Top e Flop, i protagonisti del giorno: 28 giugno 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

CLAUDIO FAZZONE

Claudio Fazzone

Il senatore Claudio Fazzone batte il resto del centrodestra 2-1. Nella partita per la governance di Acqualatina il coordinatore regionale di Forza Italia dimostra tutta la sua abilità nella strategia politica. Conquista due dei tre consiglieri d’amministrazione che spettano ai Comuni all’interno della società che gestisce l’acqua e la depurazione in provincia di Latina.

(Piccola parentesi per i non addetti ai lavori: in Ciociaria il servizio lo gestisce Acea Ato5, società interamente privata; in provincia di Latina si è scelta una formula diversa: la società mista Pubblico – Privato. Acqualatina è formata da due soci: il 51% è in mano ai Comuni, il 49% è in mano a Idrolatina, società del colosso francese Veolia).

Sono 5 i consiglieri d’amministrazione: 3 li esprimono i Comuni e 2 il socio privato. Il senatore Fazzone ne ha conquistati 2: il presidente della società Michele Lauriola, manager indicato direttamente dal senatore di Fondi che governa Forza Italia nel Lazio; Rossella Rotondo, sorella dell’ex sindaco di Castelnuovo Parano, già responsabile regionale dell’Agenzia delle Entrate prima delle Marche e poi dell’Abruzzo. Anche lei espressione del senatore. A Fratelli d’Italia è andato il manager Alessandro Cerilli, manager di Terracina vicino alle posizioni del deputato Ue ed ex sindaco della città Nicola Procaccini.

i soci di parte privata hanno confermato l’Ad Marco Lombardi ed Ezio Zani.

Nulla alla Lega. Paga il fatto di non avere eletto sindaci sul territorio e quindi di non avere peso contrattuale nell’assemblea dei soci che determinano il management.

È su questo che ha saputo incunearsi Claudio Fazzone, puntando alla quota ‘politica‘ dell’ente e lasciando ai privati la scelta del manager operativo.

Non era un risultato né facile né scontato: la governance di Acqualatina infatti è stata all’origine della madre di tutte le fratture nel centrodestra pontino; portò alla clamorosa rottura tra Forza Italia e Alleanza Nazionale guidata all’epoca dal senatore Vincenzo Zaccheo, generando la caduta delle amministrazioni comunali di Latina e Terracina.

Il senatore che cammina sull’Acqua(latina)

DAVIDE PAPA

La consegna della GTAm

Un’auto monstre, ispirata alla vettura del 1965 che collezionò successi sportivi in tutto il mondo: Alfa Romeo GTAm è una dream car con un cuore 2.9 V6 Bi-Turbo in alluminio e capace di sprigionare 540 cavalli. Cuore sportivo, al posto dei sedili posteriori ha una “vasca” interamente rivestita e sagomata per ospitare caschi ed estintore. Realizzata sulle linee di Cassino Plant la Giulia GTAm è solo per 500 fortunati. Uno di loro è il presidente del gruppo Ecoliri Davide Papa con il fratello Christian che si occupa del ramo Autoeuropa. Sono andati a ritirarla al museo di Arese, il tempio sacro dell’Alfa Romeo.

Cosa c’è di particolare? Cominciamo dalle chiavi: per consegnargliele si è scomodato direttamente l’Amministratore Delegato Jean Philippe Imparato. Ecco: notoriamente John Elkann o suo nonno Gianni Agnelli non si scomodavano per consegnare ad un cliente le chiavi della nuova Panda.

Se non fosse chiaro, ci sono due segnali importanti. Davide e Christian Papa, aggiungendo alla loro collezione privata una delle cinquecento GTAm in fibra di carbonio, hanno voluto testimoniare l’eccellenza della produzione Alfa Romeo a Cassino Plant. Hanno voluto dire che loro non sono soltanto tra i principali automotive seller in Italia ma che credono fino in fondo al progetto Alfa Romeo unito allo stabilimento Cassino Plant.

Il secondo segnale è la presenza di Jean Philippe Imparato. Ormai il Ceo Alfa Romeo è di casa a Cassino, conosce personalmente Davide Papa sa che l’asse Cassino – Pomigliano rappresenta ciò che fu Arese negli anni Settanta. Voler mettere la sua immagine al momento della consegna dell’auto più estrema realizzata oggi dal biscione a chi rappresenta la linea del fronte con gli acquirenti finali, significa creare una ideal linea tra chi fa Alfa, chi vende Alfa e chi sogna Alfa.

