioè anche se stesso) come dei ‘privilegiati‘ che approfittano dei soldi degli italiani significa screditare tutta la classe politica. Continuando nella sciocca teoria livellatrice dell’Uno vale Uno, ciocca perché Uno non vale l’Altro. Un Einaudi, un De Gasperi sono dei monumenti sui quali si poggia ancora oggi l’Italia e di loro, nonostante segga nella stessa Aula, Giuseppe Conte non ha nemmeno un unghia.

Attaccare tutti per dire che tutti hanno la rogna è un trucco che ha funzionato in una sola stagione. Oggi a Palazzo Chigi c’è Giorgia Meloni. Che ministro lo era già stata nel ’94, con una squadra ed alleati che vengono da lontano. Forse, la vera livella che Conte dovrebbe imparare ad usare è quella tra chi è capace e chi non lo è. Tanto per fare un esempio: i costosissimi banchi a rotelle inventati da persone del suo MoVimento sono stati tra gli sperperi più vergognosi. Forse anche per questo c’è un altro Governo a Palazzo Chigi.

Ombrellone retorico.

CARLO NORDIO

Carlo Nordio (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Per quanto le sue scelte apicali sembrino dettate da una sorta di “buon senso” di ripristino, Carlo Nordio non convince. Non lo fa quando ad ogni azione che colpisce, in punto di Diritto Penale, chi fa team con lui, lui reagisce. E lo fa prospettando soluzioni di modifica ai Codici attuali che sembrano sterzate cartesiane, e probabilmente lo sono pure.

Tuttavia hanno il tono amaro di un arroccarsi di fronte ad ipotetiche aggressioni giudiziarie. Insomma, anche se magari non è vero, Nordio sembra uno che stia facendo il ministro della Giustizia solo per un “certo modo” di intendere la giustizia, quella della sua parte politica.

Premessa: a parlare sono state non meglio definite “fonti” di Via Arenula. Non è certo perciò né che Nordio abbia dettato la linea né che linea ci sia. Ad ogni modo ed a fare la tara a queste cautele il sunto è questo. “Sul caso Santanché, fonti del Ministero della Giustizia manifestano, ancora una volta, lo sconcerto e il disagio.

Per cosa? Per l’ennesima “comunicazione a mezzo stampa di un atto che dovrebbe rimanere riservato”. Ecco perché “la riforma proposta mira ad eliminare questa anomalia tutelando l’onore di ogni cittadino presunto innocente sino a condanna definitiva”. E non viene citato solo il caso Santanchè. “L’imputazione coatta nei confronti dell’onorevole Delmastro Delle Vedove, come nei confronti di qualsiasi altro indagato, dimostra l’irrazionalità del nostro sistema”.

“Nel processo che ne segue, infatti, l’accusa non farà altro che insistere nella richiesta di proscioglimento in coerenza con la richiesta di archiviazione”. Poi una profezia “forcaiola”, quasi per far capire che così no, le cose proprio non vanno. “Laddove, al contrario, chiederà una condanna non farà altro che contraddire se stesso. Nel processo accusatorio il Pubblico Ministero, che non è né deve essere soggetto al potere esecutivo ed è assolutamente indipendente, è il monopolista dell’azione penale.

In punto di logica non fa una grinza: “Razionalmente non può essere smentito da un giudice sulla base di elementi cui l’accusatore stesso non crede. Ma allora quale sarebbe il problema? Quello per cui dal ministero che oggi regge Nordio sembrano arrivare non proposte politiche, ma medicamenti anti aberrazione. Farmaci mirati che rischiano di innescare altre aberrazioni. Mettendo la Legge a servizio degli umori, e delle guerra tra bande, della politica.

Il silenzio è d’oro.