“Accà nisciuno è fesso” (di C. Trento)

Il caso Fca, i mancati pagamenti ai disoccupati di vertenza Frusinate, la certosa di Trisulti. Siamo nell’epoca in cui la “narrazione” è prevalente rispetto ai fatti e ai numeri. Si può provare a far credere di tutto. Ma "acca nisciuno è fesso"

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Intanto una notizia positiva: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il prossimo 11 marzo, sarà l’ospite d’onore all’Ateneo di Cassino per la cerimonia di inaugurazione del 40° Anno accademico dall’istituzione dell’Università. Un segnale di attenzione che gratifica il territorio, ricordando a tutti che ci sono delle realtà che andrebbero valorizzate meglio.

Un segnale in controtendenza, perfino rispetto alle recenti novità contenute nella manovra economica del Governo di Lega e Cinque Stelle. Ci riferiamo naturalmente all’ecotassa. Perché adesso l’operazione politica che si sta facendo, da parte della maggioranza pentaleghista, è quella di far passare il messaggio che l’ecotassa non c’entra nulla con il cambiamento dei piani di Fca.

Peccato che l’allarme era stato lanciato in tempi non sospetti. Peccato che i 5 miliardi di euro di investimenti negli stabilimenti italiani per la produzione di tre nuovi modelli di fascia medio alta erano stati annunciati prima che il provvedimento fosse inserito e votato nella manovra economica. E peccato che Mike Manley, amministratore delegato di Fca, ha annunciato la rivisitazione del Piano dopo l’ecotassa.

Ma nell’epoca in cui la “narrazione”è prevalente rispetto ai fatti e ai numeri ci sta tutto.

Peraltro si fa fatica pure a capire la ratio di un provvedimento che, individuato per tutelare l’ambiente, va a penalizzare chi vuole acquistare macchine meno inquinanti.

C’è poi la questione dell’Area di crisi. Il capogruppo regionale del Pd Mauro Buschini ha annunciato che l’iter si è completato attraverso l’attivazione dell’intervento e il finanziamento di 10 milioni di euro del Mise. Auguriamoci che davvero sia l’ultimo passaggio prima della fase operativa vera e propria. Perché adesso, dal 1 marzo al 30 aprile, dovranno essere presentati i progetti, finalizzati alla riconversione industriale e soprattutto alle assunzioni. È arrivato il momento degli impegni concreti.

La diaspora di Forza Italia e il tana libera tutti

Dietro le quinte il vero tormentone del centrodestra è quello della “seconda gamba”che faccia da contraltare alla Lega, sempre più straripante nei sondaggi. Naturalmente l’appuntamento con le elezioni europee polarizza ulteriormente il dibattito.

Il nodo vero riguarda Forza Italia: l’obiettivo di Silvio Berlusconi è portarla oltre la soglia del 10%. Ma il fatto è che tra gli “azzurri” tutti, ma proprio tutti, si stanno guardando intorno. Anche in provincia di Frosinone. Non soltanto nella direzione del Carroccio (ormai affollatissimo negli spazi), ma pure in quella di Fratelli d’Italia.

Chi fa politica sa che il “tempismo” fa la differenza quando si tratta di effettuare il salto o lo strappo. Anche Nicola Ottaviani, ora corteggiatissimo dalla Lega, da mesi lavora alla “seconda gamba”, pensando ad un progetto centrista che faccia leva sugli amministratori locali. Stessa prospettiva di Governatori come Giovanni Toti (Liguria) e Nello Musumeci (Sicilia).

Ma naturalmente in Forza Italia tutti hanno un piano “b”, non solo Ottaviani. Anche Pasquale Ciacciarelli e Mario Abbruzzese. La lettera di tre consiglieri regionali (Aurigemma, Ciacciarelli, Palozzi), “parla a suocera perché nuora intenda”. (leggi qui Terremoto in Forza Italia: chiesta la testa di Claudio Fazzone) Si chiede la “testa”di Claudio Fazzone ma si mette in discussione la gestione politica di Antonio Tajani. C’è poco da girarci intorno. (leggi qui Nuovo terremoto in Forza Italia: ora il bersaglio è Antonio Tajani)

Però in ogni caso è complicato pensare che la “seconda gamba”del centrodestra possa essere costruita prima delle europee. Si farà dopo, quando sul tavolo ci saranno i voti e le percentuali vere. Però va pure detto che è impossibile che un progetto del genere possa avere una vocazione “civica”. Perché si tratta di un progetto politico che deve avere, contemporaneamente, connotazioni centriste, cattoliche, conservatrici e sovraniste.

In tutto questo scenario è comunque chiaro che chi dovesse azzeccare la scelta oggi sarebbe avvantaggiato rispetto a chi dovesse farlo in un secondo momento. “Accà nisciuno è fesso”: il principio vale per tutti.

La Certosa di Trisulti, la scuola sovranista e la guerra annunciata

Nessuno si è meravigliato delle polemiche politiche sul progetto del leader mondiale dei sovranisti Steve Bannon di istituire nella Certosa di Trisulti (a Collepardo) l’Accademia di formazione politica di stampo populista.

Il deputato di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha presentato un’interpellanza, alla quale ha risposto il sottosegretario ai Beni culturali Gianluca Vacca. Dicendo sostanzialmente di non aver ravvisato anomalie nei requisiti della fondazione e nella procedura di assegnazione, ma che «le dichiarazioni del rappresentante legale della fondazione, Benjamin Harnwell, riportate dalla stampa, non formano parte dell’offerta presentata e del progetto di valorizzazione allegato e non trovano disciplina alcuna nell’ambito della concessione stipulata». (leggi qui Scontro a Montecitorio: «Togliete Trisulti dalle mani dei sovranisti»)

A questo punto bisognerà vedere cosa succederà. Ma era chiaro sin dall’inizio che la polemica politica sarebbe stata incandescente. Fermo restando che ognuno deve avere e portare avanti i propri convincimenti politici, la domanda è: nell’era dell’immagine prevalente su tutto, un dibattito del genere potrebbe dare una certa centralità alla provincia di Frosinone? Mediatica sicuramente.

Il fatto è che da questo territorio o non arrivano mai input oppure prevale sempre la polemica sterile. Destinata a finire dopo poche settimane.

Non si è sviluppato nemmeno un dibattito su come potrebbe essere gestita una situazione del genere sul territorio. Magari sul piano commerciale e turistico. Altrove non soltanto lo avrebbero fatto. Lo hanno fatto. E sui temi più disparati.

La parola che manca in provincia di Frosinone è proprio quella della “gestione”. Abbiamo fatto l’abitudine alle delusioni, agli annunci e a vedere altrove opere che potevano essere realizzate qui.

Perché alla fine la polemica politica non costa nulla. Ma non lascia nulla. Il dramma è questo.

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