Top e Flop, i protagonisti del giorno: 19 marzo 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

MARIO DRAGHI

Preso in contropiede dalla decisione della Germania di Angela Merkel di sospendere la somministrazione del vaccino Astrazeneca. Non c’era alcun motivo valido perché l’Italia seguisse quell’esempio. Ma ha prevalso il fattore psicologico e neppure uno come Draghi è riuscito ad evitarlo. (Leggi qui I 2 problemi nascosti che il caso Astrazeneca ha rivelato).

Poi però si è ripreso subito sferrando un contropiede micidiale: accordo con il presidente francese Emmanuel Macron per annunciare che Italia e Francia avrebbero ripreso a vaccinare non appena l’Ema avesse dato il via libera.

Nelle ore scorse è arrivato il semaforo verde e il Governo tedesco ci ha messo tre ore per prendere atto con un comunicato ufficiale del cambio di rotta. Naturalmente Draghi sa che adesso sarà fondamentale riguadagnare il tempo perduto con una forte e autorevole campagna di comunicazione. Intanto però ha dimostrato che in Europa si può giocare con uno schema diverso. Non necessariamente a traino delle Germania.

Sempre nelle ore scorse a Bergamo Mario Draghi ha ricordato le vittime del Covid nella prima Giornata della memoria.

Ragione e sentimento.

PIER LUIGI BERSANI

Uno dei leader storici del Pd ha sorpreso sul serio Enrico Letta, appena accomodatosi sulla non semplice poltrona di Segretario del Partito. Bersani ha detto due cose. La prima è che non intende tornare nel Pd, aggiungendo che Letta ha già troppi problemi. La seconda è che lui è pronto a costruire una Cosa diversa. Dove per Cosa si intende un centrosinistra allargato modello Ulivo.

Pierluigi Bersani © Imagoeconomica, Paolo Cerroni

È il momento giusto, anche perché il rinvio delle amministrative darà il tempo ai Partito di potersi misurare con le alleanze in maniera più lucida. Ed Enrico Letta in queste ore lo ha dimostrato incontrando Carlo Calenda. (Leggi qui Letta incontra Calenda e raffredda il clima su Roma).

La sensazione fortissima è che dalle strategie per le comunali di Roma possa nascere il nuovo centrosinistra. Il Pd da solo non può farcela. E non basta l’alleanza con il Movimento Cinque Stelle. Occorre ricostruire il tessuto connettivo della sinistra e provare a riguadagnare posizioni al centro. Impossibile non dialogare con Leu ma anche con gli ambientalisti. E non si può lasciare l’alleanza con Italia Viva.

Pierluigi Bersani nel 2013 aveva vinto le elezioni che sancirono la nascita del tripolarismo: centrosinistra, centrodestra e Movimento Cinque Stelle. Dopo un periodo di confusione totale a formare il Governo ci pensò proprio Enrico Letta. Con il sostegno anche del centrodestra. Tra Bersani e Letta c’è un antico feeling politico. Ora si tratta di avere il coraggio di rifondare il centrosinistra. La zampata di Bersani può essere un inizio. Leone.

FLOP

 GIUSEPPE CONTE

L’ex avvocato del popolo si sta rendendo conto di quanto sia complicato provare a mettere insieme tutte le varie anime del Movimento. Nei Cinque Stelle c’è anche una imponente burocrazia interna. Basti pensare ai meccanismi che regolano il rapporto tra il Movimento e la piattaforma Rousseau.

Giuseppe Conte

Ma soprattutto ci sarà per Conte il problema enorme di non ridimensionare quella parte dei pentastellati che vuole restare Movimento. Per evitare nuove uscite che indebolirebbero ulteriormente la base. Giuseppe Conte non avrà scelta. Ad un certo punto dovrà fermarsi e dire che è pronto ad accettare l’incarico di guidare il Movimento Cinque Stelle alle sue condizioni. Fra le quali c’è l’impostazione europea.

In discussione non c’è il risultato, perché Conte diventerà leader dei Cinque Stelle. In discussione c’è l’aspetto relativo a quanti potrebbero lasciare il Movimento. È su questo terreno che l’ex premier si gioca tutto.

Esposto al fuoco amico.

SILVIO BERLUSCONI

Due episodi apparentemente di secondo piano che invece dimostrano il declino della leadership di Forza Italia. A Roma tutti sanno che in questo particolare momento storico la candidatura a sindaco di Guido Bertolaso potrebbe essere vincente. Bertolaso è stato un fedelissimo di Berlusconi, che però non riesce ad imporsi per il veto insuperabile dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Uno scenario inimmaginabile fino a un anno e mezzo fa.

Foto: Imagoeconomica / Stefano Carofei

Il secondo episodio ha come teatro la Ciociaria. Ieri Rossella Chiusaroli è entrata nel pieno delle funzioni di commissario della XV Comunità Montana, quella guidata fino a pochi giorni fa da Gianluca Quadrini. Sia la Chiusaroli che Quadrini sono di Forza Italia. Maurizio Gasparri, responsabile nazionale del settore enti locali degli “azzurri”, ha nominato Quadrini suo “vice” per cercare di “recuperarlo”. Ma l’intervento non è riuscito del tutto. Anzi, quasi per niente.

Il fatto vero però è che questa vicenda mette a nudo i limiti di mediazione e sintesi nel Partito. Il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone ha lavorato per la soluzione Chiusaroli. Mentre Quadrini confidava nella moral suasion di Antonio Tajani. Nell’eterno scontro tra Tajani e Fazzone il risultato per Forza Italia in Ciociaria è sempre lo stesso: progressivo indebolimento. E marginalità.

Il Silvio Berlusconi delle convention di Fiuggi non l’avrebbe permesso. Ma i tempi sono cambiati e si vede.

C’era una volta il Cavaliere.