L’amarezza della Asl: “In prima linea senza difese”

In prima linea ma senza giubbotto antiproiettile. Le Asl stanno combattendo la battaglia contro il Covid ma "Noi Direttori Generali ancora non siamo stati protetti neppure dalla responsabilità penale!”. Lo sfogo della DG Pierpaola D'Alessandro. L'assalto di chi è rimasto agli anni Ottanta: “Dirigo un'azienda, non territori, devo pensare a salvare vite e non al consenso”

Resistenza e orgoglio. Ma anche un po’ di amarezza. Il Direttore Generale della Asl di Frosinone Pierpaola D’Alessandro è davanti al televisore. Ascolta le parole del generale Francesco Paolo Figliuolo, l’alpino chiamato dal Governo di Mario Draghi a coordinare l’emergenza Coivid nel Paese. Lei è una dei “soldati” civili in prima linea: il comandante in capo di un battaglione in camice bianco che sta vaccinando senza sosta.

L’unico limite in questa guerra sono le cartucce: le fiale di vaccino da inoculare. O forse no.

Il vuoto normativo

Terapia Intensiva. Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica

Tutti in tribunale è sempre l’epilogo di questo Paese. Noi Direttori Generali ancora non siamo stati protetti neppure dalla responsabilità penale! Da datore di lavoro rispondiamo penalmente per Covid di un dipendente”. In pratica: sono stati lanciati in prima linea per fermare la prima ondata di Covid, contenere la seconda e vaccinare senza sosta durante la terza con le sue varianti. Ma nessuno ha pensato di dargli un elmetto ed un giubbotto antiproiettile. In cosa consistono? In un banale aggiornamento delle norme affinché tengano conto della situazione reale che c’è oggi.

Tanto per fare un esempio: se un brigadiere dei carabinieri viene ferito in un conflitto a fuoco mentre fronteggia dei rapinatori a nessuno verrebbe in mente di indagare il suo capitano accusandolo dell’accaduto. Se un infermiere prende il Covid invece, la norma così com’è oggi chiama in causa il Direttore Generale della Asl.

C’è di peggio. E c’è la soluzione. Racconta Pierpaola D’AlessandroL’infermiera che ha inoculato il vaccino in Sicilia sul carabiniere poi deceduto è indagata: questo è l’enorme problema dell’amministrazione difensiva. In pandemia dobbiamo andare ai Protocolli”. Significa che se c’è una situazione di emergenza straordinaria come la diffusione globale di un nuovo virus allora la linea guida alla quale attenersi deve essere quella dettata dai ‘protocolli sanitari’. (Leggi anche L’ora della “stretta” rossa. Su la mascherina).

Efficienti come aziende

L’andamento delle vaccinazioni nelle Asl

La politica la sta assediando. Ogni sindaco vorrebbe un centro vaccinale in paese e anche se sa benissimo che è impossibile lo chiede lo stesso alzando la voce perché così fa vedere ai cittadini d’essersi attivato. È un altro fronte aperto. “Mi capita ancora di dover spiegare che dirigo un’azienda e non territori. Siamo nel 2021? Quanti anni sono passati dal 1992 aziendalizzazione delle Usl? Che fatica”.

Significa che dal 1992 la Sanità è stata cambiata, gli Italiani hanno detto no agli sprechi. Le risorse vanno gestite al meglio come se si fosse in un’azienda. Anzi: come in un’azienda. perché oggi, a differenza del periodo fino al ’92 le Asl sono aziende. Di carattere sanitario ma pur sempre con obblighi e limiti delle aziende. Ma troppi non lo hanno capito. E troppi sindaci fingono di non capirlo.

L’Asl – spiega il DG D’Alessandro – è fatta di scelte organizzative e sanitarie non promozione territoriale o consenso. Anche perché abbiamo molto molto da fare per salvare vite e poco da opinionare”. (Leggi anche Il centro c’è, i vaccini no: il virus diventa politico).

I numeri ancora alti della Asl

I numeri lasciano poco spazio per le interpretazioni: in medio ogni giorno la Asl di Frosinone gestisce circa 350 ricoveri Covid e 850 in totale; viene vaccinato un migliaio di persone e fatto il doppio di tamponi. “Oltre a tutto il resto. Chissá se qualcuno ha idea di cosa significa dirigere un’azienda di 4.500 persone ai tempi di un virus per sconfiggere proprio il virus… Forse no, molti sanno dare opinioni, guardando…”.

Infermieri nella terapia intensiva di Frosinone. Foto: Paolo Ceccano

I numeri delle ore scorse incoraggiano ma restano altissimi. È stato fatto lo stesso numero di tamponi realizzati giovedì ma ci sono stati meno contagi: 220 contro 253. Il che ha fatto scendere il tasso di positività appena sotto l’8%. Numeri straordinari se paragonati a quelli della settimana precedente che registrava un tasso del 16,52%. Le cifre iniziano a tornare sui livelli delle prime due settimane di febbraio: nel fine settimana ci sono stati 819 contagi, 273 al giorno, più della media settimanale (247,7), ma inferiori al periodo precedente quando ci sono stati 831 casi per una media di 277 al giorno. (Leggi l’andamento delle vaccinazioni)

Guarda la luce in fondo al tunnel, la Dg: “Preferisco i miei operatori, quelli che lavorano sodo. Grazie a loro, poche chiacchiere e tanti fatti”.