A destra Durigon o Rampelli, a sinistra Gasbarra. Ma il dopo Zinga può attendere

La Lega continua a ripetere di voler “terremotare” la Regione Lazio, ma la coalizione non riesce mai a mettere in difficoltà il Governatore. Il quale punta ad arrivare al 2023. Naturalmente però gli schieramenti si preparano al dopo. Il destino segnato dei Cinque Stelle spaccati.

Matteo Salvini continua a ripetere ai suoi che l’obiettivo è quello di “terremotare” politicamente la Regione Lazio per mettere in difficoltà il segretario nazionale del Partito Democratico, Nicola Zingaretti.

Ma il centrodestra ha la forza di fare questo? Negli ultimi due anni mai la coalizione ha messo in difficoltà davvero Zingaretti, il quale ha intenzione di concludere il mandato senza problemi. Votando quindi nel 2023. In consiglio regionale la Lega e Fratelli d’Italia hanno “cannibalizzato” Forza Italia, ma nella sostanza non sono riusciti ad accorciare le distanze con la coalizione che appoggia il Governatore.

Stefano Parisi © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Adesso si sta discutendo del prossimo candidato alla presidenza della Regione. La volta scorsa i veti incrociati tra Maurizio Gasparri e Antonio Tajani determinarono una situazione nella quale alla fine venne messa in campo la designazione di Stefano Parisi, già candidato a sindaco di Milano sconfitto da Beppe Sala. Andò come tutti sappiamo.

Ora i nomi che vanno per la maggiore sono due: Claudio Durigon (Lega) e Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia). Molto dipenderà però da come andranno le comunali a Roma. Ed i rumors romani dicono che Matteo Salvini sta rivendicando la candidatura al Campidoglio per la Lega al solo fine di cederla poi all’alleata Giorgia Meloni. In modo da avere via libera per Claudio Durigon alla Pisana. Ad ogni modo parlare oggi di una votazione fissata nel 2023 ha il solo effetto di logorare preventivamente candidati e Partiti.

Rimane il fatto che in consiglio regionale il centrodestra non riesce ad andare oltre il solletico a Zingaretti. Manca un leader della coalizione (Parisi non può esserlo), manca una strategia che dia l’idea di alternativa.

Il sottosegretario Claudio Durigon Foto: © Imagoeconomica Stefano Carofei

C’è la variabile dei grillini, ma anche lì la situazione in realtà appare segnata. L’area di Roberta Lombardi alla fine non potrà che arrivare ad un accordo con Zingaretti e l’intesa potrebbe riverberarsi pure sulle comunali capitoline. Valentina Corrado e Davide Barillari seguiranno altre strade, che non preoccupano però Nicola Zingaretti. Il quale al momento non sta pensando alla “successione”.

Anche se il nome di Enrico Gasbarra sarebbe perfetto per una eventuale “staffetta”. Un’ipotesi sulla quale sta lavorando Goffredo Bettini. Ma c’è tempo. Tre anni sono tantissimi.