Giù il cappello davanti alle Alfa Romeo

GIUSEPPE CONTE

GIUSEPPE CONTE

Il senso politico (e la notizia) dell’intervento di Giuseppe Conte oggi non sta nella sfida a Beppe Grillo, ma nel fatto di avere in ogni caso archiviato una lunghissima stagione del Movimento Cinque Stelle. Perché se anche alla fine dovesse prevalere la linea del Garante, i pentastellati sarebbero confinati in una specie di riserva indiana.

Conte ha detto che non accetta una diarchia, ha chiesto a Grillo di scegliere tra l’essere un padre padrone o un padre generoso e alla fine ha auspicato che sulle sue proposte si esprima la base. Vuol dire che Giuseppe Conte e Rocco Casalino hanno perlomeno la sensazione di avere la maggioranza.

Ma comunque il Movimento è irrimediabilmente spaccato. E questo è un successo per l’ex premier, che intende sterzare verso il centro moderato e soprattutto… mobile. Ed è questo il senso profondo della strategia di Giuseppe Conte.

Il Movimento è ormai un Partito inserito nel sistema del Governo per il Governo. Beppe Grillo lo ha umiliato davanti ai parlamentari. Ora si capisce perché Giuseppe Conte non ha sbattuto la porta: lui guarda ad un nuovo Movimento. Comunque vada a finire questo scontro.

Sette vite.

ENRICO LETTA

Enrico Letta (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

Si è reso conto che l’anima e il cacciavite sono figure retoriche sicuramente  evocative, ma che in questo momento il Pd ha bisogno di pragmatismo e di risultati. E allora ha detto una cosa semplice ma terribilmente vera: se il centrosinistra e i Cinque Stelle non la smettono di cavillare sul singolo capello e di dividersi su tutto, allora il centrodestra vincere tutte le prossime elezioni.

Ora però Enrico Letta deve passare dalle parole ai fatti e la prova del nove sarà sul disegno di legge Zan. Perché riguarda un tema straordinariamente culturale e valoriale, ma anche perché darà il senso di chi pesa di più all’interno della maggioranza che sostiene Mario Draghi. E a distanza di mesi sta venendo fuori una verità: Nicola Zingaretti aveva ragione quando si batteva affinché la maggioranza del Conte bis rimanesse coesa.

L’ex segretario aveva capito in anticipo che il centrodestra diviso tra maggioranza (Lega e Forza Italia) e opposizione (Fratelli d’Italia) rischiava di diventare dominante. Non è un caso che Enrico Letta ha cambiato passo dopo il faccia a faccia con Nicola Zingaretti al Nazareno.

Ritorno a Piazza Grande.

FLOP

VIRGINIA RAGGI

Virginia Raggi (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

Le immagini dei mezzi dell’Ama che raccolgono i rifiuti di Roma con le gru certificano il fallimento politico-amministrativo di Virginia Raggi. Della sindaca più che di chiunque altro. Perfino dei Cinque Stelle.

E allora la Raggi ha pensato bene di affidarsi ad un colpo di teatro, dando indicazioni agli uffici capitolini di preparare un’ordinanza per la riapertura della discarica di Albano Laziale. Ipotesi che può anche starci, ma a patto di programmarla davvero. E insieme alla Prefettura di Roma, alla Regione Lazio e al Ministero. (Leggi qui Rifiuti, per l’emergenza si va ad Albano).

Una fuga in avanti che fa emergere anche la preoccupazione politica di una sindaca che ha capito che sarà difficile arrivare al ballottaggio. E allora prova ad attaccare il Pd e la Regione Lazio. Cercando di far passare il messaggio che la responsabilità di questa situazione è di Nicola Zingaretti.  Il quale invece è rimasto calmo, disponendo una proroga di dieci giorni per il conferimento dell’immondizia di Roma a Viterbo. In attesa di una soluzione di prospettiva.

L’affondo di Virginia Raggi è andato a vuoto.

Senza strategia.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

Può il leader di una forza di governo come la Lega limitarsi alla cantilena che la situazione dei rifiuti di Roma è colpa del duo Raggi-Zingaretti? No.

E la risposta è no perché il Capitano sa perfettamente che tra la sindaca e il Governatore è in corso una resa dei conti vera.

Il punto è che Matteo Salvini comincia a temere davvero che Giorgia Meloni possa soffiargli la leadership del centrodestra. Ma Fratelli d’Italia è all’opposizione e comunque, soprattutto a Roma e nel Lazio, trasmette sensazioni di alternativa di governo.

Il risultato delle prossime comunali è molto temuto da Salvini. Perché se anche il centrodestra dovesse prevalere, la Lega potrebbe ritrovarsi… seconda. Fra l’altro il progetto della federazione con Forza Italia si è arenato. Mai come in questo momento alla Lega servirebbe un profilo di partito di governo nazionale oltre che regionale. Gli slogan non bastano più.

Con il fiato (della Meloni) sul collo.